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Interrogatorio preventivo: nullità misura cautelare

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di arresti domiciliari per il reato di favoreggiamento. La decisione si fonda sulla mancata effettuazione dell’interrogatorio preventivo dell’indagato, un adempimento ormai obbligatorio salvo eccezioni rigorosamente motivate. La Corte ha ritenuto la giustificazione addotta dal giudice, basata su un generico pericolo di inquinamento probatorio, meramente apparente, dichiarando la nullità insanabile del provvedimento cautelare.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interrogatorio Preventivo: La Cassazione Annulla Misura Cautelare per Vizio Genetico

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato con forza un principio fondamentale introdotto dalla riforma del 2024: la centralità dell’interrogatorio preventivo come garanzia difensiva imprescindibile prima dell’applicazione di una misura cautelare. Con la sentenza in esame, i giudici hanno annullato un’ordinanza di arresti domiciliari, sottolineando che l’omissione di questo cruciale passaggio, se non sorretta da motivazioni eccezionali, concrete e specifiche, determina una nullità insanabile del provvedimento.

I Fatti del Caso

Un imprenditore, socio unico di una società di compravendita di auto, veniva sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari con l’accusa di favoreggiamento. Secondo l’ipotesi accusatoria, egli avrebbe reso dichiarazioni reticenti alla polizia giudiziaria riguardo alla sua conoscenza di alcuni soggetti coinvolti in una vicenda estorsiva. Al centro della vicenda vi era un’autovettura che, a seguito dell’estorsione, era stata acquisita proprio dalla società dell’indagato.

Sia il Giudice per le Indagini Preliminari (G.i.p.) che, in un secondo momento, il Tribunale del riesame avevano confermato la misura, giustificando la mancata effettuazione dell’interrogatorio preventivo con la sussistenza di un generico pericolo di inquinamento probatorio.

Il Ruolo Chiave dell’Interrogatorio Preventivo nel Ricorso

La difesa ha impugnato l’ordinanza dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando, tra i vari motivi, proprio la violazione delle nuove norme sull’interrogatorio preventivo. Il fulcro del ricorso si basava su due punti strettamente connessi:

1. Motivazione Apparente: La motivazione addotta dai giudici di merito per giustificare il pericolo di inquinamento probatorio era stata definita come meramente apparente, assertiva e generica.
2. Violazione di Legge: Di conseguenza, l’omissione dell’interrogatorio, non supportata da una valida ragione d’urgenza, configurava una violazione di legge che rendeva nulla l’intera ordinanza cautelare.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente le argomentazioni difensive, ritenendole decisive e fondate. I giudici supremi hanno chiarito che la novella legislativa del 2024 ha elevato l’interrogatorio preventivo a regola generale, relegando la sua omissione a ipotesi eccezionali.

Il pericolo di inquinamento probatorio, una delle eccezioni previste dalla legge, non può essere semplicemente presunto o affermato in astratto. Al contrario, deve essere ancorato a elementi fattuali concreti e specifici, che il giudice ha l’obbligo di indicare espressamente nel provvedimento. Nel caso di specie, la Corte ha rilevato come la motivazione fosse del tutto generica, limitandosi a ipotizzare condotte inquinanti senza alcun riferimento a circostanze specifiche o a fonti di prova a rischio.

Questa carenza motivazionale, secondo la Corte, non è una mera irregolarità, ma dà luogo a una nullità genetica dell’ordinanza. Si tratta di un vizio che colpisce l’atto fin dalla sua nascita, rendendolo invalido ab origine. Tale nullità, per la sua gravità, non può essere sanata o “integrata” dal Tribunale del riesame, il cui compito è proprio quello di verificare la legittimità originaria del titolo cautelare.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante baluardo a tutela dei diritti di difesa. Stabilisce che il contraddittorio anticipato, attraverso l’interrogatorio preventivo, è un momento fondamentale del procedimento cautelare. I giudici non possono derogarvi a cuor leggero, ma solo in presenza di esigenze cautelari eccezionali, reali e dettagliatamente motivate. Qualsiasi scorciatoia basata su formule di stile o motivazioni generiche è destinata a travolgere la validità della misura restrittiva.

In conclusione, la Corte ha annullato senza rinvio sia l’ordinanza del Tribunale del riesame sia quella originaria del G.i.p., ordinando l’immediata liberazione del ricorrente. Questa decisione invia un messaggio chiaro: le garanzie difensive sono un pilastro dello stato di diritto e la loro compressione deve essere sempre l’extrema ratio, mai la regola.

Quando è obbligatorio l’interrogatorio preventivo prima di emettere una misura cautelare?
L’interrogatorio preventivo è la regola e deve sempre essere effettuato, a meno che non sussistano specifiche ed eccezionali esigenze cautelari, come un pericolo concreto e attuale di fuga o di inquinamento delle prove, che il giudice deve motivare in modo specifico e non generico.

Cosa accade se il giudice omette l’interrogatorio preventivo senza una valida giustificazione?
L’ordinanza che applica la misura cautelare è affetta da una nullità definita “genetica”, cioè un vizio originario che la rende invalida fin dall’inizio. Questa nullità comporta l’annullamento del provvedimento e, di conseguenza, l’immediata liberazione della persona sottoposta alla misura.

Una motivazione generica sul pericolo di inquinamento probatorio è sufficiente per omettere l’interrogatorio?
Assolutamente no. La Corte di Cassazione ha stabilito che la motivazione deve essere specifica, indicando espressamente le circostanze di fatto da cui si desume il pericolo concreto che l’indagato possa turbare il processo di formazione della prova. Una motivazione meramente assertiva o apparente rende illegittima l’omissione dell’interrogatorio e nulla l’ordinanza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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