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Indennità di custodia al proprietario: quando è esclusa

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1229/2024, ha stabilito che l’indennità di custodia per beni sottoposti a sequestro penale non spetta al proprietario, neanche se comproprietario. La Corte ha chiarito che sia il compenso per la custodia sia il rimborso delle spese sono previsti solo per un custode che sia un soggetto terzo, diverso dal titolare del bene. Di conseguenza, le spese di locazione sostenute dal proprietario per conservare i beni sono state ritenute costi ordinari di gestione e non spese rimborsabili.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Indennità di Custodia al Proprietario: la Cassazione Nega il Compenso

La Corte di Cassazione ha recentemente affrontato un caso di grande interesse pratico, chiarendo un principio fondamentale in materia di sequestro penale. La questione centrale riguarda il diritto all’indennità di custodia del proprietario: spetta un compenso a chi custodisce i propri beni dopo che sono stati sequestrati dall’autorità giudiziaria? Con la sentenza qui in esame, la Suprema Corte ha dato una risposta negativa, delineando in modo netto i confini tra gli obblighi del proprietario e i diritti del custode terzo.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un procedimento penale nel quale erano state sequestrate numerose opere d’arte e altri beni mobili. Tali beni, di proprietà di due fratelli e di una società a loro riconducibile, erano stati affidati in custodia a uno dei comproprietari. A seguito della conclusione del procedimento, i beni sono stati restituiti ai legittimi proprietari.

Successivamente, i proprietari hanno avviato un incidente di esecuzione chiedendo la liquidazione di due diverse voci:
1. Un’indennità per l’attività di custodia svolta da uno dei comproprietari.
2. Il rimborso delle spese sostenute dalla società per il canone di locazione di un immobile, appositamente adibito alla conservazione delle opere d’arte sequestrate.

La Corte d’Appello, in funzione di giudice dell’esecuzione, aveva già rigettato entrambe le richieste. Contro tale decisione, i proprietari hanno proposto ricorso in Cassazione, sostenendo di avere diritto al compenso e al rimborso almeno per la quota di due terzi, corrispondente alla proprietà degli altri due soggetti.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi infondati, confermando integralmente la decisione della Corte d’Appello. La decisione si basa su una chiara e rigorosa interpretazione della normativa di riferimento, in particolare dell’articolo 58 del D.Lgs. 115/2002 (Testo Unico sulle spese di giustizia).

Le Motivazioni: la netta distinzione tra proprietario e custode terzo

Il cuore della motivazione della Corte risiede nella lettera della legge. L’art. 58 citato stabilisce che l’indennità per la custodia e la conservazione spetta “al custode, diverso dal proprietario o avente diritto”. La norma, quindi, crea una distinzione invalicabile: il compenso è previsto unicamente quando l’incarico di custodia è affidato a un soggetto terzo, estraneo alla proprietà del bene.

Secondo la Cassazione, non spetta alcuna indennità di custodia al proprietario perché l’onere di conservare i propri beni è un dovere insito nel diritto di proprietà stesso. Il sequestro non crea un nuovo obbligo di custodia meritevole di compenso, ma si limita a vincolare un bene la cui conservazione grava già sul suo titolare.

La Corte ha inoltre precisato che il principio non cambia in caso di comproprietà. Essere comproprietario significa essere “proprietario pro quota”, ma non cessa di essere proprietario. Di conseguenza, anche il comproprietario che custodisce il bene comune non può essere qualificato come “custode diverso dal proprietario” e non ha diritto ad alcun emolumento.

Per quanto riguarda la richiesta di rimborso delle spese di locazione, la Corte ha applicato un ragionamento analogo. Il comma 3 dell’art. 58 prevede il rimborso delle sole spese “indispensabili per la specifica conservazione del bene”. Nel caso specifico, i giudici hanno ritenuto che i canoni di locazione non rientrassero in questa categoria, configurandosi piuttosto come spese ordinarie connesse alla qualità di proprietario, che sarebbero state sostenute a prescindere dal provvedimento di sequestro. Erano, in sostanza, costi di gestione della proprietà, non costi straordinari generati dal vincolo giudiziario.

Le Conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

La pronuncia della Cassazione consolida un principio di notevole importanza pratica. Chi subisce un sequestro penale sui propri beni e viene nominato custode degli stessi non può avanzare pretese economiche nei confronti dello Stato per questa attività. L’obbligo di conservazione è considerato una naturale conseguenza del diritto di proprietà.

Le uniche spese rimborsabili sono quelle straordinarie e strettamente indispensabili, che il proprietario può dimostrare di aver sostenuto specificamente a causa e per effetto del sequestro, e che non avrebbe altrimenti affrontato. La sentenza, pertanto, invita a una valutazione rigorosa della natura delle spese, distinguendo tra costi ordinari di gestione e costi eccezionali imposti dal vincolo giudiziario. Per i proprietari, ciò significa che l’onere economico della custodia dei propri beni sequestrati resta, in via di principio, a loro carico.

Spetta un’indennità di custodia al proprietario dei beni sequestrati?
No, la sentenza chiarisce che l’art. 58 del d.lgs. 115/2002 esclude esplicitamente che l’indennità di custodia spetti al proprietario dei beni, in quanto tale compenso è previsto solo per un custode che sia un soggetto terzo.

Se un bene è in comproprietà, il comproprietario che lo custodisce ha diritto a una quota dell’indennità?
No, la Corte ha stabilito che essere comproprietario non cambia la natura del rapporto. Anche il comproprietario è un “proprietario” ai sensi della norma e, pertanto, non ha diritto ad alcuna indennità di custodia, neppure in quota parte.

Le spese di locazione per conservare i beni sequestrati sono rimborsabili?
Secondo la sentenza, tali spese non sono rimborsabili se non sono considerate “indispensabili per la specifica conservazione del bene”. Nel caso di specie, sono state ritenute spese ordinarie connesse alla qualità di proprietario, che sarebbero state sostenute anche in assenza del sequestro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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