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Interesse ad impugnare e misure cautelari: il caso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata per usura ed estorsione. Nonostante il Tribunale del Riesame avesse confermato la presenza di gravi indizi di colpevolezza, non era stata applicata alcuna misura cautelare. La Suprema Corte ha stabilito che, in assenza di un provvedimento restrittivo della libertà personale, manca un concreto e attuale interesse ad impugnare la decisione, rendendo il ricorso nullo.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interesse ad impugnare: quando un ricorso è inutile?

La nozione di interesse ad impugnare è un pilastro del nostro sistema processuale. Significa che non si può presentare un ricorso solo per una questione di principio, ma è necessario che la decisione contestata abbia causato un pregiudizio concreto e attuale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato questo principio in un ambito molto delicato: quello delle misure cautelari. Vediamo come.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da una richiesta del Pubblico Ministero di applicare la custodia cautelare in carcere a una persona indagata per reati di usura ed estorsione aggravata. Il Giudice per le Indagini Preliminari aveva inizialmente respinto tale richiesta.

Il Pubblico Ministero ha quindi proposto appello al Tribunale del Riesame, il quale ha parzialmente riformato la decisione. Il Tribunale ha riconosciuto la sussistenza di “gravi indizi di colpevolezza” a carico dell’indagata, ma ha comunque concluso per l’assenza di “esigenze cautelari” (come il pericolo di fuga, di inquinamento delle prove o di reiterazione del reato). Di conseguenza, ha rigettato l’appello del PM e l’indagata è rimasta in stato di libertà, senza essere sottoposta ad alcuna misura restrittiva.

A questo punto, nonostante fosse libera, l’indagata ha deciso di presentare ricorso per Cassazione. L’obiettivo era contestare la parte della decisione in cui il Tribunale del Riesame aveva affermato la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, lamentando una valutazione errata delle prove.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 28070 del 2024, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La ragione è netta e procedurale: la ricorrente mancava di un interesse ad impugnare concreto e attuale. La Corte ha condannato la ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a titolo di sanzione pecuniaria.

Le Motivazioni: la mancanza di interesse ad impugnare

Il cuore della decisione risiede nella natura stessa del giudizio cautelare. I procedimenti relativi alle misure cautelari sono “incidentali”, cioè servono a gestire esigenze temporanee del processo principale, ma non definiscono la colpevolezza o l’innocenza dell’imputato.

La Corte ha spiegato che l’interesse ad impugnare in questo contesto nasce solo quando viene imposta una misura che limita la libertà personale. Se, come nel caso di specie, l’indagato non subisce alcuna misura restrittiva, non esiste un pregiudizio concreto da rimuovere. L’affermazione della sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, se non seguita dall’applicazione di una misura, non produce di per sé un effetto negativo che possa essere contestato.

La difesa aveva sostenuto che l’interesse risiedeva nel contestare i gravi indizi, ma la Corte ha ribadito un principio consolidato, citando anche le Sezioni Unite (sent. Testini, 2011): un interesse puramente teorico o morale a veder cancellata un’affermazione sfavorevole non è sufficiente a giustificare un’impugnazione. Nemmeno la potenziale utilità di una decisione favorevole in un futuro ed eventuale giudizio per la riparazione da ingiusta detenzione può fondare l’interesse, semplicemente perché, non essendoci mai stata detenzione, non potrà mai esserci una richiesta di riparazione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza rafforza un principio fondamentale di economia processuale: le impugnazioni sono ammesse solo per tutelare un interesse reale e non per mere dispute accademiche o di principio. Le implicazioni pratiche sono chiare:

1. Nessuna misura, nessun ricorso: Un indagato che, al termine di un procedimento cautelare, rimane in libertà non può impugnare l’ordinanza solo per contestare la valutazione sui gravi indizi di colpevolezza.
2. Concretezza dell’interesse: L’interesse a ricorrere deve essere sempre concreto e attuale. Non può basarsi su pregiudizi futuri, ipotetici o su un semplice danno morale.
3. Distinzione tra merito e cautela: La valutazione sui gravi indizi in sede cautelare ha una funzione limitata all’applicazione delle misure e non costituisce un’anticipazione della sentenza di merito. La sede per difendersi dall’accusa nel suo complesso rimane il processo principale.

Una persona può ricorrere contro una decisione che riconosce i gravi indizi di colpevolezza ma non applica alcuna misura cautelare?
No. Secondo la sentenza, il ricorso in questo caso è inammissibile perché manca un interesse concreto e attuale. Senza l’applicazione di una misura restrittiva, non c’è un pregiudizio giuridicamente rilevante da contestare.

Cosa si intende per “interesse ad impugnare” nel contesto dei procedimenti cautelari?
Si intende il pregiudizio concreto che una persona subisce a causa di un provvedimento giudiziario. Nei procedimenti cautelari, questo interesse sorge quasi esclusivamente quando viene imposta una misura che limita la libertà personale, come il carcere o gli arresti domiciliari.

È possibile impugnare un’ordinanza cautelare pensando a una futura richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione?
No, non in un caso come questo. La Corte ha chiarito che se una persona non è mai stata sottoposta a detenzione, non potrà mai avere diritto a un risarcimento per ingiusta detenzione. Pertanto, l’interesse a ottenere una decisione favorevole per questo scopo è inesistente perché manca il presupposto fondamentale: la detenzione subita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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