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Interrogatorio preventivo: quando è obbligatorio?

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di custodia cautelare emessa senza il previsto interrogatorio preventivo. La Corte ha stabilito che il Tribunale del riesame non può sanare un vizio originario dell’ordinanza, fornendo motivazioni diverse da quelle del primo giudice per giustificare l’omissione. La sentenza sottolinea che le deroghe all’obbligo di interrogatorio sono tassative e non possono essere interpretate estensivamente a danno dell’indagato.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interrogatorio Preventivo: Un Diritto Fondamentale Prima della Custodia in Carcere

L’interrogatorio preventivo rappresenta una garanzia fondamentale nel nostro ordinamento, posta a tutela del diritto di difesa dell’indagato. Prima di applicare una misura cautelare così afflittiva come la custodia in carcere, la legge prevede, come regola generale, che il giudice debba ascoltare la persona sottoposta alle indagini. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito la centralità di questo istituto, chiarendo i limiti invalicabili entro cui è possibile derogarvi e il ruolo del Tribunale del riesame di fronte a un’ordinanza viziata.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un’ordinanza con cui il Giudice per le indagini preliminari (GIP) aveva disposto la custodia in carcere per un individuo accusato di tre tentate rapine e un furto aggravato. Il GIP aveva omesso l’interrogatorio preventivo, giustificando tale scelta sulla base del “concreto ed attuale pericolo di reiterazione” di reati gravi, richiamando una specifica categoria di delitti (art. 407, comma 2, lett. a c.p.p.).

Tuttavia, nella stessa motivazione, il giudice aveva escluso la sussistenza di un’aggravante (le più persone riunite) che era proprio il presupposto per far rientrare il reato in quella categoria. Di fronte a questa palese contraddizione, la difesa si era rivolta al Tribunale del riesame, il quale, pur riconoscendo l’errore del GIP, aveva confermato la misura. Secondo il Riesame, l’omissione dell’interrogatorio era comunque legittima perché il reato di rapina, anche semplice, costituirebbe un “grave delitto commesso con mezzi di violenza personale”, un’altra delle eccezioni previste dalla legge. Contro questa decisione, l’indagato ha proposto ricorso in Cassazione.

L’obbligo dell’interrogatorio preventivo e le sue eccezioni

L’articolo 291, comma 1-quater, del codice di procedura penale stabilisce la regola generale: prima di disporre una misura cautelare, il giudice deve procedere all’interrogatorio dell’indagato. Questa norma è posta a garanzia del contraddittorio e del diritto di difesa, consentendo all’indagato di fornire la propria versione dei fatti prima che la sua libertà venga limitata.

La legge prevede però delle eccezioni tassative, applicabili solo in presenza di specifiche esigenze cautelari:
1. Pericolo di inquinamento probatorio (art. 274, lett. a c.p.p.).
2. Pericolo di fuga (art. 274, lett. b c.p.p.).
3. Pericolo di reiterazione del reato (art. 274, lett. c c.p.p.), ma solo se si procede per una serie di delitti di particolare gravità (elencati nell’art. 407, comma 2, lett. a), o per gravi delitti commessi con uso di armi o altri mezzi di violenza personale.

Al di fuori di questi casi specifici, l’interrogatorio è un passaggio obbligato, e la sua omissione rende nulla l’ordinanza cautelare.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando con rinvio l’ordinanza del Tribunale del riesame. Il ragionamento della Suprema Corte è stato netto e rigoroso. Innanzitutto, l’ordinanza originaria del GIP presentava un “vizio genetico”, ovvero un difetto insanabile fin dalla sua origine. La motivazione era intrinsecamente contraddittoria: da un lato escludeva l’aggravante necessaria per applicare la deroga, dall’altro la invocava per giustificare l’omissione dell’interrogatorio.

Il punto cruciale della sentenza, però, riguarda il ruolo del Tribunale del riesame. Quest’ultimo non può “sanare” un vizio così grave sostituendo la motivazione carente o contraddittoria del GIP con una nuova e diversa. Il potere integrativo del Tribunale del riesame non si estende fino a correggere un’illegittimità originaria che ha compromesso le garanzie difensive dell’indagato fin dal primo momento.

Inoltre, la Cassazione ha censurato l’interpretazione estensiva della norma operata dal Riesame. La legge non esclude l’interrogatorio per tutti i delitti commessi con violenza, ma solo per quelli commessi “con uso di armi o di altri mezzi di violenza personale”. Questa espressione, secondo la Corte, non può essere interpretata in senso analogico o estensivo “in malam partem” (cioè a sfavore dell’indagato) fino a ricomprendere automaticamente ogni forma di rapina, anche quella non aggravata. Il giudice deve indicare concretamente quali elementi facciano ritenere che siano stati usati specifici “mezzi” di violenza, non potendosi accontentare della violenza intrinseca al reato stesso.

Conclusioni

Con questa importante pronuncia, la Corte di Cassazione riafferma la natura eccezionale delle deroghe all’obbligo di interrogatorio preventivo. La decisione di omettere questo fondamentale momento di garanzia deve essere fondata su una motivazione rigorosa, non contraddittoria e strettamente aderente alle ipotesi tassativamente previste dalla legge. Il Tribunale del riesame, pur avendo ampi poteri di controllo, non può supplire a un vizio originario dell’ordinanza che abbia leso il diritto al contraddittorio dell’indagato, confermando come il rispetto delle regole procedurali sia un pilastro imprescindibile dello stato di diritto.

È sempre obbligatorio l’interrogatorio dell’indagato prima di applicare la custodia in carcere?
No, non sempre. La legge (art. 291, comma 1-quater c.p.p.) lo prevede come regola generale, ma stabilisce eccezioni tassative. L’interrogatorio può essere omesso solo se sussiste un pericolo di inquinamento delle prove, un pericolo di fuga, oppure un pericolo di reiterazione di reati di particolare gravità, tra cui quelli commessi con uso di armi o altri mezzi di violenza personale.

Il Tribunale del riesame può correggere una motivazione sbagliata del giudice che ha omesso l’interrogatorio preventivo?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il Tribunale del riesame non può esercitare un potere “integrativo e sanante” per correggere un vizio genetico dell’ordinanza. Se la motivazione del primo giudice è contraddittoria o insufficiente a giustificare l’omissione, il Tribunale non può sostituirla con una nuova, perché ciò lederebbe le garanzie difensive dell’indagato fin dall’origine.

Il reato di rapina semplice rientra sempre tra le eccezioni che consentono di omettere l’interrogatorio preventivo?
No. La sentenza specifica che l’eccezione relativa ai “gravi delitti commessi con uso di armi o di altri mezzi di violenza personale” non si applica automaticamente a tutti i reati violenti come la rapina. Tale espressione non può essere interpretata in modo estensivo a danno dell’indagato. Il giudice deve specificare quali elementi concreti dimostrino l’uso di “armi o altri mezzi di violenza personale”, non potendosi basare sulla generica violenza insita nel reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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