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Ingiusta detenzione: ricorso inammissibile se infondato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino straniero detenuto ai fini di estradizione. Sebbene la misura cautelare fosse stata revocata per la mancata formalizzazione della richiesta da parte dello Stato estero, e pur sussistendo l’interesse del ricorrente a ottenere una pronuncia utile per la riparazione per ingiusta detenzione, il ricorso è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte ha stabilito che la valutazione iniziale del pericolo di fuga era corretta e che le censure sulle condizioni carcerarie dello Stato richiedente non costituivano un ostacolo assoluto alla misura cautelare.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ingiusta Detenzione ed Estradizione: Quando l’Interesse al Ricorso non Basta

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 8928/2025, offre un importante chiarimento sul rapporto tra la revoca di una misura cautelare e il diritto a ottenere una pronuncia sull’illegittimità della stessa, ai fini di una futura richiesta di riparazione per ingiusta detenzione. Anche se la detenzione cessa, l’interesse a farne accertare l’illegittimità può persistere. Tuttavia, come dimostra questo caso, tale interesse da solo non è sufficiente se il ricorso originario è manifestamente infondato.

I Fatti del Caso

Un cittadino straniero veniva arrestato in Italia in base a una richiesta di estradizione provvisoria avanzata dalle autorità peruviane. La Corte di Appello di Genova disponeva nei suoi confronti la custodia cautelare in carcere. L’uomo presentava un’istanza per la revoca della misura, che veniva però respinta. Contro tale decisione, proponeva ricorso per Cassazione, lamentando l’insussistenza delle condizioni per l’estradizione a causa delle critiche condizioni delle carceri in Perù.

Successivamente, la stessa Corte di Appello revocava la misura cautelare. Il motivo? Le autorità peruviane non avevano fatto pervenire la domanda formale di estradizione entro il termine di novanta giorni previsto dal trattato bilaterale. Nonostante la riacquistata libertà, il difensore insisteva per la prosecuzione del giudizio in Cassazione, evidenziando l’interesse del suo assistito a ottenere una decisione favorevole per poter poi chiedere la riparazione per l’ingiusta detenzione subita.

La Decisione sulla Riparazione per Ingiusta Detenzione

La Suprema Corte, pur riconoscendo la sussistenza di un interesse giuridicamente rilevante del ricorrente a far esaminare il ricorso, lo ha dichiarato inammissibile perché manifestamente infondato. La Corte ha seguito un doppio binario logico per giungere a questa conclusione.

In primo luogo, ha sottolineato che, nella fase provvisoria che precede la domanda formale di estradizione, la valutazione del giudice italiano sulla misura cautelare si concentra quasi esclusivamente sul pericolo di fuga. Nel caso specifico, la Corte di Appello aveva correttamente motivato la detenzione sulla base della totale assenza di legami (affettivi o lavorativi) dello straniero con il territorio italiano, dove si trovava solo per turismo. Questo profilo, che fondava il concreto pericolo di fuga, non era stato contestato nel ricorso, rendendolo di per sé già inammissibile.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha poi analizzato la seconda censura, quella relativa alle condizioni di sovraffollamento carcerario in Perù. I giudici hanno chiarito che tali questioni non rappresentano ragioni ostative di carattere assoluto che rendono illegittima a priori la detenzione cautelare. Si tratta, invece, di elementi che, se il procedimento di estradizione fosse proseguito, avrebbero richiesto un approfondimento istruttorio. Lo Stato italiano avrebbe dovuto chiedere informazioni integrative al Perù per verificare il trattamento penitenziario specifico che sarebbe stato riservato all’estradando. Solo un esito negativo di tale verifica avrebbe potuto bloccare l’estradizione.

Di conseguenza, evocare tali problematiche non era sufficiente a rendere illegittima la misura cautelare applicata in via provvisoria, la cui unica base, in quella fase, era il pericolo di fuga. Pertanto, essendo entrambi i motivi del ricorso infondati, la Corte ne ha dichiarato l’inammissibilità, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: l’interesse a una pronuncia utile per la riparazione per ingiusta detenzione non sana i vizi originari di un’impugnazione. Se il ricorso contro la misura cautelare è manifestamente infondato nel merito, esso verrà dichiarato inammissibile, precludendo di fatto la possibilità di utilizzare quella via per ottenere l’accertamento di illegittimità necessario alla domanda di indennizzo. La decisione sottolinea la distinzione tra le diverse fasi del procedimento di estradizione e i differenti presupposti che legittimano la restrizione della libertà personale in ciascuna di esse.

È possibile proseguire un ricorso contro una misura cautelare anche dopo che questa è stata revocata?
Sì, è possibile se il ricorrente manifesta e motiva un interesse giuridicamente rilevante, come quello di ottenere una pronuncia favorevole ai fini di una futura richiesta di riparazione per ingiusta detenzione.

Qual è il presupposto principale per la detenzione provvisoria in un procedimento di estradizione, prima che arrivi la domanda formale?
In assenza della domanda formale di estradizione, la verifica del giudice italiano per applicare una misura cautelare si concentra sul presupposto del concreto pericolo di fuga della persona richiesta.

Le cattive condizioni carcerarie dello Stato richiedente rendono automaticamente illegittima la detenzione ai fini di estradizione?
No, secondo la sentenza non costituiscono un ostacolo di carattere assoluto. Sono questioni che, se il procedimento fosse proseguito, avrebbero richiesto un’indagine specifica attraverso la richiesta di informazioni integrative allo Stato richiedente per verificare il trattamento concreto riservato all’estradando.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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