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Incompetenza territoriale: inammissibile il ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato contro un’ordinanza di custodia cautelare. La decisione si fonda sulla carenza di interesse a ricorrere, sorta dopo che il Tribunale del riesame aveva dichiarato l’incompetenza territoriale del giudice che aveva emesso la misura. Secondo la Corte, una volta accertata l’incompetenza territoriale, la sorte della misura cautelare dipende unicamente dalla nuova decisione del giudice competente, rendendo superfluo il giudizio sulla legittimità dell’atto originario.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Incompetenza territoriale: quando il ricorso in Cassazione diventa inammissibile

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un’importante questione procedurale: la sorte del ricorso contro una misura cautelare quando, nel frattempo, il Tribunale del riesame ha dichiarato l’incompetenza territoriale del giudice che l’aveva emessa. La Corte ha stabilito che, in tale scenario, l’indagato perde l’interesse a impugnare, rendendo il ricorso inammissibile. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un’ordinanza del Giudice per le indagini preliminari (GIP) del Tribunale di Savona, che applicava la custodia cautelare in carcere a un individuo per reati legati agli stupefacenti. L’indagato si rivolgeva al Tribunale del riesame di Genova, il quale, pur confermando parzialmente l’impianto accusatorio, accoglieva un’eccezione fondamentale: dichiarava l’incompetenza territoriale del GIP di Savona, indicando come competente quello di Imperia.

Contestualmente, il Tribunale del riesame respingeva un’altra eccezione sollevata dalla difesa, relativa alla presunta nullità dell’avviso di fissazione dell’interrogatorio di garanzia per omessa notifica al difensore di fiducia.

Contro questa decisione, l’indagato proponeva ricorso per cassazione, insistendo proprio sulla nullità assoluta e insanabile derivante dalla mancata notifica al proprio avvocato.

Il Principio di Diritto: Incompetenza territoriale e carenza di interesse

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, non entrando nel merito della questione sulla nullità, ma soffermandosi su un aspetto preliminare e decisivo: la carenza di interesse del ricorrente.

Il ragionamento della Suprema Corte si basa sull’articolo 27 del codice di procedura penale. Una volta che il Tribunale del riesame dichiara l’incompetenza di un giudice, gli atti vengono trasmessi a quello ritenuto competente. Quest’ultimo ha un termine di venti giorni per decidere se emettere una nuova misura cautelare. Si aprono così due scenari:

1. Il nuovo giudice emette una nuova ordinanza: In questo caso, lo status libertatis dell’indagato è regolato dal nuovo provvedimento, e quello originario, emesso dal giudice incompetente, perde ogni efficacia.
2. Il nuovo giudice non emette una nuova ordinanza entro 20 giorni: In questo caso, la misura originaria perde automaticamente efficacia.

In entrambe le situazioni, l’ordinanza impugnata in Cassazione è destinata a essere superata dagli eventi. Pertanto, l’indagato non ha più un interesse concreto e attuale a ottenerne l’annullamento.

L’Interesse ai Fini della Riparazione per Ingiusta Detenzione

La difesa potrebbe sostenere che un interesse residuo esista ai fini di una futura richiesta di riparazione per ingiusta detenzione. Tuttavia, la Cassazione, richiamando un orientamento consolidato delle Sezioni Unite, ha chiarito che tale interesse non può essere presunto. Deve essere oggetto di una specifica e motivata deduzione da parte del ricorrente, che deve spiegare in termini concreti quale pregiudizio deriverebbe dal mancato annullamento dell’ordinanza originaria. Nel caso di specie, tale deduzione non era stata fornita.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Le motivazioni della Corte sono chiare e lineari. L’ordinamento processuale, attraverso il meccanismo previsto dall’art. 27 c.p.p., offre una soluzione che assorbe e supera le eventuali nullità del provvedimento emesso dal giudice incompetente. Il fulcro della tutela dell’indagato si sposta dalla validità del vecchio atto alla decisione che verrà presa dal nuovo giudice, quello territorialmente competente. Qualsiasi censura contro l’ordinanza originaria diventa, di fatto, irrilevante, poiché quell’atto è ormai privo di incidenza sulla libertà personale dell’individuo.

La Corte sottolinea come l’interesse ad impugnare non sia un concetto astratto, ma debba essere concreto e attuale. Nel momento in cui la decisione sull’incompetenza territoriale viene presa, l’unica questione rilevante per l’indagato è cosa deciderà il nuovo giudice. Impugnare il vecchio provvedimento sarebbe un’azione processualmente inutile.

Conclusioni

La sentenza consolida un importante principio di economia processuale e di effettività della tutela. La declaratoria di incompetenza territoriale da parte del Tribunale del riesame neutralizza l’interesse a contestare l’ordinanza cautelare originaria. La difesa deve quindi concentrare le proprie energie sul procedimento che si apre davanti al nuovo giudice competente, poiché è da quella sede che deriveranno le decisioni effettive sulla libertà personale dell’assistito. La decisione ribadisce, inoltre, che l’eventuale interesse legato a una futura richiesta di riparazione per ingiusta detenzione deve essere esplicitato e argomentato concretamente nel ricorso, non potendo essere semplicemente presunto.

È possibile impugnare in Cassazione un’ordinanza cautelare se il Tribunale del riesame ha dichiarato l’incompetenza territoriale del giudice che l’ha emessa?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che in questo caso il ricorso è inammissibile per carenza di interesse. La sorte della misura dipende ormai esclusivamente dalla decisione del nuovo giudice competente, rendendo irrilevante un giudizio sull’atto originario.

Cosa succede alla misura cautelare dopo la dichiarazione di incompetenza territoriale?
Gli atti vengono trasmessi al giudice competente, il quale ha 20 giorni per emettere una nuova misura. Se emette una nuova misura, questa sostituisce la precedente. Se non provvede entro il termine, la misura originaria perde automaticamente efficacia.

L’interesse a chiedere un futuro risarcimento per ingiusta detenzione è sufficiente per rendere ammissibile il ricorso?
No, non è sufficiente se non viene specificamente dedotto e motivato. Secondo la Corte, il ricorrente deve dimostrare in termini concreti il pregiudizio che subirebbe dal mancato annullamento dell’ordinanza originaria ai fini di una futura richiesta di riparazione; tale interesse non può essere presunto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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