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Incompetenza territoriale: quando il ricorso è nullo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata avverso un’ordinanza che rigettava la sua eccezione di incompetenza territoriale. La Suprema Corte ha chiarito che tale eccezione deve essere sollevata entro termini precisi, stabiliti dall’art. 491 c.p.p., e non può essere oggetto di un ricorso autonomo, ma va riproposta con l’impugnazione della sentenza finale. La manifesta infondatezza del ricorso ha comportato la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Incompetenza Territoriale: Limiti e Tempistiche del Ricorso in Cassazione

Nel processo penale, la scelta del giudice competente a decidere è una questione fondamentale, garanzia di un giusto processo. L’eccezione di incompetenza territoriale rappresenta lo strumento con cui le parti possono contestare la scelta del foro, ma il suo utilizzo è soggetto a regole procedurali molto rigide. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i confini e le conseguenze di un ricorso presentato al di fuori dei binari previsti dalla legge.

I Fatti del Caso: un Ricorso Fuori Tempo Massimo

Il caso analizzato trae origine dal ricorso presentato da un’imputata contro l’ordinanza del Giudice dell’Udienza Preliminare (GUP) di un tribunale. Il GUP aveva respinto l’eccezione di incompetenza per territorio sollevata dalla difesa. L’imputata, ritenendo errata la decisione del giudice, decideva di impugnare tale ordinanza direttamente dinanzi alla Corte di Cassazione, chiedendone l’annullamento.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile senza neppure entrare nel merito della questione. La decisione si fonda su un principio cardine della procedura penale: non tutte le decisioni interlocutorie del giudice possono essere impugnate immediatamente. Per l’eccezione di incompetenza territoriale, la legge prevede una strada ben definita, che la ricorrente non aveva seguito.

Di conseguenza, la Corte non solo ha respinto il ricorso, ma ha anche condannato la ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende, a causa della manifesta infondatezza dell’impugnazione.

Le Motivazioni: Regole Precise sull’Incompetenza Territoriale

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su consolidate interpretazioni delle norme procedurali, ribadendo due concetti chiave.

La Regola Generale dell’Art. 491 c.p.p.

Il Codice di procedura penale, all’articolo 491, stabilisce un termine perentorio per sollevare le cosiddette questioni preliminari, tra cui rientra l’incompetenza territoriale. Tale eccezione deve essere presentata subito dopo la costituzione delle parti in giudizio. Se il giudice la respinge, come nel caso di specie, la parte non può presentare un ricorso immediato. La questione potrà essere riproposta solo come motivo di appello contro la sentenza finale che concluderà quel grado di giudizio. In pratica, la legge impone di “attendere” la fine del processo prima di poter ridiscutere la competenza del giudice.

L’Eccezione non Applicabile dell’Art. 24-bis c.p.p.

Esiste una deroga a questa regola generale, introdotta di recente con la Riforma Cartabia (art. 24-bis c.p.p.). Questa norma consente al giudice, in casi di particolare complessità o quando la questione viene sollevata d’ufficio, di rimettere la decisione sulla competenza direttamente alla Corte di Cassazione. Tuttavia, la Corte ha specificato che questa procedura speciale non era applicabile al caso in esame, che rientrava pienamente nella gestione ordinaria dell’eccezione di parte.

Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche della Decisione

L’ordinanza in esame offre un importante monito per gli operatori del diritto. La tempestività e la correttezza procedurale sono essenziali. Contestare l’incompetenza territoriale al di fuori dei termini e con strumenti non previsti dalla legge non solo è inutile, ma è anche dannoso. Un ricorso dichiarato inammissibile per “manifesta infondatezza” comporta una presunzione di colpa in capo al ricorrente, che si traduce in una condanna economica certa. La decisione ribadisce quindi che le vie dell’impugnazione sono tassative e che tentare di forzare le regole procedurali non solo non porta al risultato sperato, ma aggrava la posizione processuale ed economica della parte.

Quando si può contestare l’incompetenza territoriale di un giudice?
L’eccezione di incompetenza territoriale deve essere sollevata dalle parti nel rispetto del termine perentorio previsto dall’articolo 491 del codice di procedura penale, ovvero subito dopo la costituzione delle parti in giudizio.

È possibile fare ricorso in Cassazione contro un’ordinanza che respinge l’eccezione di incompetenza territoriale?
No, non è possibile impugnare autonomamente e immediatamente tale ordinanza. La questione, se rigettata, può essere riproposta soltanto come motivo di impugnazione contro la sentenza finale, salvo i casi eccezionali di rinvio pregiudiziale previsti dall’art. 24-bis c.p.p.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso per manifesta infondatezza?
Comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, poiché la legge presume una colpa nella proposizione di un’impugnazione palesemente priva di fondamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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