LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Incompatibilità giudice riesame: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato che sollevava la questione di incostituzionalità riguardo l’incompatibilità del giudice del riesame. La Corte ha stabilito che non sussiste incompatibilità se lo stesso collegio giudicante riesamina una misura cautelare dopo un annullamento con rinvio, poiché il procedimento ‘de libertate’ non costituisce un giudizio di merito. La sentenza ha confermato che tale principio, consolidato in giurisprudenza, si applica specificamente alle ordinanze cautelari e non alle sentenze definitive.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 10 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Incompatibilità giudice riesame: la Cassazione conferma la regola

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 543/2025, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale: l’incompatibilità del giudice del riesame. La questione centrale verte sulla possibilità che lo stesso collegio giudicante, la cui decisione su una misura cautelare è stata annullata dalla Suprema Corte, possa nuovamente deliberare sul medesimo caso in sede di rinvio. La risposta della Corte è stata chiara e in linea con un orientamento ormai consolidato: non sussiste alcuna incompatibilità.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da un’ordinanza che disponeva gli arresti domiciliari per un indagato. Contro tale misura, la difesa proponeva istanza al Tribunale del riesame, che la rigettava. Successivamente, la Corte di Cassazione annullava con rinvio questa prima decisione, rilevando una lacuna motivazionale riguardo all’effettiva esistenza e disponibilità dei verbali di intercettazione, posti a fondamento della misura.

Il caso tornava quindi davanti allo stesso Tribunale del riesame, composto dai medesimi magistrati, che, colmando la lacuna, confermava nuovamente la misura cautelare. La difesa proponeva un nuovo ricorso per cassazione, basato su due motivi principali: la presunta inutilizzabilità delle intercettazioni e, soprattutto, la questione di legittimità costituzionale relativa alla composizione del collegio giudicante.

La Questione Giuridica: tra Intercettazioni e Incompatibilità Giudice Riesame

Il ricorrente sosteneva che il Tribunale del riesame avesse violato il principio del giusto processo. A suo avviso, i giudici che avevano già espresso una valutazione, poi annullata, non avrebbero potuto riesaminare il caso con la necessaria imparzialità. Si chiedeva, in sostanza, di sollevare una questione di legittimità costituzionale dell’art. 34 cod. proc. pen., nella parte in cui non prevede l’incompatibilità del giudice in tale specifica ipotesi.

In secondo luogo, si insisteva sulla mancanza agli atti dei verbali di ascolto e trascrizione delle intercettazioni, un vizio che, secondo la difesa, rendeva gli esiti delle operazioni inutilizzabili e che non era stato sanato nemmeno nel giudizio di rinvio.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato in ogni sua parte.

Sulla questione delle intercettazioni

In primo luogo, la Corte ha osservato come il Tribunale del riesame, nella sua seconda pronuncia, avesse adempiuto al mandato ricevuto dalla Cassazione. Aveva infatti condotto un’attenta analisi degli atti processuali, accertando non solo l’esistenza dei verbali di inizio, fine e riassuntivi delle operazioni, ma anche la piena disponibilità per la difesa di tutti gli elementi, inclusi i cosiddetti “brogliacci” e i file audio, tramite un supporto digitale. Questa verifica, essendo una constatazione di fatto adeguatamente motivata, non è sindacabile in sede di legittimità.

Sulla manifesta infondatezza dell’incompatibilità del giudice del riesame

Il cuore della sentenza risiede nell’analisi della questione di incompatibilità. La Corte ha ribadito un principio giurisprudenziale pacifico: l’incompatibilità a giudicare, finalizzata a prevenire che un magistrato sia influenzato da precedenti decisioni prese sul medesimo fatto, non si applica ai procedimenti cautelari de libertate dopo un annullamento con rinvio.

Le ragioni di questa scelta normativa e giurisprudenziale sono precise:
1. Natura del procedimento: Il giudizio di riesame su una misura cautelare non comporta un accertamento sul merito della colpevolezza, ma una valutazione sommaria sulla base degli indizi disponibili. Non è una “sentenza”, ma un’ordinanza incidentale.
2. Identità di fase: La decisione del riesame, anche dopo il rinvio, si colloca sempre all’interno della medesima fase cautelare. L’incompatibilità, invece, è pensata per evitare che un giudice che si è pronunciato in una fase (es. GIP) possa poi giudicare in una fase diversa e successiva (es. dibattimento).
3. Dato normativo: L’art. 623 cod. proc. pen. impone la designazione di un giudice diverso solo per il giudizio di rinvio che segue l’annullamento di una sentenza, non di un’ordinanza cautelare.

La Corte ha specificato che una decisione cautelare non può assumere “valore pregiudicante” rispetto a un’altra decisione della stessa natura, anche se successiva e sullo stesso oggetto.

Conclusioni

In conclusione, la sentenza conferma che la partecipazione degli stessi magistrati al collegio del riesame in sede di rinvio è pienamente legittima. Questa interpretazione bilancia l’esigenza di celerità dei procedimenti cautelari con la garanzia di imparzialità, ritenendo che quest’ultima non sia compromessa, data la natura non definitiva e non di merito della delibazione richiesta al Tribunale della libertà. La questione di legittimità costituzionale è stata quindi ritenuta manifestamente infondata, consolidando un orientamento che distingue nettamente la funzione cautelare da quella di giudizio.

I medesimi giudici del Tribunale del riesame possono decidere nuovamente su un caso dopo che la loro precedente ordinanza è stata annullata dalla Cassazione?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che non sussiste alcuna incompatibilità, poiché il procedimento di riesame di una misura cautelare si svolge all’interno della stessa fase processuale e non comporta un giudizio sul merito della colpevolezza.

Perché in questo caso non si applica il principio di incompatibilità del giudice?
Il principio di incompatibilità mira a prevenire che un giudice sia condizionato da una precedente valutazione di merito. Nel riesame cautelare (‘de libertate’), il giudice compie una valutazione sommaria e provvisoria, non un accertamento definitivo di responsabilità. Pertanto, una decisione cautelare non pregiudica la successiva, anche se emessa dallo stesso giudice.

Qual è la differenza tra l’annullamento di un’ordinanza cautelare e quello di una sentenza ai fini della composizione del giudice del rinvio?
La legge (art. 623 cod. proc. pen.) prevede espressamente che, dopo l’annullamento di una sentenza, il giudizio di rinvio debba essere tenuto da un giudice diverso. Questa regola non si estende, per consolidata giurisprudenza, all’annullamento di ordinanze cautelari, per le quali è ammesso che a decidere sia lo stesso collegio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati