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Interrogatorio preventivo: quando è obbligatorio?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26918/2025, affronta il tema dell’obbligo di interrogatorio preventivo in procedimenti con più capi d’accusa. Un indagato era stato sottoposto a custodia cautelare in carcere per reati non ostativi, senza essere sentito prima dal giudice. Nello stesso procedimento, altri indagati erano accusati anche di un reato ostativo (favoreggiamento dell’immigrazione clandestina), per il quale la legge consente di omettere l’interrogatorio. Il Tribunale del Riesame aveva annullato l’ordinanza, ritenendo l’omissione illegittima. La Cassazione ha ribaltato tale decisione, stabilendo il ‘principio di attrazione’: quando i reati sono connessi, la disciplina derogatoria prevista per il reato più grave (ostativo) si estende anche agli altri, per non compromettere l’efficacia e la segretezza delle indagini. Pertanto, l’omissione dell’interrogatorio preventivo era legittima.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interrogatorio Preventivo: La Cassazione e il Principio di Attrazione nei Reati Connessi

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 26918 del 2025, ha offerto chiarimenti cruciali sulla disciplina dell’interrogatorio preventivo, un istituto fondamentale a garanzia del diritto di difesa dell’indagato. La pronuncia si è concentrata sulla complessa gestione dei procedimenti penali in cui a un indagato sono contestati più reati, alcuni dei quali, definiti ‘ostativi’, consentono al giudice di omettere l’interrogatorio prima di applicare una misura cautelare. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) di Salerno nei confronti di un indagato per reati quali fittizia intestazione di beni ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. L’ordinanza era stata emessa senza che l’indagato venisse sentito preventivamente.

Nello stesso procedimento, ad altri soggetti erano contestati anche reati considerati ‘ostativi’, come il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (art. 12, comma 3, d.lgs. 286/1998), per i quali la legge permette al giudice di emettere la misura cautelare ‘a sorpresa’ per salvaguardare le indagini.

L’indagato aveva proposto ricorso al Tribunale del Riesame, il quale aveva annullato l’ordinanza cautelare. Secondo il Tribunale, poiché all’indagato non erano contestati direttamente reati ostativi, l’omissione dell’interrogatorio preventivo costituiva una violazione del diritto di difesa, rendendo nulla la misura.

Il Procuratore della Repubblica ha quindi presentato ricorso in Cassazione contro la decisione del Riesame, sostenendo che, in presenza di reati connessi, la disciplina derogatoria prevista per il reato ostativo dovesse ‘attrarre’ e applicarsi all’intero procedimento.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’obbligo di Interrogatorio Preventivo

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Pubblico Ministero, annullando la decisione del Tribunale del Riesame. I giudici di legittimità hanno stabilito che, in un procedimento con una pluralità di imputazioni oggettivamente e soggettivamente complesse, non è possibile ‘spacchettare’ il procedimento per applicare regole diverse a reati diversi.

Il fulcro della decisione risiede nel cosiddetto ‘principio di attrazione’. Secondo la Corte, quando i reati contestati (anche a persone diverse nello stesso procedimento) sono legati da una connessione qualificata (art. 12 c.p.p.) o da un collegamento probatorio (art. 371 c.p.p.), la disciplina procedurale prevista per il reato più grave o per quello che giustifica esigenze di segretezza (il reato ostativo) si estende a tutti gli altri. Separare le posizioni per effettuare un interrogatorio preventivo solo per alcuni reati comporterebbe un’indebita anticipazione della ‘discovery’ processuale, neutralizzando l’effetto sorpresa necessario per l’efficacia delle misure cautelari nei reati più gravi.

Le Motivazioni

La Cassazione ha motivato la sua decisione su diversi pilastri argomentativi.

In primo luogo, ha sottolineato l’impossibilità per il giudice delle indagini di separare le imputazioni al fine di modulare diversamente l’iter cautelare. Il sistema processuale penale non prevede uno ‘spacchettamento’ dei procedimenti in questa fase, essendo un potere riservato al Pubblico Ministero in contesti diversi. Di conseguenza, il giudice deve valutare la richiesta cautelare nella sua interezza.

In secondo luogo, è stato affermato il principio della prevalenza della normativa riguardante il reato più grave o quello che impone maggiori cautele investigative. Questo principio, già applicato in altri contesti (come le intercettazioni o i termini delle indagini), garantisce coerenza e unitarietà all’azione giudiziaria, impedendo che le garanzie previste per reati minori possano vanificare le esigenze di indagine relative a reati di maggiore allarme sociale.

Infine, la Corte ha chiarito che il criterio di discrimine per applicare il principio di attrazione è la sussistenza di una connessione qualificata o di un collegamento probatorio tra i reati. Solo se i reati sono tenuti insieme per ragioni occasionali o di mera opportunità processuale, si potrebbe ipotizzare un frazionamento della domanda cautelare. Nel caso di specie, essendo il reato ostativo (favoreggiamento dell’immigrazione) probatoriamente collegato agli altri reati societari e fiscali, la disciplina derogatoria doveva applicarsi a tutti.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida un importante orientamento giurisprudenziale in materia di misure cautelari e interrogatorio preventivo. Stabilisce che, in procedimenti complessi con reati connessi, la necessità di tutelare la segretezza e l’efficacia delle indagini per i reati più gravi prevale sulla regola generale dell’interrogatorio preventivo. Il diritto di difesa dell’indagato, pur fondamentale, viene bilanciato con le esigenze investigative e trova comunque piena attuazione nell’interrogatorio di garanzia, che si svolge dopo l’esecuzione della misura. La decisione fornisce un criterio chiaro ai giudici: la valutazione deve essere unitaria e, in presenza di un nesso qualificato tra i reati, la regola del reato ostativo ‘attrae’ l’intero procedimento cautelare.

In un procedimento con più reati, alcuni dei quali ostativi (che consentono di omettere l’interrogatorio preventivo) e altri no, quale disciplina si applica?
Secondo la Corte di Cassazione, si applica il ‘principio di attrazione’: la disciplina derogatoria prevista per il reato ostativo si estende anche ai reati non ostativi, a condizione che tra di essi esista una connessione qualificata o un collegamento probatorio. In tal caso, il giudice può omettere l’interrogatorio preventivo per tutte le accuse.

Quando un giudice può legittimamente omettere l’interrogatorio preventivo prima di emettere una misura cautelare?
Il giudice può ometterlo quando sussiste una delle esigenze cautelari di cui all’art. 274, comma 1, lettere a) e b) (pericolo di inquinamento probatorio o di fuga), oppure quando si procede per uno dei delitti indicati nell’art. 407, comma 2, lettera a) o per gravi delitti commessi con uso di armi o violenza. La sentenza chiarisce che questa deroga si applica a tutto il procedimento se anche solo uno dei reati connessi rientra in queste categorie.

Cosa accade se l’indagato è accusato solo di reati non ostativi, ma nello stesso procedimento altri sono accusati di un reato ostativo connesso?
Anche in questo caso, il principio di attrazione opera. Per garantire la coerenza e la segretezza dell’indagine nel suo complesso, la disciplina del reato ostativo si estende a tutte le posizioni collegate. Pertanto, l’interrogatorio preventivo può essere omesso anche per l’indagato accusato solo di reati comuni, se questi sono probatoriamente collegati al reato ostativo contestato ad altri.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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