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Interrogatorio preventivo: quando è obbligatorio?

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di due indagati sottoposti a custodia cautelare in carcere per gravi reati. La difesa sosteneva che la scelta del giudice di procedere con l’interrogatorio preventivo implicasse l’insussistenza delle esigenze cautelari. La Corte ha chiarito che disporre l’interrogatorio preventivo, anche per reati ad alto allarme sociale, non esclude le esigenze cautelari, ma rafforza il contraddittorio. La valutazione definitiva avviene solo dopo aver sentito l’indagato. La misura del carcere è stata confermata come proporzionata.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interrogatorio Preventivo: La Cassazione Chiarisce i Limiti per i Reati Gravi

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 14511 del 2025, offre un chiarimento fondamentale sull’applicazione delle misure cautelari alla luce della riforma che ha introdotto l’interrogatorio preventivo. Questa pronuncia analizza il delicato equilibrio tra il diritto di difesa e la necessità di tutelare la collettività da reati di particolare allarme sociale, specificando quando il giudice può discostarsi dalla regola del contraddittorio anticipato.

I Fatti del Caso: Misure Cautelari e Ricorso in Cassazione

Il caso trae origine da un’ordinanza del Tribunale di Firenze che confermava la misura della custodia cautelare in carcere per due persone indagate per reati molto gravi: rapina aggravata, sequestro di persona e furti in abitazione. La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando due questioni principali. In primo luogo, ha contestato una presunta violazione di legge legata alla procedura seguita dal giudice per le indagini preliminari. In secondo luogo, ha criticato la scelta della misura applicata, ritenendola sproporzionata.

La Questione Giuridica: Interpretazione dell’Interrogatorio Preventivo

Il fulcro del ricorso riguardava l’interpretazione della nuova normativa sull’interrogatorio preventivo. La legge n. 114 del 2024 ha stabilito, come regola generale, che il giudice debba sentire l’indagato prima di applicare una misura cautelare, al fine di instaurare un contraddittorio immediato e “reale”.

Le Doglianze della Difesa

Secondo i ricorrenti, il fatto che il GIP avesse disposto l’interrogatorio, pur potendo ometterlo data la gravità dei reati contestati (considerati ad “alto allarme sociale”), equivaleva a un’implicita ammissione dell’insussistenza delle esigenze cautelari più urgenti. In altre parole, se il giudice non ha ritenuto necessario applicare la misura immediatamente e ha optato per sentire prima gli indagati, allora non poteva sussistere quel pericolo concreto e attuale che giustifica la detenzione in carcere.

La Riforma e le sue Eccezioni

La normativa (art. 291, comma 1-quater, c.p.p.) prevede specifiche deroghe alla regola dell’interrogatorio anticipato. Il giudice può applicare la misura cautelare prima di sentire l’indagato in due casi principali:
1. Quando sussiste un pericolo di fuga o di inquinamento delle prove.
2. Quando si procede per reati di particolare gravità (come quelli di mafia, terrorismo, o delitti commessi con armi o violenza personale) e vi è un concreto pericolo di reiterazione del reato.

Il caso in esame rientrava in questa seconda categoria, ma il giudice aveva comunque scelto di procedere con l’interrogatorio.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto integralmente il ricorso, fornendo una lettura chiara e sistematica della nuova disciplina.

La Funzione del Contraddittorio Anticipato

I giudici hanno chiarito che la scelta di disporre l’interrogatorio preventivo, anche nei casi in cui la legge consentirebbe di ometterlo, non implica affatto una valutazione di insussistenza delle esigenze cautelari. Al contrario, tale scelta è funzionale a rafforzare il contraddittorio, permettendo al giudice di decidere sulla base di un quadro informativo più completo, che include non solo gli elementi raccolti dall’accusa, ma anche le argomentazioni della difesa.

La Valutazione “su Carta” e quella “Reale”

La Corte distingue tra due momenti valutativi: una prima valutazione “su carta”, basata sugli atti del pubblico ministero, che serve a decidere se posticipare o meno l’interrogatorio; e una seconda valutazione, più approfondita e “reale”, che avviene all’esito del contraddittorio. La decisione finale sull’applicazione della misura si fonda su quest’ultima, che può confermare, attenuare o escludere le esigenze cautelari inizialmente ipotizzate. Pertanto, la scelta di sentire l’indagato non “svuota” di contenuto la successiva decisione cautelare.

La Proporzionalità della Custodia in Carcere

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto. La Cassazione ha ritenuto che la motivazione del Tribunale fosse solida e persuasiva. La scelta della custodia in carcere era giustificata dalla sistematica commissione di reati predatori in diverse città e dalla particolare spregiudicatezza dimostrata dagli indagati, elementi che rendevano inadeguata qualsiasi altra misura meno afflittiva, come gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. La Corte ha sottolineato che tale misura si basava sulla capacità di autodeterminazione degli indagati, sulla quale, nel caso di specie, non si poteva fare affidamento.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza consolida un principio importante: la garanzia del contraddittorio anticipato, introdotta dalla recente riforma, non è in conflitto con le esigenze di sicurezza. La scelta del giudice di attivare questo contraddittorio non deve essere interpretata come un segnale di debolezza del quadro indiziario o delle esigenze cautelari. Al contrario, rappresenta uno strumento per arrivare a una decisione più ponderata e giusta, la cui legittimità viene valutata nel merito dopo aver ascoltato tutte le parti coinvolte. La pronuncia ribadisce, infine, che per reati seriali e di particolare allarme, la custodia in carcere rimane uno strumento necessario quando il rischio di reiterazione è elevato e concreto.

Se il giudice dispone l’interrogatorio preventivo per un reato grave, significa che non ci sono esigenze cautelari urgenti?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la scelta di procedere con l’interrogatorio preventivo, anche quando la legge lo permetterebbe di omettere, non implica l’assenza di esigenze cautelari. È una scelta che rafforza il contraddittorio per una decisione più ponderata, la cui valutazione definitiva avviene solo dopo l’interrogatorio stesso.

Per quali reati è possibile posticipare l’interrogatorio dopo l’applicazione di una misura cautelare?
È possibile posticipare l’interrogatorio, applicando subito la misura, quando sussiste pericolo di fuga o di inquinamento probatorio, oppure quando si procede per reati di “alto allarme sociale” (elencati negli artt. 407, comma 2, lett. a) e 362, comma 1-ter, c.p.p.) o per gravi delitti commessi con armi o violenza, e vi è un concreto pericolo di reiterazione del reato.

Come viene valutata la scelta della custodia in carcere rispetto ad altre misure?
La scelta deve essere basata su una valutazione concreta della situazione. Nel caso di specie, la custodia in carcere è stata ritenuta l’unica misura idonea a fronteggiare il pericolo di reiterazione, data la sistematica commissione di reati predatori, la spregiudicatezza degli indagati e l’inaffidabilità dimostrata, che rendevano insufficienti misure come gli arresti domiciliari, anche con controllo elettronico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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