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Interesse ad impugnare del PM: no se il reato è prescritto

La Corte di Cassazione chiarisce che il ricorso del Pubblico Ministero avverso una sentenza di assoluzione è inammissibile per difetto di interesse ad impugnare qualora, nel corso del procedimento, sia maturata la prescrizione del reato. L’impugnazione deve perseguire un’utilità concreta e non il mero ripristino di un principio di diritto.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interesse ad impugnare del PM: Inammissibile se il Reato è Prescritto

Il principio dell’interesse ad impugnare rappresenta un cardine del nostro sistema processuale. Non basta avere ragione in astratto; è necessario che l’impugnazione di una sentenza porti a un risultato concreto e favorevole per chi la propone. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 1722/2024) ha ribadito con forza questo concetto, dichiarando inammissibile il ricorso di un Procuratore Generale a causa dell’intervenuta prescrizione del reato. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

La Vicenda Processuale

Il caso trae origine da una sentenza di assoluzione emessa dal Giudice per le Udienze Preliminari nei confronti di un imputato per un reato colposo. Il Pubblico Ministero, non condividendo la decisione, proponeva appello. Durante il giudizio di secondo grado, accadeva un fatto peculiare: il Procuratore Generale prima presentava un atto di rinuncia all’impugnazione, per poi revocarlo pochi giorni dopo, adducendo un errore sulla fase processuale in corso. La Corte d’Appello, tuttavia, riteneva la rinuncia un atto ormai perfezionato e definitivo, dichiarando l’appello inammissibile. Di qui, il ricorso in Cassazione da parte dello stesso Procuratore Generale, che lamentava un’errata applicazione delle norme procedurali sulla rinuncia.

La Valutazione della Cassazione sull’Interesse ad Impugnare

La Corte di Cassazione, prima ancora di entrare nel merito della validità della revoca della rinuncia, ha affrontato una questione preliminare e assorbente: la sussistenza dell’interesse ad impugnare da parte del ricorrente. È stato lo stesso Procuratore Generale, nel suo ricorso, a evidenziare che il reato contestato si sarebbe comunque prescritto pochi mesi dopo la sentenza d’appello.

Questo dato si è rivelato decisivo. I giudici hanno ribadito un orientamento consolidato: l’impugnazione deve perseguire un risultato non solo teoricamente corretto, ma anche praticamente favorevole. L’interesse ad agire nel processo penale ha una natura utilitaristica: deve mirare a rimuovere una situazione di svantaggio e a ottenere una decisione più vantaggiosa.

La Prescrizione del Reato Annulla l’Utilità del Ricorso

Nel momento in cui il reato si estingue per prescrizione, viene meno qualsiasi utilità concreta nel proseguire il giudizio di impugnazione per l’accusa. Anche se la Cassazione avesse accolto il ricorso, annullando la sentenza d’appello e riconoscendo l’errore procedurale, il risultato finale non sarebbe cambiato. Il processo si sarebbe comunque concluso con una declaratoria di estinzione del reato per intervenuta prescrizione, e non con la condanna dell’imputato.

Di conseguenza, l’interesse del Pubblico Ministero a ottenere una pronuncia non può ridursi al mero ‘ripristino della legalità’ o all’affermazione di un principio di diritto, svincolato da un effetto pratico sul caso specifico. L’assenza di un possibile risultato utile, come una condanna o un aggravamento delle sanzioni, rende il ricorso inammissibile per difetto di un interesse ad impugnare concreto e attuale.

Le motivazioni della Cassazione

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando il principio secondo cui l’interesse a impugnare deve sussistere non solo al momento della proposizione del gravame, ma deve perdurare fino al momento della decisione. Se, durante il giudizio, matura una causa estintiva del reato come la prescrizione, l’interesse concreto dell’accusa viene meno. L’ordinamento non ammette impugnazioni finalizzate a una mera ‘correzione’ teorica della legge, se da tale correzione non può derivare alcun effetto pratico vantaggioso per la parte ricorrente. La possibilità di ottenere una condanna è l’unica ragione che può sostenere l’interesse del Pubblico Ministero a impugnare una sentenza di assoluzione. Venuta meno tale possibilità a causa della prescrizione, il ricorso perde la sua ragion d’essere e deve essere dichiarato inammissibile.

Conclusioni

La sentenza in esame offre un importante promemoria sulla natura pragmatica e finalistica del processo penale. L’interesse ad impugnare non è un concetto astratto, ma un requisito concreto che impone di valutare sempre l’utilità pratica del gravame. Per il Pubblico Ministero, questo significa che non è possibile proseguire un’impugnazione contro un’assoluzione se il reato è ormai prescritto, poiché mancherebbe il presupposto fondamentale di poter ottenere una decisione più favorevole, ovvero una sentenza di condanna. La giustizia, in questo senso, non persegue affermazioni di principio fini a se stesse, ma risultati concreti nel rispetto delle garanzie e dei limiti temporali previsti dalla legge.

Quando il ricorso del Pubblico Ministero contro un’assoluzione è inammissibile?
È inammissibile per difetto di interesse ad impugnare quando, dopo la pronuncia della sentenza impugnata, matura una causa estintiva del reato, come la prescrizione. In questo caso, l’accusa non può più ottenere un risultato pratico più favorevole (la condanna).

Un’impugnazione può essere proposta solo per correggere un errore di diritto?
No. Secondo la Cassazione, il mezzo di impugnazione deve perseguire un risultato non solo teoricamente corretto, ma anche praticamente vantaggioso per chi lo propone. Non è ammesso un ricorso finalizzato alla sola affermazione di un principio di diritto senza effetti concreti sul caso specifico.

L’interesse ad impugnare deve esistere solo al momento della proposizione del ricorso?
No, l’interesse deve persistere fino al momento della decisione. Se durante il giudizio di impugnazione il reato si prescrive, l’interesse del Pubblico Ministero viene meno, determinando l’inammissibilità del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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