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Interrogatorio preventivo: la guida completa

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26921/2025, ha stabilito un principio cruciale in materia di interrogatorio preventivo. Se un indagato è accusato di più reati, e almeno uno di questi è un ‘reato ostativo’ (cioè di particolare gravità), la procedura più severa, che esclude l’interrogatorio prima della misura cautelare, si estende a tutti i reati connessi. La Corte ha chiarito che il criterio decisivo è la connessione qualificata tra i reati, che giustifica l’omissione dell’interrogatorio per tutelare l’efficacia delle indagini.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interrogatorio preventivo: quando è obbligatorio e quando può essere escluso?

La disciplina dell’interrogatorio preventivo rappresenta una garanzia fondamentale per l’indagato, ma bilanciare questo diritto con le esigenze investigative è una delle sfide più complesse della procedura penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 26921/2025) ha fornito chiarimenti decisivi su come applicare questa regola in procedimenti complessi, dove un indagato è accusato di più reati, alcuni dei quali particolarmente gravi.

I Fatti del Caso

Il caso nasce da un’ordinanza del Tribunale del Riesame che annullava una misura cautelare degli arresti domiciliari. Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) aveva emesso la misura senza procedere all’interrogatorio preventivo dell’indagato. La decisione del GIP si basava sul fatto che l’accusa originaria del Pubblico Ministero includeva un reato ‘ostativo’ (associazione di stampo mafioso), per il quale la legge non richiede l’interrogatorio prima della misura. Tuttavia, lo stesso GIP aveva riqualificato il reato in un’ipotesi meno grave (associazione per delinquere semplice), che di norma lo avrebbe richiesto.

Il Tribunale del Riesame ha ritenuto che la valutazione dovesse basarsi sulla qualificazione giuridica data dal giudice e non su quella del PM. Di conseguenza, avendo escluso il reato ostativo, ha dichiarato nulla l’ordinanza per mancato interrogatorio. Contro questa decisione, il Procuratore della Repubblica ha presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Procuratore, annullando la decisione del Riesame e stabilendo principi di fondamentale importanza pratica.

La Corte ha chiarito che, sebbene la decisione sull’obbligatorietà dell’interrogatorio preventivo spetti al giudice in base alla sua valutazione dei fatti, in caso di procedimenti con più reati connessi, entra in gioco il principio della ‘vis attractiva’.

Il Principio della ‘Vis Attractiva’ e l’interrogatorio preventivo

Il cuore della decisione risiede nel cosiddetto effetto di attrazione. La Corte ha stabilito che quando a un indagato sono contestati reati comuni e reati ostativi, la disciplina procedurale più severa, prevista per questi ultimi, si estende anche ai primi, a condizione che esista una connessione qualificata tra di loro.

Questo significa che la presenza di un solo reato ostativo nel quadro accusatorio è sufficiente a giustificare l’omissione dell’interrogatorio preventivo per tutte le accuse collegate. L’obiettivo è quello di non compromettere l’efficacia della misura cautelare e la segretezza delle indagini, che potrebbero essere vanificate da una ‘discovery’ anticipata degli atti.

La Connessione tra Reati come Criterio Decisivo

La Cassazione ha precisato che tale attrazione non è automatica. Opera solo se i reati sono legati da una connessione ai sensi dell’art. 12 c.p.p. (ad esempio, commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso) o da un collegamento probatorio (art. 371 c.p.p.). Nel caso di specie, pur avendo riqualificato il reato principale, i giudici hanno rilevato che le condotte dell’indagato erano probatoriamente collegate a un grave reato ostativo (favoreggiamento dell’immigrazione clandestina) contestato ad altri coindagati nello stesso procedimento. Questa connessione è stata ritenuta sufficiente per applicare la deroga all’interrogatorio preventivo.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base della necessità di contemperare due esigenze contrapposte: il diritto di difesa dell’indagato e l’efficacia dell’azione investigativa. L’opzione di ‘spacchettare’ il procedimento, svolgendo l’interrogatorio solo per alcuni reati, è stata ritenuta impraticabile e non prevista dalla legge. Tale approccio creerebbe difficoltà insormontabili nella selezione degli atti da depositare e rischierebbe di svelare prematuramente elementi di indagine relativi ai reati più gravi. La soluzione ermeneutica adottata, fondata sulla connessione qualificata, permette di gestire unitariamente il procedimento, applicando la regola del reato più grave per preservare l’integrità e l’effetto sorpresa della misura cautelare. La garanzia del contraddittorio, seppur posticipata, viene comunque assicurata attraverso l’interrogatorio di garanzia che segue l’esecuzione della misura.

Le Conclusioni

Con questa sentenza, la Cassazione ha fornito uno strumento interpretativo chiaro per i giudici. In presenza di imputazioni complesse e connesse, la regola è quella della prevalenza: la disciplina derogatoria prevista per i reati ostativi attrae a sé quella dei reati comuni. L’interrogatorio preventivo può essere legittimamente omesso non solo quando il reato ostativo è contestato direttamente all’indagato, ma anche quando le sue condotte sono strettamente collegate a reati di tale gravità contestati ad altri nello stesso procedimento. Questa decisione rafforza gli strumenti investigativi in contesti di criminalità organizzata, garantendo al contempo che il diritto di difesa venga esercitato, sebbene in un momento successivo.

Quando un giudice può omettere l’interrogatorio preventivo prima di applicare una misura cautelare?
L’interrogatorio preventivo può essere omesso quando sussistono specifiche esigenze cautelari (pericolo di fuga o inquinamento probatorio) oppure quando si procede per reati di particolare gravità, i cosiddetti ‘reati ostativi’ (elencati, tra gli altri, nell’art. 407, comma 2, lett. a), c.p.p.), come quelli di mafia o terrorismo.

Se un indagato è accusato di più reati, alcuni gravi e altri no, quale disciplina si applica per l’interrogatorio?
Si applica la disciplina del reato più grave. Se tra i reati contestati ve n’è almeno uno ‘ostativo’ e questo è connesso agli altri, il regime derogatorio che esclude l’interrogatorio preventivo si estende a tutti i reati. Questo principio è noto come ‘vis attractiva’.

La decisione se svolgere l’interrogatorio si basa sulla richiesta del PM o sulla valutazione del Giudice?
La decisione si basa esclusivamente sulla valutazione autonoma del Giudice. È il Giudice che, esaminati gli atti, deve qualificare i fatti e verificare se ricorrano le condizioni per applicare la misura cautelare e se sussistano le eccezioni alla regola generale dell’interrogatorio preventivo, indipendentemente dalla richiesta iniziale del Pubblico Ministero.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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