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Interruzione pubblico servizio: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino condannato per il reato di interruzione pubblico servizio. L’uomo, salito su un mezzo pubblico con bicicletta e un cane senza biglietto, si era rifiutato di scendere nonostante gli avvertimenti, causando l’interruzione della corsa. Per la Corte, la semplice consapevolezza che il proprio comportamento possa causare il disservizio, accettandone il rischio, è sufficiente per configurare il reato.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Interruzione Pubblico Servizio: La Cassazione Conferma la Condanna per Chi si Ostina a Bordo

L’interruzione pubblico servizio è un reato che può essere commesso anche senza una volontà diretta di creare un danno, ma per semplice ostinazione. Lo ha chiarito la Corte di Cassazione con una recente ordinanza, confermando la condanna di un passeggero che, con il suo comportamento, aveva bloccato la corsa di un mezzo pubblico. Analizziamo insieme questa decisione per capire i confini di questa fattispecie di reato.

I Fatti del Caso: un Viaggio Interrotto

Il caso riguarda un uomo salito a bordo di un mezzo pubblico portando con sé una bicicletta e un cane. Alla richiesta del personale di munirsi di un titolo di viaggio anche per l’animale, l’uomo si rifiutava. Non solo, nonostante gli fosse stato fatto presente che la sua permanenza a bordo in quelle condizioni avrebbe causato un’interruzione pubblico servizio, egli persisteva nel suo comportamento, rifiutandosi di scendere. La situazione si è protratta fino all’intervento delle forze dell’ordine, causando di fatto l’interruzione della corsa.

Per questi fatti, l’uomo veniva condannato in primo e secondo grado per il reato previsto dall’art. 340 del codice penale. Egli decideva quindi di presentare ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte: l’Inammissibilità del Ricorso

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso inammissibile. Secondo gli Ermellini, le censure sollevate dal ricorrente erano mere riproduzioni di argomentazioni già correttamente esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. La Corte ha colto l’occasione per ribadire un principio fondamentale relativo all’interruzione pubblico servizio.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si concentra sull’elemento psicologico del reato. Per la configurabilità del delitto di interruzione di un pubblico servizio, non è necessario che l’agente abbia agito con il fine specifico di interrompere o turbare il servizio. È invece sufficiente che abbia la consapevolezza che il proprio comportamento possa provocare tale effetto e che, ciononostante, accetti tale rischio, proseguendo nella sua condotta.

Nel caso specifico, all’imputato era stato esplicitamente comunicato che la sua persistenza a bordo avrebbe determinato l’interruzione del servizio. Nonostante questo avvertimento, egli aveva scelto di ‘perseverare nella insistente presenza a bordo’, dimostrando di aver accettato il rischio che il servizio venisse effettivamente bloccato. Questo atteggiamento mentale, noto come dolo eventuale, è stato ritenuto sufficiente a integrare l’elemento psicologico richiesto dalla norma.

Conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Ci insegna che il rispetto delle regole sui mezzi pubblici non è solo una questione di educazione, ma ha anche rilevanza penale. Ignorare le disposizioni del personale di servizio e ostinarsi in un comportamento non consentito può portare a una condanna per interruzione pubblico servizio. Non ci si può difendere sostenendo di non ‘voler’ interrompere la corsa; la semplice consapevolezza di poter causare il disservizio e la scelta di correre il rischio sono sufficienti per essere ritenuti responsabili. La sentenza ribadisce quindi il principio di responsabilità individuale e il dovere di collaborazione dei cittadini per garantire il regolare svolgimento dei servizi essenziali.

Quando si configura il reato di interruzione di pubblico servizio secondo questa ordinanza?
Il reato si configura quando un soggetto, con il proprio comportamento, causa un’interruzione o un turbamento nella regolarità di un servizio pubblico o di pubblica necessità.

È necessario avere l’intenzione specifica di bloccare il servizio per essere condannati?
No. Secondo la Corte, non è necessaria l’intenzione diretta di interrompere il servizio. È sufficiente la consapevolezza che la propria condotta possa causare tale interruzione e l’accettazione di tale rischio, proseguendo nel comportamento.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente in questo caso?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il suo ricorso e lo ha condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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