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Interesse del PM: Cassazione sull’appello cautelare

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Pubblico Ministero contro l’annullamento di un’ordinanza di arresti domiciliari. La decisione si fonda sulla genericità del motivo relativo alle esigenze cautelari, ribadendo che l’appello deve basarsi su un concreto e specifico interesse del PM, non su una mera richiesta di rivalutazione degli indizi.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interesse del PM: quando l’appello è inammissibile?

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 21240/2025 offre un’importante lezione sulla procedura penale, in particolare sui requisiti di ammissibilità degli appelli proposti dal Pubblico Ministero in materia di misure cautelari. Il fulcro della decisione risiede nel concetto di interesse del PM, che deve essere concreto, specifico e attuale, non potendosi risolvere in una generica richiesta di riesame. Analizziamo insieme questo caso per capire le implicazioni pratiche di tale principio.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un’ordinanza di arresti domiciliari emessa dal Giudice per le indagini preliminari nei confronti di un avvocato, gravemente indiziato del reato di concussione. Secondo l’accusa, il professionista, in concorso con un dirigente comunale, avrebbe costretto il titolare di un centro sportivo a versare una cospicua somma di denaro, minacciando la revoca della concessione per la gestione della struttura.

In sede di riesame, il Tribunale di Napoli annullava la misura cautelare, ritenendo insussistenti i gravi indizi di colpevolezza. Avverso questa decisione, il Procuratore della Repubblica proponeva ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione nella valutazione degli elementi indiziari da parte del Tribunale. Nel suo ricorso, il PM accennava anche alle esigenze cautelari, affermando in modo generico che, dato il rapporto di parentela dell’indagato con un consigliere comunale, “non si può escludere la concreta possibilità di porre in essere condotte dello stesso tipo”.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso del Pubblico Ministero inammissibile. La particolarità della decisione sta nel fatto che i giudici non sono entrati nel merito della valutazione degli indizi di colpevolezza. Hanno, invece, bloccato l’appello su un piano puramente procedurale, focalizzandosi sulla carenza di un requisito fondamentale dell’impugnazione.

Le Motivazioni: la centralità dell’interesse del PM

Il cuore della motivazione risiede nel principio, già consolidato, secondo cui ogni impugnazione deve essere sorretta da un interesse specifico, concreto e attuale. Quando a impugnare è il Pubblico Ministero contro un provvedimento che nega una misura cautelare, questo interesse deve essere correlato alla possibilità effettiva di adozione o ripristino della misura richiesta.

Nel caso di specie, il Tribunale del riesame si era fermato al primo gradino della valutazione, escludendo la gravità indiziaria e senza nemmeno affrontare il tema delle esigenze cautelari. Il ricorso del PM, pur criticando ampiamente la valutazione degli indizi, ha trattato le esigenze cautelari in modo del tutto generico e assertivo. La frase utilizzata è stata giudicata dalla Corte come una formula di stile, priva di argomentazioni specifiche che potessero giustificare la necessità della misura restrittiva.

In sostanza, la Cassazione ha stabilito che non basta criticare la decisione del giudice sulla sussistenza degli indizi; è indispensabile che il PM argomenti in modo puntuale e specifico anche sul perché la misura cautelare sia necessaria in concreto (pericolo di fuga, di inquinamento probatorio o di reiterazione del reato). In assenza di una motivazione specifica su questo secondo e cruciale punto, l’appello perde il suo interesse del PM a ottenere un risultato pratico (il ripristino della misura) e si trasforma in una mera richiesta di un astratto riesame, scopo per il quale l’impugnazione non è prevista.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale di economia processuale e di garanzia per l’indagato. Un ricorso del Pubblico Ministero in materia cautelare non può essere un veicolo per ottenere una seconda valutazione degli indizi se non è supportato da una solida e specifica argomentazione sulle esigenze cautelari. La genericità su questo punto rende l’impugnazione priva dell’interesse concreto richiesto dalla legge, determinandone l’inammissibilità. Per gli operatori del diritto, è un chiaro monito a redigere atti di impugnazione completi e autosufficienti in ogni loro parte, specialmente quando si tratta di incidere sulla libertà personale di un individuo.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del Pubblico Ministero?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché mancava di un interesse concreto e specifico. L’argomentazione sulle esigenze cautelari era eccessivamente generica e non motivava in modo puntuale la necessità di ripristinare la misura restrittiva.

Quale principio ha ribadito la Corte in materia di appelli cautelari del PM?
La Corte ha ribadito che qualsiasi impugnazione del Pubblico Ministero in materia cautelare deve essere assistita da un interesse specifico, concreto e attuale, correlato alla possibilità effettiva di ottenere l’adozione o il ripristino della misura richiesta. Un appello non può limitarsi a contestare la valutazione degli indizi.

Il Tribunale del riesame aveva esaminato le esigenze cautelari nella sua ordinanza?
No. Il Tribunale si era limitato ad escludere la gravità indiziaria, annullando la misura cautelare per tale motivo, senza procedere all’esame del tema delle esigenze cautelari.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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