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Ingiusta detenzione e prescrizione: quando spetta?

La Corte di Cassazione ha stabilito che non spetta la riparazione per ingiusta detenzione se la custodia cautelare era fondata su più reati e, nonostante l’assoluzione per uno di essi, per un altro è intervenuta la prescrizione. Se il reato prescritto era di per sé sufficiente a giustificare la misura cautelare, il diritto all’indennizzo viene meno, a meno che la detenzione subita non superi la pena massima prevista per quel reato.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ingiusta detenzione e prescrizione: un diritto all’indennizzo che svanisce

Il diritto alla riparazione per ingiusta detenzione rappresenta un pilastro di civiltà giuridica, volto a compensare chi ha subito una restrizione della libertà personale rivelatasi poi infondata. Tuttavia, la strada per ottenere tale indennizzo può essere complessa, specialmente in casi di processi con più capi d’imputazione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 9305 del 2024, chiarisce un punto cruciale: cosa accade quando l’imputato viene assolto per un reato, ma un altro, per il quale era ugualmente detenuto, si estingue per prescrizione? La risposta della Corte è netta e merita un’attenta analisi.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un uomo sottoposto a custodia cautelare in carcere per due gravi ipotesi di reato: partecipazione ad associazione di tipo mafioso e detenzione e porto illegale di arma da sparo. Dopo un lungo iter giudiziario, l’esito processuale è stato duplice. Da un lato, l’imputato è stato definitivamente assolto dall’accusa di associazione mafiosa. Dall’altro, il reato relativo alle armi, per il quale era stato condannato in primo grado, è stato dichiarato estinto per intervenuta prescrizione dalla Corte d’Appello.

Forte dell’assoluzione dal reato più grave, l’uomo ha presentato domanda di riparazione per l’ingiusta detenzione subita. La Corte d’Appello, però, ha respinto la sua richiesta, portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione.

L’impatto della prescrizione sul diritto all’ingiusta detenzione

Il nodo centrale della questione è se un proscioglimento con una formula non di merito, come la prescrizione, per uno dei reati che hanno giustificato la misura cautelare, possa bloccare il diritto all’indennizzo, anche a fronte di un’assoluzione piena per le altre accuse. La Corte di Cassazione ha confermato l’orientamento consolidato, dichiarando inammissibile il ricorso e negando il diritto alla riparazione.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su un principio fondamentale dei processi cumulativi. Quando la custodia cautelare è disposta per più reati, è necessario che l’imputato venga prosciolto nel merito per tutte le imputazioni che la giustificavano.

Il proscioglimento per prescrizione, non essendo una valutazione sul merito della colpevolezza o innocenza, impedisce di considerare “ingiusta” la detenzione. Se anche uno solo dei reati contestati, idoneo di per sé a legittimare la carcerazione, si conclude con la prescrizione, il diritto alla riparazione viene meno. Questo perché non si è accertato con una sentenza di merito che la detenzione per quel capo d’imputazione fosse effettivamente ingiusta.

La Corte ha inoltre specificato che l’unica via per l’imputato per ottenere l’indennizzo sarebbe stata quella di rinunciare alla prescrizione e chiedere una prosecuzione del giudizio fino a ottenere un’assoluzione nel merito anche per il reato minore. Scegliendo di avvalersi della prescrizione, ha implicitamente accettato una chiusura del processo che non permette di escludere la sua responsabilità e, di conseguenza, di qualificare come ingiusta la detenzione sofferta.

Infine, i giudici hanno chiarito che non rilevano, in sede di riparazione, eventuali vizi procedurali della misura cautelare (come la violazione dei principi di proporzionalità e adeguatezza), i quali devono essere fatti valere nelle sedi e con gli strumenti appositi, come il riesame.

Le conclusioni

La sentenza ribadisce un principio di grande importanza pratica. Nei casi di imputazioni multiple, l’esito di ogni singola accusa è determinante per il diritto all’indennizzo per ingiusta detenzione. Un’assoluzione, anche dal reato più grave, non è sufficiente se per un’altra imputazione, che da sola avrebbe giustificato la detenzione, interviene la prescrizione. Questa decisione sottolinea la cruciale scelta strategica che l’imputato e il suo difensore devono compiere: accettare la via più rapida della prescrizione o perseguire una piena assoluzione nel merito, unica strada per poter poi richiedere un giusto ristoro per il tempo trascorso ingiustamente in detenzione.

Se vengo assolto da un reato ma un altro per cui ero detenuto cade in prescrizione, ho diritto alla riparazione per ingiusta detenzione?
No, secondo la sentenza, se il reato prescritto era di per sé sufficiente a giustificare la misura cautelare, il proscioglimento per prescrizione impedisce il riconoscimento del diritto alla riparazione, anche se si è stati assolti con formula piena per altri reati.

Perché la prescrizione di un reato impedisce il risarcimento per ingiusta detenzione?
Perché la prescrizione è una causa di estinzione del reato che non entra nel merito della colpevolezza o innocenza dell’imputato. Di conseguenza, non accerta che la detenzione sofferta per quel reato fosse ‘ingiusta’. Il diritto all’indennizzo sorge solo quando viene accertata nel merito l’innocenza per tutte le imputazioni che hanno fondato la misura cautelare.

Cosa avrebbe potuto fare l’imputato per ottenere la riparazione anche in presenza di un reato a rischio prescrizione?
L’imputato avrebbe dovuto rinunciare espressamente alla prescrizione e chiedere la prosecuzione del processo per il reato in questione, con l’obiettivo di ottenere una sentenza di assoluzione nel merito. Solo un’assoluzione piena per tutti i reati contestati avrebbe aperto la strada alla richiesta di indennizzo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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