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Incompatibilità del giudice: annullata sentenza d’appello

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d’Appello che dichiarava un appello inammissibile perché tardivo. La ragione risiede nell’incompatibilità del giudice del collegio d’appello, il quale aveva già agito come Giudice dell’Udienza Preliminare nello stesso procedimento. Poiché la decisione è stata presa ‘de plano’ (senza udienza), l’imputato non ha potuto esercitare il diritto di ricusazione, legittimando la contestazione della nullità assoluta direttamente in Cassazione.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Incompatibilità del giudice: la Cassazione annulla la decisione d’appello

Il principio di imparzialità del giudice è un pilastro fondamentale del giusto processo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato con forza questo concetto, chiarendo le conseguenze derivanti dalla violazione delle norme sull’incompatibilità del giudice. In questo caso, la presenza nel collegio giudicante di un magistrato che aveva già svolto un ruolo cruciale nello stesso procedimento ha portato all’annullamento della decisione d’appello, anche se questa si limitava a dichiarare l’inammissibilità del gravame per tardività.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una condanna in primo grado emessa dal Tribunale di Brindisi per il reato di cui all’art. 589 del codice penale. L’imputata proponeva appello avverso tale sentenza. La Corte d’Appello di Lecce, tuttavia, dichiarava l’appello inammissibile in quanto tardivo, emettendo la decisione de plano, ovvero senza fissare un’udienza e senza un confronto tra le parti.

Contro questa pronuncia, la difesa dell’imputata ricorreva in Cassazione, sollevando un motivo decisivo: la nullità assoluta della decisione per violazione delle norme sull’incompatibilità del giudice. La difesa aveva infatti scoperto che uno dei magistrati del collegio d’appello era lo stesso che, anni prima, aveva svolto le funzioni di Giudice dell’Udienza Preliminare (GUP), disponendo il rinvio a giudizio dell’imputata.

La questione dell’incompatibilità del giudice e l’impossibilità di ricusazione

Il cuore della questione giuridica risiede nell’articolo 34 del codice di procedura penale, che stabilisce i casi di incompatibilità del giudice. Un magistrato che ha già valutato il merito dell’accusa in una fase precedente, come quella dell’udienza preliminare, non può partecipare al successivo grado di giudizio, per garantire la sua terzietà e imparzialità.

Normalmente, la parte che rileva una causa di incompatibilità può utilizzare lo strumento della ricusazione per chiedere la sostituzione del giudice. In questo caso, però, la procedura era stata preclusa. Essendo la decisione stata presa de plano, l’imputata e il suo difensore erano venuti a conoscenza della composizione del collegio solo al momento della notifica del provvedimento. Era quindi materialmente impossibile presentare un’istanza di ricusazione prima della decisione stessa, come previsto dalla legge.

le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato e assorbente rispetto a ogni altra doglianza. Gli Ermellini hanno richiamato un loro precedente consolidato (in particolare la sentenza n. 19643/2019), secondo cui, quando una decisione viene emessa de plano da un collegio in cui è presente un giudice incompatibile, la parte interessata è legittimata a far valere la nullità assoluta direttamente con il ricorso per cassazione.

L’impraticabilità della procedura di ricusazione preventiva, infatti, non può privare la parte della tutela del suo diritto a un giudice imparziale, principio con rango costituzionale (art. 111 Cost.). La violazione del dovere di astensione da parte del giudice incompatibile, unita all’impossibilità per la difesa di attivare i rimedi ordinari, determina una nullità assoluta e insanabile del provvedimento, ai sensi dell’art. 178, comma 1, lett. a) c.p.p.

le conclusioni e le implicazioni pratiche

La Corte ha quindi annullato senza rinvio il provvedimento impugnato e ha disposto la trasmissione degli atti alla Corte d’Appello di Lecce per un nuovo giudizio, che dovrà ovviamente essere tenuto da un collegio diversamente composto. Questa sentenza rafforza un principio cardine dello stato di diritto: la garanzia di un giudice terzo e imparziale non tollera eccezioni e prevale anche su questioni procedurali come la tardività di un’impugnazione. Per gli operatori del diritto, ciò significa che la verifica della composizione del collegio giudicante è un passaggio cruciale. Qualora si riscontri un’anomalia, ma la modalità della decisione impedisca di attivare gli strumenti preventivi come la ricusazione, la via del ricorso per cassazione per far valere la nullità assoluta rimane aperta e percorribile.

Una sentenza può essere annullata per incompatibilità del giudice anche se dichiara un appello tardivo?
Sì. La sentenza dimostra che la corretta composizione del collegio giudicante è un requisito fondamentale la cui violazione causa la nullità assoluta della decisione, a prescindere dal suo contenuto, fosse anche una mera dichiarazione di inammissibilità.

Cosa può fare una parte se scopre la causa di incompatibilità di un giudice solo dopo che la decisione è stata emessa?
Se la decisione è stata presa ‘de plano’ (senza udienza), impedendo di fatto alla parte di presentare una dichiarazione di ricusazione nei termini, la parte è legittimata a sollevare la questione della nullità assoluta direttamente tramite l’impugnazione del provvedimento, come avvenuto in questo caso con il ricorso per cassazione.

La violazione del dovere di astensione di un giudice incompatibile è sempre causa di nullità?
Di per sé, la violazione del dovere di astensione costituisce motivo di ricusazione. Tuttavia, essa si trasforma in causa di nullità assoluta e insanabile quando, come nel caso di specie, alla parte viene preclusa la possibilità di esercitare il proprio diritto di ricusazione, poiché ciò lede i principi fondamentali di imparzialità e terzietà del giudice garantiti dalla Costituzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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