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Interesse ad impugnare: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una sentenza di “non doversi procedere” emessa per mancata conoscenza del processo da parte dell’imputato. Nonostante le presunte irregolarità nella notifica, la Corte ha stabilito che manca un concreto e attuale interesse ad impugnare, poiché tale pronuncia non arreca un pregiudizio immediato e il sistema prevede la revoca della sentenza e la riapertura del processo in caso di rintraccio dell’imputato.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interesse ad Impugnare: Inammissibile il Ricorso se Manca un Danno Concreto

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11109 del 2024, ha fornito un importante chiarimento sui requisiti di ammissibilità delle impugnazioni nel processo penale. In particolare, ha stabilito che manca l’interesse ad impugnare una sentenza di “non doversi procedere” emessa per irreperibilità dell’imputato, anche in presenza di vizi di notifica, poiché tale pronuncia non causa un pregiudizio concreto e attuale.

I Fatti di Causa

Il caso nasce da un procedimento penale dinanzi al Tribunale di Tivoli a carico di un individuo per i reati di cui agli artt. 474 (Introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi) e 648 (Ricettazione) del codice penale. Il Tribunale, constatando l’impossibilità di rintracciare l’imputato, dichiarava di non doversi procedere per mancata conoscenza del processo da parte sua, disponendo contestualmente nuove ricerche.

Il difensore dell’imputato presentava ricorso per Cassazione, lamentando una serie di violazioni di legge. Nello specifico, sosteneva la nullità della sentenza per omessa notifica del decreto di citazione a giudizio sia al difensore di fiducia, regolarmente nominato, sia all’imputato stesso presso il domicilio eletto. Infatti, l’imputato, in una fase precedente, aveva nominato un avvocato di fiducia ed eletto domicilio presso il suo studio. Ciononostante, il decreto di citazione era stato notificato a un difensore d’ufficio e le ricerche dell’imputato erano state avviate ignorando l’elezione di domicilio.

La Questione Giuridica e l’Interesse ad Impugnare

Il cuore della questione sottoposta alla Suprema Corte non riguarda tanto la fondatezza delle presunte violazioni procedurali, quanto la sussistenza di un presupposto fondamentale per qualsiasi impugnazione: l’interesse ad impugnare, previsto dall’art. 568, comma 4, del codice di procedura penale.

Questo principio richiede che la parte che impugna un provvedimento debba avere un interesse pratico, concreto e attuale a ottenere una riforma della decisione. L’obiettivo deve essere quello di rimuovere una situazione giuridica sfavorevole o illegittima. La domanda che la Corte si è posta è: la sentenza di “non doversi procedere” ex art. 420-quater c.p.p. causa un danno concreto e immediato all’imputato, tale da giustificare un ricorso?

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per carenza di interesse. Secondo gli Ermellini, la pronuncia impugnata, pur essendo formalmente una sentenza, ha una natura del tutto peculiare. Essa non decide sul merito dell’accusa e non contiene alcuna statuizione pregiudizievole per l’imputato. Al contrario, è una decisione meramente processuale che sospende il procedimento in attesa del rintraccio dell’imputato.

Il meccanismo previsto dall’art. 420-quater c.p.p. prevede che, in caso di esito positivo delle ricerche, la sentenza venga revocata integralmente e il processo riprenda il suo corso. È in quella sede, ovvero nella nuova udienza, che potranno essere fatti valere tutti gli eventuali vizi procedurali, come l’errata notifica della citazione. Il sistema offre quindi un rimedio specifico e successivo per sanare le irregolarità, rendendo l’impugnazione immediata priva di un reale vantaggio pratico.

La Corte ha anche considerato l’argomento del difensore relativo ai possibili effetti negativi della sospensione della prescrizione, ma lo ha ritenuto un rilievo “del tutto astratto”, legato a un evento futuro e incerto. L’eventuale impossibilità di dichiarare estinto il reato per prescrizione potrà essere valutata solo nel futuro giudizio di merito, qualora si celebrasse.

In sostanza, dalle violazioni procedurali lamentate non è derivata alcuna concreta lesione dei diritti di difesa, poiché il processo non è di fatto mai entrato nella sua fase dibattimentale. Pertanto, manca quel nocumento effettivo che è condizione indispensabile per l’ammissibilità di un’impugnazione.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio cardine del diritto processuale: non c’è impugnazione senza un interesse concreto. Una violazione di norme procedurali non è di per sé sufficiente a giustificare un ricorso se da essa non deriva un pregiudizio effettivo e attuale per la parte. Nel caso specifico della sentenza di non luogo a procedere per irreperibilità, il legislatore ha previsto un meccanismo di revoca e ripresa del processo che costituisce il luogo naturale per sollevare e risolvere le questioni relative alla corretta costituzione delle parti. L’impugnazione immediata di tale sentenza, pertanto, si rivela uno strumento processuale non necessario e, di conseguenza, inammissibile.

È possibile impugnare una sentenza di “non doversi procedere” emessa perché l’imputato non era a conoscenza del processo?
No, secondo questa sentenza il ricorso è inammissibile. La Corte di Cassazione ha stabilito che manca un interesse concreto e attuale a impugnare tale decisione, poiché essa non produce un danno effettivo e il sistema processuale prevede già un rimedio specifico: la revoca della sentenza e la ripresa del processo qualora l’imputato venga rintracciato.

Perché la Cassazione ha ritenuto che mancasse un concreto interesse ad impugnare nonostante i vizi di notifica?
Perché la sentenza di “non doversi procedere” non è una decisione di merito e non causa un pregiudizio giuridico immediato. Le eventuali nullità, come l’errata notifica, potranno essere fatte valere nella successiva fase processuale che si aprirà dopo la revoca della sentenza, una volta rintracciato l’imputato. L’impugnazione immediata è quindi considerata superflua.

Cosa accade se l’imputato, per cui è stata emessa una sentenza di “non doversi procedere”, viene successivamente rintracciato?
In caso di rintraccio, la sentenza di “non doversi procedere” viene revocata in toto. Si apre un nuovo momento processuale in cui si procede a una corretta notifica e alla verifica della regolare costituzione delle parti, per poi proseguire con l’udienza. È in questa sede che l’imputato e il suo difensore possono far valere i loro diritti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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