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Interesse a ricorrere: no appello se neghi il bene

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un sequestro di denaro, poiché gli indagati avevano negato ogni legame con la somma. La sentenza chiarisce che per l’impugnazione è necessario un concreto interesse a ricorrere, che manca se non si vanta un diritto alla restituzione del bene.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interesse a ricorrere: Non puoi chiedere indietro ciò che dici non essere tuo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20000 del 2024, ha stabilito un principio procedurale fondamentale: non si può impugnare un provvedimento di sequestro se si nega la titolarità del bene. Questa decisione mette in luce l’importanza dell’interesse a ricorrere come requisito imprescindibile per accedere alla giustizia, delineando le conseguenze di una specifica strategia difensiva.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine dal sequestro preventivo di una cospicua somma di denaro, pari a 300.000 euro in contanti, rinvenuta a bordo di un’autovettura su cui viaggiavano due soggetti. Inizialmente, il sequestro era stato disposto nell’ambito di un’indagine per il reato di riciclaggio.

Successivamente, il Tribunale del riesame, pur ritenendo insussistente il fumus commissi delicti (ovvero i gravi indizi di reato), decideva di non restituire le somme. La ragione di tale decisione risiedeva nel comportamento degli indagati stessi: al momento del controllo, entrambi avevano dichiarato di non sapere nulla del denaro e della sua provenienza. Inoltre, il loro difensore, in sede di riesame, aveva agito “per conto di chi spetta”, senza rivendicare alcun diritto diretto per i suoi assistiti. Di fronte a questa incertezza sulla proprietà, il Tribunale aveva mantenuto il vincolo reale sul denaro, in attesa che venisse individuato il legittimo proprietario.

La Decisione della Cassazione e la Carenza di Interesse a Ricorrere

Contro l’ordinanza del Tribunale, i due indagati proponevano ricorso per Cassazione. La Suprema Corte, tuttavia, ha dichiarato il ricorso inammissibile per una ragione puramente processuale: la carenza di interesse a ricorrere.

La legge (art. 325 c.p.p.) consente all’imputato o all’indagato di impugnare i provvedimenti in materia di sequestro. Tuttavia, la giurisprudenza costante chiarisce che la semplice qualità di indagato non è sufficiente. È necessario dimostrare di avere un interesse concreto e attuale all’impugnazione, che si traduce nel diritto a ottenere la restituzione del bene in caso di annullamento del sequestro.

Le Motivazioni

La Corte ha sottolineato che è onere di chi impugna dimostrare non solo l’avvenuto sequestro, ma anche le ragioni di fatto e di diritto che fondano la propria relazione con il bene. In altre parole, bisogna provare di avere un titolo per chiederne la restituzione.

Nel caso specifico, gli indagati avevano fatto esattamente il contrario. La loro immediata e categorica negazione di qualsiasi rapporto con il denaro rinvenuto e l’ignoranza sulla sua provenienza li ha privati di qualsiasi fondamento giuridico per rivendicarne la restituzione. Come può una persona chiedere la restituzione di un bene che afferma non essere suo e di cui non sa nulla? La Corte ha ritenuto che tale comportamento escludesse in radice la sussistenza di un interesse giuridicamente tutelabile. Il difensore, agendo genericamente “per conto di chi spetta”, non ha sanato questa carenza, poiché non ha formulato alcuna deduzione specifica volta a dimostrare un diritto dei suoi assistiti.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre un importante insegnamento di strategia processuale. Negare la proprietà o qualsiasi legame con un bene sequestrato può sembrare una mossa difensiva valida per allontanare da sé l’accusa penale. Tuttavia, questa scelta ha una conseguenza diretta sul piano procedurale: la perdita della legittimazione a contestare il sequestro e a chiederne la restituzione. Il principio dell’interesse a ricorrere agisce come un filtro, impedendo l’accesso all’impugnazione a chi non è in grado di dimostrare un concreto vantaggio derivante da una decisione favorevole. Pertanto, chi si trova in una situazione simile deve ponderare attentamente le proprie dichiarazioni, poiché esse determinano non solo il perimetro dell’accusa, ma anche i rimedi processuali a sua disposizione.

È possibile impugnare un sequestro se si nega di essere il proprietario del bene?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’indagato che nega qualsiasi rapporto di possesso o detenzione con il bene sequestrato non ha un “interesse a ricorrere”. Di conseguenza, il suo ricorso contro il provvedimento di sequestro verrà dichiarato inammissibile, poiché non può vantare un diritto alla restituzione.

Cosa significa “interesse a ricorrere” nel contesto di un sequestro preventivo?
Significa che la persona che impugna il sequestro deve dimostrare di avere un vantaggio concreto e attuale dall’eventuale annullamento del provvedimento. Questo vantaggio, nel caso di sequestro, consiste nel diritto a ottenere la restituzione del bene. La semplice qualità di indagato non è sufficiente a fondare tale interesse.

Qual è la conseguenza se un ricorso viene dichiarato inammissibile per carenza di interesse?
Se il ricorso è dichiarato inammissibile, il giudice non esamina il merito della questione. Il provvedimento impugnato diventa definitivo e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (una somma in favore della cassa delle ammende).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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