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Interesse del PM: il ricorso cautelare è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del Pubblico Ministero contro l’annullamento di misure cautelari. La sentenza chiarisce che, ai fini dell’ammissibilità, non è sufficiente contestare la valutazione sulla gravità indiziaria, ma è necessario dimostrare il concreto e attuale interesse alla misura, argomentando sulla persistenza delle esigenze cautelari. La mancanza di tali argomentazioni determina la carenza di interesse del PM e, di conseguenza, l’inammissibilità dell’impugnazione.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interesse del PM: Quando il Ricorso Cautelare Diventa Inammissibile

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 8002 del 2024, ribadisce un principio fondamentale in materia di impugnazioni cautelari: la necessità di dimostrare un concreto interesse del PM per ottenere una pronuncia nel merito. L’analisi si concentra sulla distinzione tra la contestazione sulla gravità degli indizi e la cruciale dimostrazione delle esigenze cautelari. Questo provvedimento offre uno spunto essenziale per comprendere i requisiti di ammissibilità di un ricorso presentato dalla pubblica accusa.

I Fatti del Processo: Dall’Arresto all’Annullamento della Misura

La vicenda processuale ha origine da un’ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari (G.i.p.) del Tribunale di Asti, che aveva disposto la custodia cautelare in carcere per due soggetti. Il primo era accusato di detenzione e porto illegale di arma da sparo, mentre il secondo di rapina pluriaggravata in concorso.

Successivamente, in sede di riesame, il Tribunale di Torino aveva annullato tale ordinanza, ritenendo insussistenti i gravi indizi di colpevolezza a carico di entrambi gli indagati. Contro questa decisione, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Torino ha proposto ricorso per cassazione, lamentando l’illogicità e la contraddittorietà della motivazione del Tribunale del Riesame.

Il Ricorso del Pubblico Ministero e l’Interesse del PM

Il ricorso del Pubblico Ministero si concentrava esclusivamente sulla critica alla valutazione degli indizi di colpevolezza effettuata dal Tribunale di Torino. La pubblica accusa ha articolato le proprie censure per dimostrare come, a suo avviso, gli elementi raccolti fossero sufficienti a configurare la gravità indiziaria richiesta dalla legge per l’applicazione delle misure.

Tuttavia, l’impugnazione non conteneva alcun riferimento alle esigenze cautelari. In altre parole, il PM ha contestato il ‘fumus commissi delicti’ (la probabilità che il reato sia stato commesso) senza però argomentare sul ‘periculum libertatis’ (il pericolo che la libertà dell’indagato possa compromettere le esigenze processuali o la sicurezza pubblica). Questo approccio si è rivelato proceduralmente fatale, poiché ha messo in discussione il fondamentale interesse del PM ad agire.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per carenza di interesse. I giudici hanno chiarito che l’interesse del Pubblico Ministero a impugnare non può limitarsi a una mera affermazione teorica della colpevolezza dell’indagato. Al contrario, deve essere concreto e attuale, finalizzato al ripristino della misura cautelare richiesta.

Perché una misura cautelare possa essere disposta, la legge richiede la compresenza di due presupposti:

1. I gravi indizi di colpevolezza.
2. Le esigenze cautelari (rischio di inquinamento probatorio, pericolo di fuga o di reiterazione del reato).

Quando un’ordinanza del riesame annulla la misura per mancanza del primo presupposto, assorbendo l’analisi del secondo, il PM che intende ricorrere deve necessariamente argomentare su entrambi i fronti. Deve cioè contestare la valutazione sulla gravità indiziaria e, allo stesso tempo, fornire elementi idonei a dimostrare la persistenza e l’attualità delle esigenze cautelari. In assenza di quest’ultimo aspetto, l’eventuale accoglimento del ricorso sulla sola gravità indiziaria non potrebbe comunque portare al ripristino della misura, rendendo l’impugnazione priva di scopo pratico e, quindi, inammissibile per carenza di interesse.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione in esame consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso. Per il Pubblico Ministero, impugnare un provvedimento che nega una misura cautelare richiede una strategia completa. Non è sufficiente costruire un’argomentazione solida sulla colpevolezza; è indispensabile dimostrare perché, nel caso concreto, la libertà dell’indagato rappresenta un pericolo attuale. Questa sentenza serve da monito: l’interesse ad agire nel processo penale non è mai astratto, ma deve sempre essere ancorato alla possibilità di ottenere un risultato pratico e giuridicamente rilevante. Un ricorso che si limita a una disquisizione sugli indizi, senza affrontare il tema delle esigenze cautelari, è destinato a essere dichiarato inammissibile.

Perché il ricorso del Pubblico Ministero è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per carenza di interesse, poiché il Pubblico Ministero ha contestato unicamente la valutazione sulla gravità degli indizi di colpevolezza, omettendo completamente di argomentare sulla sussistenza e attualità delle esigenze cautelari, requisito indispensabile per l’applicazione di una misura.

Quali sono i due presupposti necessari per l’applicazione di una misura cautelare?
I due presupposti, che devono coesistere, sono: i gravi indizi di colpevolezza a carico dell’indagato e la sussistenza di almeno una delle esigenze cautelari previste dalla legge (pericolo di inquinamento delle prove, pericolo di fuga o pericolo di reiterazione del reato).

Cosa deve dimostrare il Pubblico Ministero quando impugna un’ordinanza che nega una misura cautelare?
Il Pubblico Ministero deve dimostrare di avere un interesse concreto e attuale al ripristino della misura. A tal fine, non solo deve contestare le motivazioni del provvedimento impugnato (ad esempio, sulla valutazione degli indizi), ma deve anche rappresentare gli elementi che supportano la persistenza delle esigenze cautelari, che giustificano la restrizione della libertà personale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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