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Ingiusta Detenzione Eredi: il risarcimento agli eredi

La Corte di Cassazione chiarisce le condizioni per il risarcimento per ingiusta detenzione agli eredi. Il diritto sorge solo se i coimputati del defunto sono stati assolti con la formula “il fatto non sussiste” e se risulta incontrovertibile che anche il defunto avrebbe ottenuto la stessa assoluzione. La Corte ha respinto il ricorso degli eredi, confermando che altre formule di proscioglimento dei coimputati non sono sufficienti a fondare la richiesta di indennizzo.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Risarcimento per Ingiusta Detenzione agli Eredi: la Cassazione Chiarisce

Il diritto al risarcimento per ingiusta detenzione si estende agli eredi di un imputato deceduto prima della fine del processo? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17494/2025, offre una risposta precisa, delineando i confini di questo importante istituto di garanzia. La questione dell’ingiusta detenzione eredi è delicata, poiché bilancia il fondamento solidaristico della riparazione con la necessità di un accertamento rigoroso dei fatti. Vediamo cosa ha stabilito la Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla richiesta di risarcimento avanzata dagli eredi di un soggetto che aveva subito un periodo di detenzione cautelare. Il procedimento penale a suo carico si era concluso con un decreto di archiviazione per morte del reo. Successivamente, i coimputati nello stesso procedimento erano stati definitivamente assolti. Gli eredi, ritenendo che l’ingiustizia della detenzione subita dal loro congiunto fosse emersa dall’esito del processo a carico degli altri, hanno avviato l’azione per ottenere la riparazione.

Il Principio dell’Ingiusta Detenzione Eredi

La Corte di Cassazione, richiamando precedenti pronunce e l’orientamento della Corte Costituzionale, ha ribadito un principio fondamentale. Il diritto alla riparazione per ingiusta detenzione può essere riconosciuto in favore degli eredi dell’indagato la cui posizione sia stata archiviata per decesso, ma a condizioni molto specifiche.

Il presupposto essenziale è che, nel prosieguo del procedimento a carico dei coimputati, sia intervenuta una sentenza irrevocabile di assoluzione basata sulla formula “il fatto non sussiste”. Questa formula, infatti, accerta che l’evento storico-materiale alla base dell’accusa non si è mai verificato. L’estensione di tale accertamento al defunto non è automatica, ma richiede una verifica ulteriore.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha spiegato che il cuore della questione risiede nella natura dell’accertamento richiesto al giudice della riparazione. Non si tratta di celebrare un nuovo processo per verificare se il defunto fosse innocente. Il compito del giudice è, invece, quello di accertare in maniera incontrovertibile che, se la persona non fosse deceduta, sarebbe stata anch’essa assolta con la medesima formula adottata per i concorrenti nel reato, ovvero “il fatto non sussiste”.

La Corte ha specificato che questa estensione non è ammissibile se i coimputati sono stati assolti con formule diverse (ad esempio, “per non aver commesso il fatto” o “perché il fatto non costituisce reato”). Queste altre formule implicano valutazioni soggettive o giuridiche che non possono essere automaticamente estese a chi non è più parte del processo. L’insussistenza del fatto, invece, ha una valenza “ontologica”, oggettiva, che può, a certe condizioni, riverberarsi sulla posizione del defunto. Nel caso di specie, il ricorso è stato respinto proprio perché la richiesta degli eredi tendeva a ottenere dal giudice della riparazione una valutazione di merito che esulava dai suoi poteri, sollecitando un’interpretazione estensiva non consentita.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza n. 17494/2025 consolida un orientamento rigoroso sul tema dell’ingiusta detenzione eredi. Il risarcimento è possibile, ma solo in un’ipotesi circoscritta: l’assoluzione irrevocabile dei coimputati perché “il fatto non sussiste”. Gli eredi hanno l’onere di dimostrare che, sulla base del medesimo materiale probatorio, l’esito assolutorio per il loro congiunto sarebbe stato una conseguenza inevitabile e certa, e non solo probabile. Questa pronuncia riafferma la natura eccezionale dell’estensione del giudicato a soggetti terzi, anche quando mossa da principi solidaristici, ancorandola a un criterio di accertamento oggettivo e incontrovertibile.

Gli eredi di un indagato deceduto hanno sempre diritto al risarcimento se i coimputati vengono assolti?
No, non sempre. Il diritto sorge solo a condizioni molto specifiche, legate principalmente alla formula con cui i coimputati sono stati assolti.

Quale formula di assoluzione dei coimputati è necessaria per poter richiedere la riparazione per ingiusta detenzione per il defunto?
È necessaria la sentenza irrevocabile di assoluzione con la formula “il fatto non sussiste”. Altre formule di proscioglimento non sono sufficienti a fondare la richiesta di riparazione per gli eredi.

Cosa deve accertare il giudice della riparazione in questi casi?
Il giudice deve accertare in maniera incontrovertibile che anche il soggetto deceduto, se non fosse morto prima della conclusione del procedimento, sarebbe stato assolto con la medesima formula (“il fatto non sussiste”) adottata per i suoi coimputati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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