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Invasione di terreni e occupazione: la sentenza

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9377/2025, ha stabilito che la continua occupazione di un immobile, anche dopo la dichiarazione di prescrizione del reato iniziale di invasione di terreni, costituisce un nuovo e autonomo reato. La Corte ha rigettato il ricorso di due imputati che occupavano un immobile dell’Esercito, affermando che la natura permanente del reato cessa solo con una condanna o con l’abbandono del bene. La prescrizione precedente, accertando l’illegittimità della condotta, non sana l’occupazione, la cui prosecuzione integra una nuova fattispecie criminosa.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

L’Invasione di Terreni: Quando l’Occupazione Continua Diventa un Nuovo Reato

Il reato di invasione di terreni o edifici, disciplinato dall’articolo 633 del Codice Penale, è una fattispecie complessa, soprattutto quando l’occupazione si protrae per anni. Cosa succede se il reato iniziale si prescrive, ma l’occupante rimane nell’immobile? La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 9377 del 2025, offre un chiarimento fondamentale: la permanenza illegittima, dopo una sentenza che accerta l’arbitrarietà della condotta, integra un nuovo reato. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Occupazione Protratta e Prescrizione

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda due persone condannate in primo e secondo grado per aver occupato abusivamente un immobile di proprietà dell’Esercito Italiano. La difesa degli imputati sosteneva una tesi precisa: l’atto di ‘invasione’ originario risaliva a molti anni prima, tanto che il relativo procedimento si era concluso con una declaratoria di prescrizione. Secondo i ricorrenti, la successiva e ininterrotta permanenza nell’edificio non poteva configurare un nuovo reato, ma doveva essere considerata un post factum non punibile, ovvero una conseguenza non penalmente rilevante del reato originario ormai estinto.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, confermando le condanne e ribadendo un principio consolidato nella sua giurisprudenza.

L’Invasione di Terreni come Reato Permanente

Il punto centrale della decisione riguarda la natura del reato. L’invasione di terreni è un reato permanente. Questo significa che la condotta illecita non si esaurisce nel momento dell’ingresso abusivo, ma perdura per tutto il tempo in cui l’occupazione illegittima si protrae. La permanenza del reato cessa solo in due casi: l’allontanamento volontario dell’occupante (o lo sgombero forzato) oppure l’emissione di una sentenza di condanna di primo grado.

La Prescrizione non ‘Sana’ l’Occupazione Illegittima

La Corte ha chiarito un aspetto cruciale. La sentenza che dichiara la prescrizione del reato originario non cancella l’illegittimità della condotta. Anzi, la ‘cristallizza’, accertando che l’introduzione nell’immobile è avvenuta contra ius, cioè senza alcun diritto. Di conseguenza, il protrarsi dell’occupazione dopo tale sentenza non è una mera continuazione del fatto prescritto, ma dà vita a una nuova e autonoma condotta criminosa. Questa nuova condotta non necessita di un nuovo atto di ‘invasione’ fisica, ma si sostanzia nella consapevole prosecuzione dell’occupazione illegittima, la cui abusività è stata ormai accertata in sede giudiziaria.

Gli Altri Motivi di Ricorso Respinti

La Cassazione ha respinto anche le altre censure sollevate dalla difesa, tra cui la presunta mancata prova della proprietà demaniale dell’immobile e la mancata concessione delle attenuanti generiche. Su entrambi i punti, la Corte ha ritenuto che le motivazioni della Corte d’Appello fossero complete, logiche e non sindacabili in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano sulla costante interpretazione dell’art. 633 c.p. La nozione di ‘invasione’ non si riferisce a un atto necessariamente violento o clandestino, ma al semplice comportamento di chi si introduce in un bene altrui ‘arbitrariamente’, ossia senza averne titolo. La successiva ‘occupazione’ è l’estrinsecazione materiale di questa condotta e la finalità per cui essa viene posta in essere. Pertanto, interrompere la permanenza con una sentenza (anche di prescrizione) e poi continuare a occupare il bene significa perseverare in una condotta illegittima, dando luogo a un nuovo reato. La Corte ha ritenuto superato ogni eventuale contrasto giurisprudenziale sul punto, rigettando la richiesta di rimettere la questione alle Sezioni Unite.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche. Stabilisce in modo inequivocabile che la prescrizione di un reato di invasione di terreni non offre una ‘sanatoria’ per l’occupante abusivo. Chi decide di rimanere in un immobile dopo che un giudice ne ha accertato l’occupazione illegittima, sebbene per un reato ormai prescritto, si espone a un nuovo procedimento penale. La decisione rafforza la tutela del diritto di proprietà e della legalità, impedendo che il meccanismo della prescrizione possa essere sfruttato per consolidare situazioni di fatto palesemente illecite.

L’occupazione di un immobile, che continua dopo la prescrizione del reato di invasione iniziale, è un nuovo reato?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la permanenza nell’immobile dopo una sentenza che, pur dichiarando la prescrizione, accerta l’arbitrarietà della condotta iniziale, integra una nuova ipotesi di reato. Non è necessaria una nuova ‘invasione’ fisica, ma è sufficiente la prosecuzione dell’occupazione illegittima.

Il reato di invasione di terreni o edifici (art. 633 c.p.) punisce solo l’atto di entrare o anche l’occupazione che ne consegue?
Il reato punisce l’introduzione arbitraria (‘invasione’) finalizzata all’occupazione. La conseguente ‘occupazione’ è l’estrinsecazione materiale della condotta vietata. Il delitto ha natura permanente e cessa solo con l’allontanamento del soggetto o con la sentenza di condanna.

È necessario che l’invasione avvenga con violenza o clandestinità?
No. La giurisprudenza citata nella sentenza chiarisce che la nozione di ‘invasione’ si riferisce al comportamento di chi si introduce ‘contra ius’, cioè senza averne diritto. La violenza o la clandestinità non sono requisiti necessari per configurare il reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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