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Interrogatorio preventivo: se non si fa, l’arresto è nullo

La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale sull’interrogatorio preventivo: la sua semplice programmazione non equivale all’effettivo svolgimento. Nel caso esaminato, due indagati erano stati posti agli arresti domiciliari. Il Giudice aveva fissato l’interrogatorio preventivo, ma gli indagati non si erano presentati per un legittimo impedimento, la cui richiesta di rinvio era stata rigettata. I tribunali di merito avevano ritenuto che la sola fissazione dell’udienza fosse sufficiente a escludere il successivo interrogatorio di garanzia. La Cassazione ha annullato tale decisione, chiarendo che se manca un’effettiva interlocuzione con l’indagato prima dell’emissione della misura, l’interrogatorio di garanzia successivo diventa obbligatorio. In sua assenza, la misura cautelare perde efficacia.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interrogatorio Preventivo: La Cassazione chiarisce che la sola fissazione non basta

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito un principio cruciale in materia di misure cautelari, affermando che il nuovo interrogatorio preventivo deve essere effettivamente svolto per poter escludere il successivo interrogatorio di garanzia. Questa decisione rafforza significativamente le garanzie difensive nella fase preliminare del processo penale.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un ricorso presentato da due indagati sottoposti alla misura degli arresti domiciliari. Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) aveva inizialmente fissato un’udienza per l’interrogatorio preventivo, come previsto dalla recente riforma del codice di procedura penale. Tuttavia, gli indagati, adducendo un legittimo impedimento documentato, avevano chiesto un rinvio dell’udienza. Il GIP aveva rigettato la richiesta e, data la loro assenza, aveva proceduto a emettere l’ordinanza di misura cautelare.

Successivamente, la difesa aveva richiesto la declaratoria di inefficacia della misura, sostenendo che, non essendosi tenuto l’interrogatorio preventivo, fosse obbligatorio procedere con l’interrogatorio di garanzia (ex art. 294 c.p.p.), cosa che non era avvenuta. Sia il GIP che il Tribunale della Libertà in sede di appello avevano respinto questa tesi, equiparando la semplice fissazione dell’udienza – anche se deserta – allo svolgimento dell’atto, attraverso una sorta di fictio iuris.

Il ruolo dell’interrogatorio preventivo nel sistema

La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso della difesa, ha completamente ribaltato l’interpretazione dei giudici di merito. I giudici supremi hanno sottolineato la ratio della norma che ha introdotto l’interrogatorio preventivo: ampliare le garanzie difensive, consentendo all’indagato di interloquire con il giudice prima che venga presa una decisione sulla sua libertà personale.

Questo contraddittorio anticipato serve a due scopi fondamentali:
1. Permettere al potenziale destinatario della misura di far valere le proprie ragioni.
2. Obbligare il giudice a motivare la sua decisione tenendo conto anche degli elementi forniti dalla difesa.

Equiparare la mera fissazione dell’udienza al suo effettivo svolgimento svuoterebbe di significato questa garanzia. La legge stessa, infatti, specifica che l’interrogatorio di garanzia può essere omesso solo se il giudice ha già “proceduto” all’interrogatorio preventivo, un’espressione che semanticamente implica lo svolgimento effettivo di un atto processuale, non la sua sola programmazione.

Le motivazioni

La Corte ha chiarito che la mancata comparizione dell’indagato all’udienza fissata per l’interrogatorio preventivo, anche senza un legittimo impedimento, ha come unica conseguenza quella di legittimare il giudice a decidere sulla richiesta di misura cautelare senza incorrere in una nullità. Tuttavia, questo non significa che l’incombente possa considerarsi “svolto”.

Se manca un’interlocuzione reale e preventiva tra giudice e indagato, viene meno la funzione stessa dell’istituto. Di conseguenza, per garantire il diritto di difesa, è indispensabile che si proceda con il successivo interrogatorio di garanzia, previsto dall’art. 294 c.p.p. Quest’ultimo rappresenta il primo momento di contatto effettivo tra l’indagato e il giudice dopo l’applicazione della misura, ed è irrinunciabile se non è stato sostituito da un contraddittorio anticipato e concreto.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza afferma un principio di diritto netto: la semplice convocazione per l’interrogatorio preventivo non equivale al suo espletamento. Se l’atto non si svolge per qualsiasi motivo, e il giudice procede comunque ad applicare una misura cautelare, scatta l’obbligo di effettuare l’interrogatorio di garanzia nei termini di legge. La sua omissione comporta la perdita di efficacia della misura cautelare stessa. La decisione della Cassazione, annullando senza rinvio l’ordinanza impugnata, ripristina la corretta gerarchia delle garanzie procedurali, ponendo la sostanza del contraddittorio al di sopra di formalismi e finzioni giuridiche.

La semplice fissazione dell’udienza per l’interrogatorio preventivo è sufficiente a considerarlo svolto?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la norma richiede che il giudice abbia “proceduto” all’interrogatorio, il che implica uno svolgimento effettivo dell’atto e un’interlocuzione reale, non la sua mera programmazione.

Cosa succede se l’indagato non si presenta all’interrogatorio preventivo e il giudice applica una misura cautelare?
Il giudice è legittimato a emettere la misura cautelare senza incorrere in nullità. Tuttavia, poiché l’interrogatorio preventivo non si è concretamente svolto, diventa obbligatorio procedere con l’interrogatorio di garanzia (ex art. 294 c.p.p.) dopo l’applicazione della misura.

Qual è la conseguenza se non viene effettuato né l’interrogatorio preventivo né quello di garanzia?
La misura cautelare perde immediatamente efficacia. L’omissione dell’interrogatorio di garanzia, quando dovuto, determina l’estinzione della misura restrittiva applicata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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