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Interesse ad impugnare: quando manca per il sequestro

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo contro il sequestro preventivo di un immobile di proprietà comunale che occupava. La decisione si fonda sulla mancanza di un concreto interesse ad impugnare, poiché il ricorrente, non essendo proprietario né titolare di altro diritto, non avrebbe potuto ottenere la restituzione del bene neanche in caso di annullamento del sequestro.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interesse ad Impugnare e Sequestro: La Cassazione Chiarisce i Limiti

Il principio dell’interesse ad impugnare rappresenta un pilastro del nostro sistema processuale. Non basta essere parte di un procedimento per poter contestare una decisione; è necessario avere un vantaggio concreto e attuale derivante dalla sua modifica. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 44822/2024, offre un’importante lezione su come questo principio si applichi al sequestro preventivo di beni, specialmente quando chi impugna non è il proprietario del bene sequestrato.

Il Caso: Sequestro di un Immobile e il Ricorso in Cassazione

I fatti alla base della decisione sono relativamente semplici. Il tribunale per le misure cautelari reali aveva confermato il sequestro preventivo di un immobile di proprietà di un Comune, occupato da un privato cittadino. I reati contestati erano quelli di invasione di terreni o edifici. L’occupante, sostenendo di trovarsi in uno stato di necessità dovuto a un’emergenza abitativa, ha proposto ricorso per cassazione contro il provvedimento di sequestro.

L’interesse ad impugnare dell’indagato non proprietario

La questione centrale affrontata dalla Suprema Corte non riguarda il merito della vicenda (ovvero se l’occupazione fosse legittima o meno), ma un aspetto puramente processuale: l’occupante aveva il necessario interesse ad impugnare il sequestro? La risposta della Corte è stata negativa, e le motivazioni sono cruciali per comprendere i limiti di questo diritto.

Dalla Legittimazione Astratta all’Interesse Concreto

L’articolo 322 del codice di procedura penale attribuisce la facoltà di chiedere il riesame del sequestro all’imputato, alla persona a cui le cose sono state sequestrate e a quella che avrebbe diritto alla loro restituzione. Sebbene l’indagato rientri astrattamente tra i soggetti legittimati, la giurisprudenza ha da tempo chiarito che la legittimazione da sola non basta. È indispensabile dimostrare un interesse concreto, che, nel caso del sequestro, si traduce nel diritto a ottenere la restituzione del bene una volta rimosso il vincolo.

L’Onere di Allegare un Titolo Giuridico

La Corte sottolinea che chi impugna un sequestro ha l’onere di allegare e dimostrare le ragioni di fatto e di diritto che giustificano il suo interesse. Non è sufficiente essere semplicemente l’utilizzatore di fatto del bene. L’impugnante deve indicare un titolo giuridico (proprietà, locazione, ecc.) che, in caso di accoglimento del ricorso, gli darebbe diritto alla restituzione del bene. Nel caso di specie, il ricorrente non ha mai contestato che la proprietà dell’immobile fosse del Comune e non ha fornito alcun titolo alternativo che potesse giustificare la restituzione in suo favore. Mancando questo presupposto, il suo ricorso è stato ritenuto privo di un interesse giuridicamente tutelato.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Cassazione ha ribadito un orientamento ormai consolidato: l’interesse ad impugnare deve corrispondere a un risultato pratico e favorevole per chi agisce. Nel contesto di un sequestro preventivo, il risultato tipico è la restituzione della cosa. Se l’impugnante, come nel caso esaminato, non è il proprietario e non vanta alcun altro diritto reale o personale di godimento sul bene, l’eventuale dissequestro non comporterebbe la restituzione del bene a suo favore, ma al legittimo proprietario (in questo caso, il Comune). Pertanto, l’impugnazione si rivela inutile per l’indagato e, di conseguenza, inammissibile per carenza di interesse. L’appello non può essere un mero strumento per contestare l’impianto accusatorio in una sede non preposta a tale scopo, ma deve essere funzionale a un effetto giuridico immediato nella sfera dell’impugnante.

Le Conclusioni

La sentenza n. 44822/2024 rafforza un principio fondamentale: non si può impugnare un provvedimento per il solo fatto di essere l’indagato. È necessario dimostrare che dall’accoglimento del ricorso deriverebbe un vantaggio giuridico tangibile. Per l’occupante non proprietario di un immobile sequestrato, questo significa dover provare di avere un titolo valido per ottenerne la restituzione. In assenza di tale prova, il ricorso è destinato a essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Chi può impugnare un provvedimento di sequestro preventivo?
Secondo l’art. 322 del codice di procedura penale, possono proporre istanza di riesame l’imputato, la persona alla quale le cose sono state sequestrate e quella che avrebbe diritto alla loro restituzione.

È sufficiente essere l’indagato per avere l’interesse ad impugnare il sequestro di un bene non di propria proprietà?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la sola qualità di indagato non è sufficiente. È necessario dimostrare di avere un interesse concreto e attuale all’impugnazione, che consiste nella possibilità di ottenere la restituzione del bene in caso di annullamento del sequestro.

Cosa deve dimostrare chi impugna un sequestro per provare il proprio interesse?
Chi impugna deve allegare, a pena di inammissibilità, le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che sostengono la sua relazione giuridica con la cosa sequestrata. Deve, in sostanza, dimostrare di avere un ‘titolo’ (come la proprietà o altro diritto) che gli consentirebbe di ottenere la restituzione del bene a proprio favore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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