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Interesse a impugnare: blocco conti e sequestro

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’interesse a impugnare un sequestro preventivo su conti correnti sorge nel momento in cui la banca blocca l’operatività, anche prima dell’esecuzione formale del provvedimento. Secondo la Corte, il blocco del conto costituisce già un effetto pregiudizievole concreto e attuale che legittima il titolare a presentare istanza di riesame, rendendo irrilevante la mancata apprensione materiale delle somme da parte dell’autorità giudiziaria.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Interesse a Impugnare: Quando il Blocco del Conto Anticipa il Sequestro

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 31957/2024 offre un chiarimento cruciale sul momento in cui sorge l’interesse a impugnare un sequestro preventivo disposto su somme giacenti in un conto corrente. La Suprema Corte ha stabilito che l’interesse del destinatario del provvedimento a richiederne il riesame nasce non con l’esecuzione formale del sequestro, ma già nel momento in cui l’istituto bancario procede al blocco dell’operatività del conto. Questa pronuncia consolida un principio di fondamentale importanza pratica per la tutela dei diritti dell’indagato.

I Fatti del Caso

Nel corso di un procedimento penale per reati fiscali, il Giudice per le Indagini Preliminari (G.I.P.) del Tribunale di Roma emetteva un provvedimento di sequestro preventivo, sia diretto che per equivalente, nei confronti di un imprenditore. Il sequestro riguardava saldi attivi, titoli e fondi fino a un importo complessivo di oltre 900.000 euro.

L’interessato proponeva istanza di riesame avverso tale provvedimento. Tuttavia, il Tribunale del riesame dichiarava l’istanza inammissibile. La motivazione? Al momento della presentazione del ricorso, il sequestro non era stato ancora materialmente eseguito. La Guardia di Finanza aveva svolto solo un’attività preliminare di ‘screening’, richiedendo informazioni agli istituti bancari, ma non aveva ancora proceduto all’apprensione formale delle somme. Secondo il Tribunale, mancava quindi un presupposto essenziale: un concreto interesse del ricorrente a impugnare, dato che i suoi beni non erano stati ancora ufficialmente sottratti.

Contro questa decisione, l’indagato ha proposto ricorso per Cassazione, sostenendo che, sebbene non eseguito formalmente, il sequestro aveva già prodotto un effetto concreto e pregiudizievole: il blocco dell’operatività dei suoi conti correnti da parte delle banche.

La Decisione della Corte: l’Interesse a Impugnare e l’Effetto Pregiudizievole

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza impugnata e rinviando la questione al Tribunale del riesame per un nuovo giudizio. Il ragionamento della Suprema Corte è lineare e si fonda su un principio di effettività della tutela giurisdizionale.

Il Collegio ha ribadito un orientamento già consolidato secondo cui, nel caso di sequestro di somme di denaro su un conto, l’esecuzione si articola in una duplice fase:
1. Il blocco dell’operatività del conto da parte della banca.
2. Il successivo trasferimento delle somme sul Fondo Unico di Giustizia (FUG).

Secondo la Corte, l’interesse a impugnare non è legato al completamento dell’intera procedura, ma sorge già con la prima fase. Il blocco del conto, infatti, produce l’effetto principale della misura cautelare: l’indisponibilità delle somme per il titolare. Questo blocco costituisce quello ‘svantaggio processuale’ che la legge richiede come presupposto per l’impugnazione.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che attendere l’esecuzione formale per poter contestare il provvedimento sarebbe contrario alla logica utilitaristica che informa il sistema processuale. L’obiettivo dell’impugnazione è rimuovere una situazione di svantaggio. Tale svantaggio, nel caso specifico, si concretizza nel momento stesso in cui l’indagato perde la disponibilità dei propri fondi a causa dell’iniziativa della banca, la quale, messa sull’avviso dalla richiesta della Polizia Giudiziaria, anticipa di fatto gli effetti del sequestro.

In altre parole, gli effetti del blocco operato dalla banca sono ‘parificabili’ a quelli dell’esecuzione formale del provvedimento giudiziario. Le somme, pur ancora formalmente presenti sul conto, non sono più disponibili per il titolare. Di conseguenza, già da quel preciso istante, sorge in capo all’interessato un interesse concreto e attuale a contestare la legittimità della misura ablatoria. La mancanza di una materiale apprensione dei beni da parte delle autorità diventa, a questi fini, irrilevante.

Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un importante principio di garanzia. Stabilisce in modo inequivocabile che il diritto di difesa tramite l’istanza di riesame può essere esercitato non appena si manifesta il primo effetto pregiudizievole del sequestro, ovvero il blocco dell’operatività del conto corrente. Gli indagati e i loro difensori non devono attendere il completamento della procedura esecutiva per agire. Sarà compito del giudice del rinvio verificare se, al momento della proposizione del riesame, tale blocco fosse già operativo. In caso di esito positivo, dovrà riconoscere la sussistenza dell’interesse a impugnare e procedere con la valutazione nel merito della richiesta.

Quando sorge l’interesse a impugnare un sequestro preventivo su un conto corrente?
Secondo la Corte di Cassazione, l’interesse sorge nel momento in cui l’istituto bancario procede al ‘blocco’ dell’operatività del conto, rendendo le somme indisponibili per il titolare, anche se il sequestro non è stato ancora formalmente eseguito con il trasferimento dei fondi.

È necessario attendere l’esecuzione formale del sequestro per poter presentare istanza di riesame?
No, non è necessario. La sentenza chiarisce che il blocco del conto, anche se attuato dalla banca in via anticipata rispetto all’esecuzione formale, è sufficiente a creare quel pregiudizio concreto che legittima la proposizione dell’istanza di riesame.

Cosa intende la Corte per ‘effetto pregiudizievole’ che giustifica l’impugnazione?
L’effetto pregiudizievole è l’indisponibilità delle somme giacenti sul conto corrente. Anche se i fondi non sono stati ancora materialmente trasferiti alle autorità, il fatto che il titolare del conto non possa più disporne costituisce lo svantaggio processuale che fonda l’interesse ad agire in giudizio per rimuovere la misura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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