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Interesse a ricorrere del PM: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un Pubblico Ministero contro l’annullamento di una misura cautelare. La decisione si fonda sulla mancanza di interesse a ricorrere del PM, il quale non ha adeguatamente dimostrato l’attualità e la concretezza delle esigenze cautelari, requisito fondamentale soprattutto quando la misura originaria è già stata modificata e il reato non prevede una presunzione legale di pericolosità.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

L’Interesse a Ricorrere del PM: la Cassazione Chiarisce i Limiti

La recente sentenza della Corte di Cassazione, Sezione Sesta Penale, offre un’importante lezione sull’interesse a ricorrere del PM nel contesto delle misure cautelari. La Corte ha stabilito che, per impugnare un’ordinanza di annullamento di una misura, il Pubblico Ministero deve dimostrare in modo specifico e concreto la persistenza delle esigenze cautelari, altrimenti il suo ricorso è destinato all’inammissibilità. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia fondamentale.

Il Fatto Processuale: Dalla Misura Interdittiva al Ricorso in Cassazione

Il caso ha origine da un’indagine per corruzione impropria a carico di un consigliere comunale. Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Marsala aveva inizialmente applicato nei suoi confronti una misura interdittiva, ovvero il divieto di esercitare la funzione pubblica, e l’obbligo di dimora nel comune di residenza, ravvisando una solida gravità indiziaria e un concreto rischio di recidiva e inquinamento probatorio.

Successivamente, lo stesso GIP aveva revocato la misura interdittiva. Il Pubblico Ministero, non condividendo la decisione, proponeva appello. Il Tribunale di Palermo, in sede di riesame, annullava del tutto l’ordinanza cautelare per difetto di gravità indiziaria. A questo punto, il Procuratore della Repubblica ricorreva in Cassazione, chiedendo l’annullamento della decisione del Tribunale di Palermo.

La Decisione della Cassazione: Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso del Pubblico Ministero inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato della giurisprudenza di legittimità: la carenza di interesse a ricorrere.

Le Motivazioni: L’Onere del PM e la Carenza di Interesse a Ricorrere

La Corte ha ribadito che il Pubblico Ministero che impugna un’ordinanza di annullamento di una misura cautelare ha l’onere di indicare, a pena di inammissibilità, le ragioni che dimostrano l’attualità e la concretezza delle esigenze cautelari. Questo onere diventa ancora più stringente quando, come nel caso di specie, si verificano due condizioni:

1. Modifica dell’assetto cautelare: La misura originaria era già stata modificata in prima battuta dallo stesso GIP, che aveva revocato il divieto di esercitare la funzione. Questo indeboliva la percezione della persistenza di un pericolo imminente.
2. Assenza di presunzione legale: Il reato contestato (corruzione impropria) non rientra tra quelli per cui l’articolo 275, comma 3, del codice di procedura penale prevede una presunzione di sussistenza delle esigenze cautelari. Di conseguenza, spetta interamente all’accusa dimostrare, con elementi specifici, la necessità della misura.

Nel caso in esame, il ricorso del PM non ha fornito argomentazioni sufficienti a sostegno della persistenza di un concreto e attuale pericolo di recidiva o inquinamento probatorio. Mancando questa dimostrazione, è venuto meno l’interesse stesso all’impugnazione, rendendo il ricorso inammissibile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza rafforza un principio di garanzia fondamentale nel sistema processuale penale. Non è sufficiente per il Pubblico Ministero dissentire da una decisione di annullamento di una misura cautelare; è necessario che il suo ricorso sia supportato da una motivazione robusta che attesti la necessità attuale e concreta della misura restrittiva. In assenza di tale prova, l’interesse a ricorrere del PM viene meno, e l’impugnazione non può superare il vaglio di ammissibilità. La decisione sottolinea come il sistema cautelare debba essere ancorato a pericoli reali e presenti, e non a generiche presunzioni di pericolosità, tutelando così la libertà personale dell’indagato.

Quando è inammissibile il ricorso del Pubblico Ministero contro l’annullamento di una misura cautelare?
Il ricorso è inammissibile per carenza di interesse quando il PM non indica specificamente le ragioni a sostegno dell’attualità e della concretezza delle esigenze cautelari, specialmente se la misura originaria era già stata modificata e il reato non gode di presunzione legale di pericolosità.

Cosa deve dimostrare il Pubblico Ministero per superare il vaglio di ammissibilità in questi casi?
Il Pubblico Ministero deve fornire elementi concreti e attuali che provino la sussistenza di un pericolo di inquinamento probatorio o di reiterazione del reato. Non è sufficiente un generico dissenso rispetto alla decisione impugnata, ma occorre una motivazione specifica sulla necessità della misura nel momento in cui si ricorre.

Per il reato di corruzione impropria esiste una presunzione di esigenze cautelari?
No, sulla base di quanto emerge dalla sentenza, il reato di corruzione impropria non rientra tra quelli per cui l’art. 275, comma 3, c.p.p. prevede una presunzione legale di sussistenza delle esigenze cautelari. Pertanto, l’onere della prova di tali esigenze ricade interamente sull’accusa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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