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Incidente probatorio ex art. 391-bis: no all’abnormità

La Corte di Cassazione ha stabilito che il rigetto di una richiesta di incidente probatorio, avanzata dalla difesa ai sensi dell’art. 391-bis c.p.p., non costituisce un provvedimento abnorme e, pertanto, non è impugnabile. La decisione del giudice, basata sulla prescrizione dei reati e sulla natura non illecita dei fatti, rientra nel normale esercizio del potere discrezionale di valutazione della rilevanza della prova, a differenza dei casi che coinvolgono vittime vulnerabili dove tale discrezionalità è limitata.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Incidente probatorio difensivo: il rigetto non è abnorme e non è impugnabile

Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha affrontato un’importante questione procedurale riguardante l’incidente probatorio richiesto dalla difesa. Il caso verteva sulla possibilità di impugnare il diniego del giudice a procedere con l’assunzione anticipata di una testimonianza, richiesta dopo il rifiuto di alcuni soggetti di rendere dichiarazioni durante le investigazioni difensive. La Corte ha ribadito un principio consolidato, dichiarando inammissibile il ricorso e chiarendo i confini del potere del giudice e la nozione di ‘provvedimento abnorme’.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Prova Negata

Il caso ha origine dalla richiesta del difensore di una persona offesa di attivare un incidente probatorio ai sensi dell’art. 391-bis, comma 11, del codice di procedura penale. Questa norma consente alla difesa di chiedere l’assunzione di una testimonianza davanti al giudice quando una persona, sentita durante le investigazioni difensive, si sia avvalsa della facoltà di non rispondere.

Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) ha respinto la richiesta. La motivazione del rigetto si basava su due punti principali:
1. I fatti denunciati erano estremamente risalenti nel tempo (circa 16 anni prima) e, di conseguenza, ampiamente coperti dalla prescrizione.
2. Le doglianze sembravano riguardare presunte irregolarità amministrative, non configurando una reale notizia di reato di natura penale.

Di fronte a questo diniego, la persona offesa, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso per cassazione, sostenendo che il provvedimento del GIP fosse ‘abnorme’, in quanto creava una paralisi processuale insuperabile, impedendo di fatto l’acquisizione della prova.

La distinzione della Cassazione sull’incidente probatorio

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo motivazioni dettagliate che tracciano una linea netta tra le diverse tipologie di incidente probatorio.

Il punto centrale della decisione è la distinzione tra l’incidente probatorio speciale previsto dall’art. 391-bis c.p.p. (per le indagini difensive) e quello disciplinato dall’art. 392, comma 1-bis, c.p.p. (per le vittime vulnerabili di reati gravi).

Il Potere Discrezionale del Giudice nell’art. 391-bis c.p.p.

La Corte ha chiarito che, nel caso dell’incidente probatorio richiesto a seguito di un ‘rifiuto’ nelle indagini difensive, il giudice mantiene un pieno potere discrezionale. Egli deve valutare la rilevanza e l’ammissibilità della prova richiesta ai fini della decisione. Se, come nel caso di specie, il giudice ritiene che la testimonianza sia inutile perché relativa a fatti prescritti o non costituenti reato, il suo rigetto è un atto legittimo e rientra pienamente nelle sue funzioni. Non è, pertanto, un atto ‘abnorme’.

L’Automatismo nei Casi di Vittime Vulnerabili

Diversa è la situazione per l’incidente probatorio richiesto per l’audizione di vittime di reati come maltrattamenti, violenza sessuale o stalking. In questi casi, come stabilito da una recente pronuncia delle Sezioni Unite (n. 10869/2025), la condizione di vulnerabilità della vittima è presunta per legge. Di conseguenza, il giudice non può rigettare la richiesta basandosi su una valutazione di non necessità o di non vulnerabilità. Un rigetto in tali circostanze sarebbe, quello sì, un provvedimento abnorme, perché svuoterebbe di significato una precisa scelta del legislatore a tutela della vittima.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte Suprema ha sottolineato che un provvedimento può essere considerato ‘abnorme’ solo in due situazioni: quando è strutturalmente anomalo, ovvero si colloca al di fuori del sistema processuale, o quando è funzionalmente anomalo, cioè determina una stasi irrimediabile del procedimento.

Nel caso analizzato, il rigetto del GIP non rientra in nessuna di queste categorie. La decisione è stata motivata sulla base di una valutazione di merito (prescrizione, assenza di notizia di reato), che è una prerogativa del giudice. Tale provvedimento non impedisce al procedimento di seguire il suo corso (ad esempio, verso una richiesta di archiviazione), né si pone al di fuori delle logiche del sistema. È, al contrario, una manifestazione di legittimo potere giurisdizionale.

Conclusioni

La sentenza riafferma un principio cruciale: non tutte le decisioni del giudice che scontentano una parte sono impugnabili. Il rigetto di una richiesta di incidente probatorio ai sensi dell’art. 391-bis c.p.p. è insindacabile, in quanto espressione del potere del giudice di valutare la fondatezza e la rilevanza delle richieste istruttorie. Questa decisione consolida la distinzione con la tutela rafforzata prevista per le vittime vulnerabili, dove invece il margine di discrezionalità del giudice è fortemente limitato per garantire una protezione effettiva e tempestiva.

È possibile impugnare il rigetto di una richiesta di incidente probatorio avanzata dalla difesa ai sensi dell’art. 391-bis c.p.p.?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’ordinanza con cui il GIP rigetta tale richiesta non è soggetta a gravame, né può essere considerata un provvedimento abnorme, in quanto rientra nel normale esercizio del potere valutativo del giudice sulla rilevanza della prova.

Qual è la differenza tra l’incidente probatorio per indagini difensive e quello per vittime vulnerabili?
Nel primo caso (art. 391-bis), il giudice ha piena discrezionalità nel valutare se ammettere o meno la prova. Nel secondo caso (art. 392, comma 1-bis), riguardante vittime di reati gravi, la vulnerabilità è presunta per legge e il giudice ha un potere molto limitato di rigettare la richiesta, pena l’abnormità del provvedimento.

Perché in questo caso specifico il rigetto non è stato considerato un ‘provvedimento abnorme’?
Perché la decisione del giudice era fondata su una valutazione di merito prevista dalla legge (inutilità della prova a causa della prescrizione e della mancanza di una reale notizia di reato). Tale valutazione non ha creato una paralisi processuale né si è posta al di fuori del sistema, rappresentando invece una legittima espressione del potere giurisdizionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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