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Interesse ad impugnare: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30568/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di due occupanti abusivi di un immobile pubblico contro un sequestro preventivo. I ricorrenti non sono stati ritenuti titolari di un concreto interesse ad impugnare, poiché l’eventuale revoca del sequestro avrebbe comportato la restituzione del bene al legittimo assegnatario e non a loro. Una mera dichiarazione di ospitalità da parte dell’assegnatario non è sufficiente a fondare la legittimazione all’appello.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interesse ad Impugnare: Quando l’Occupante Può Contestare un Sequestro?

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 30568 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale: i requisiti necessari per avere un interesse ad impugnare un provvedimento di sequestro. Il caso analizzato offre spunti di riflessione fondamentali per comprendere quando un soggetto, pur non essendo proprietario di un bene, possa legittimamente contestare una misura cautelare reale. La decisione chiarisce che non basta una mera relazione di fatto con il bene, ma occorre un interesse giuridicamente qualificato alla sua restituzione.

I Fatti di Causa

Il procedimento trae origine dalla vicenda di due persone che occupavano un immobile di edilizia pubblica senza averne titolo. A seguito di indagini, il Giudice per le Indagini Preliminari disponeva il sequestro preventivo dell’appartamento. Gli occupanti presentavano una richiesta di revoca del sequestro, che veniva però rigettata.

Successivamente, proponevano appello cautelare avverso tale decisione. Il Tribunale del riesame, tuttavia, dichiarava l’appello inammissibile per due ragioni: in primo luogo, il decreto di sequestro non era stato materialmente eseguito; in secondo luogo, gli appellanti, in quanto occupanti abusivi, non potevano vantare un interesse concreto alla restituzione dell’immobile. A sostegno della loro posizione, gli occupanti avevano prodotto una dichiarazione della legittima assegnataria dell’alloggio, la quale si diceva disposta a ospitarli, sostenendo che tale atto trasformasse la loro occupazione da illecita a lecita.

La Questione Giuridica e l’Interesse ad Impugnare

La questione giunta all’esame della Suprema Corte riguardava la sussistenza della legittimazione e dell’interesse ad impugnare da parte degli occupanti. Secondo la giurisprudenza costante, chi non è titolare del bene sequestrato può contestare la misura solo se vanta un interesse concreto, attuale e personale, che si traduce nella possibilità di ottenere la restituzione della cosa come effetto diretto dell’annullamento del sequestro.

I ricorrenti sostenevano di possedere tale interesse, argomentando che la dichiarazione di ospitalità della legittima assegnataria costituisse un titolo sopravvenuto idoneo a legittimare la loro permanenza nell’immobile. A loro avviso, questo fatto nuovo sarebbe stato sufficiente a far venir meno il periculum in mora, ovvero il presupposto di urgenza che giustificava il mantenimento del sequestro.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato, concentrando la propria analisi sul difetto di legittimazione degli appellanti. I Giudici hanno ribadito un principio cardine: l’interesse ad impugnare deve corrispondere al risultato tipico previsto dalla procedura, che nel caso di un sequestro è la restituzione del bene.

Il punto cruciale della decisione risiede nel fatto che, anche in caso di accoglimento dell’appello e di revoca del sequestro, l’immobile non sarebbe stato restituito agli occupanti, bensì alla legittima assegnataria, unica titolare del diritto. La dichiarazione di disponibilità all’ospitalità, secondo la Corte, non è un titolo idoneo a fondare una relazione qualificata con il bene, tale da giustificare la restituzione in favore degli occupanti. Si tratta di una mera facoltà della assegnataria, che potrebbe essere esercitata solo dopo aver riottenuto la disponibilità dell’alloggio. Di conseguenza, l’interesse degli occupanti era solo mediato e indiretto, non configurando quel vantaggio concreto e personale richiesto dalla legge per poter impugnare.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento rigoroso in materia di impugnazioni cautelari. Per poter contestare un sequestro, il soggetto non proprietario deve dimostrare di avere un titolo o una relazione giuridica con il bene che gli darebbe diritto alla restituzione diretta in caso di annullamento della misura. Una semplice aspettativa di fatto, come la possibilità di essere ospitati dal legittimo titolare, è insufficiente. Questa pronuncia sottolinea l’importanza di distinguere tra una relazione di mero fatto con un bene e una posizione giuridica qualificata, l’unica in grado di fondare un legittimo interesse ad impugnare in sede processuale penale.

Un occupante non proprietario può impugnare un sequestro preventivo?
Sì, ma solo a condizione che vanti un interesse concreto e attuale all’impugnazione, che deve corrispondere alla restituzione della cosa a sé stesso come effetto diretto dell’annullamento del sequestro. Non è sufficiente una mera relazione di fatto con il bene.

Una dichiarazione di ospitalità da parte del legittimo assegnatario è sufficiente a creare un interesse ad impugnare il sequestro per l’occupante?
No. Secondo la sentenza, tale dichiarazione non costituisce un titolo idoneo a fondare una relazione qualificata con l’immobile. L’eventuale restituzione del bene andrebbe comunque a favore del legittimo assegnatario, non dell’occupante, il cui interesse è quindi solo indiretto e non sufficiente per l’impugnazione.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile senza esaminare tutti i motivi?
La Corte ha esaminato per primo il motivo relativo alla carenza di legittimazione a impugnare. Poiché questo motivo è stato ritenuto manifestamente infondato, dimostrando che i ricorrenti non avevano il diritto di proporre l’appello in primo luogo, l’esame degli altri motivi (come quello relativo alla mancata esecuzione del sequestro) è stato considerato assorbito e quindi superfluo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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