LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Indagini difensive preventive: no accesso a luoghi privati

La Corte di Cassazione ha stabilito che il diniego del Giudice di autorizzare l’accesso a luoghi privati per lo svolgimento di indagini difensive preventive non costituisce un atto abnorme. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché tale diniego non paralizza il procedimento, potendo la parte interessata avviare l’azione penale tramite una denuncia e solo successivamente richiedere l’accesso.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Indagini Difensive Preventive: i Limiti all’Accesso in Luoghi Privati

Le indagini difensive preventive rappresentano uno strumento fondamentale per la tutela dei diritti dei cittadini, consentendo al difensore di raccogliere elementi di prova ancor prima che venga formalizzata un’accusa. Tuttavia, i poteri del difensore in questa fase non sono illimitati. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito i confini di tale attività, specificando che non è possibile ottenere l’autorizzazione del giudice per accedere a luoghi privati quando un procedimento penale non è ancora stato avviato. Analizziamo insieme la decisione e le sue implicazioni pratiche.

Il Caso in Esame

I proprietari di un terreno agricolo sospettavano che su due particelle adiacenti, di cui non avevano la disponibilità, fosse stata realizzata una discarica abusiva di rifiuti pericolosi. Preoccupati per i rischi ambientali e per la propria attività di agricoltori e allevatori, tramite il loro difensore, hanno presentato un’istanza al Giudice per le indagini preliminari (G.i.p.). La richiesta, formulata ai sensi dell’art. 391-septies del codice di procedura penale, mirava ad ottenere l’autorizzazione per accedere a tali luoghi al fine di svolgere attività investigative.

Il G.i.p. ha respinto la richiesta, sostenendo che l’attività difensiva non può estendersi ad atti che, per loro natura, richiedono un’autorizzazione o un intervento dell’autorità giudiziaria in una fase pre-procedimentale. Contro questo diniego, i ricorrenti si sono rivolti direttamente alla Corte di Cassazione, sostenendo che il provvedimento fosse ‘abnorme’, in quanto creava un ostacolo insuperabile all’esercizio del diritto di difesa.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la correttezza della decisione del G.i.p. Il fulcro della sentenza ruota attorno al concetto di ‘atto abnorme’ e alla natura delle indagini difensive preventive.

L’atto abnorme nel processo penale

Un provvedimento giudiziario è considerato ‘abnorme’ solo in due casi: quando è strutturalmente anomalo, cioè si pone al di fuori del sistema processuale, oppure quando è funzionalmente anomalo, ossia provoca una stasi irrimediabile del procedimento. Secondo la Cassazione, il diniego del G.i.p. non rientra in nessuna di queste categorie.

I limiti delle indagini difensive preventive

La Corte ha ribadito che le investigazioni difensive sono ammesse solo per atti che non richiedono un’autorizzazione giudiziaria, come colloqui non documentati o ricezione di dichiarazioni scritte. L’accesso a luoghi privati o non aperti al pubblico, disciplinato dall’art. 391-septies c.p.p., è un’eccezione che necessita del via libera del giudice. Tuttavia, tale potere può essere esercitato solo quando un procedimento penale è già in corso. In fase preventiva, il difensore non può chiedere al giudice di autorizzare atti che invadono la sfera giuridica di terzi. Il provvedimento del G.i.p., pertanto, non è ‘fuori sistema’ ma è una corretta applicazione delle norme vigenti.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione principale della Corte si fonda sulla distinzione tra la fase delle indagini preventive e quella successiva all’iscrizione della notizia di reato. Dal punto di vista funzionale, il diniego del giudice non crea una paralisi insuperabile. I ricorrenti, infatti, non sono privi di tutela. La Cassazione chiarisce che la strada corretta da percorrere è quella di presentare una denuncia formale. Una volta che il Pubblico Ministero avrà iscritto la notizia di reato e avviato un procedimento, la difesa potrà avanzare nuovamente la richiesta di accesso ai luoghi, questa volta all’interno di una cornice procedimentale definita che ne consente l’autorizzazione.

In sostanza, il diniego non impedisce l’esercizio del diritto di difesa, ma lo indirizza verso le corrette procedure previste dalla legge. Non si tratta di una stasi del processo, anche perché, in questa fase, un processo vero e proprio non esiste ancora.

Conclusioni

Questa sentenza traccia una linea netta sui poteri del difensore nella fase delle indagini difensive preventive. L’implicazione pratica è chiara: se per raccogliere elementi di prova è necessario compiere un atto che richiede l’autorizzazione del giudice, come l’accesso a un’area privata, la difesa deve prima innescare l’avvio di un procedimento penale tramite una denuncia o querela. Solo successivamente, con un fascicolo aperto, sarà possibile chiedere al giudice di autorizzare tali attività investigative. La decisione riafferma il principio secondo cui i poteri di indagine, specialmente quelli invasivi, devono essere esercitati all’interno del rigoroso perimetro disegnato dal codice di procedura penale, bilanciando il diritto di difesa con la tutela dei diritti dei terzi.

È possibile per un difensore ottenere l’autorizzazione del giudice per accedere a un luogo privato durante le indagini difensive preventive?
No, la sentenza chiarisce che in fase di indagini preventive, cioè prima che sia stato avviato un procedimento penale, il giudice non può autorizzare l’accesso a luoghi privati, poiché tale atto richiede l’intervento dell’autorità giudiziaria previsto solo a procedimento già instaurato.

Il diniego del G.i.p. a un’istanza di accesso a luoghi privati per indagini preventive è un atto “abnorme” e quindi impugnabile in Cassazione?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale diniego non è un atto abnorme né dal punto di vista strutturale (perché rientra nel sistema processuale) né funzionale (perché non causa una stasi irrimediabile del procedimento). Di conseguenza, non è direttamente impugnabile in Cassazione.

Cosa può fare un cittadino se il giudice nega l’accesso a un luogo per indagini difensive preventive?
Il cittadino, tramite il suo difensore, deve dare impulso all’iscrizione di un procedimento penale presentando una denuncia. Una volta che il procedimento è formalmente avviato, potrà presentare una nuova istanza al pubblico ministero o al giudice per ottenere l’autorizzazione all’accesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati