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Incidente di esecuzione: rimedio errato, ricorso out

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due condannati che contestavano l’esecutività di una sentenza tramite un incidente di esecuzione, lamentando di non aver mai ricevuto le notifiche del processo. La Corte ha stabilito che la nullità per mancata conoscenza doveva essere eccepita durante il processo o, dopo la condanna definitiva, attraverso lo strumento specifico della rescissione del giudicato, non con un incidente di esecuzione.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Incidente di Esecuzione: Scegliere lo Strumento Giusto è Cruciale

Quando una sentenza penale diventa definitiva, le possibilità di rimetterla in discussione si riducono drasticamente. Tuttavia, esistono strumenti specifici per affrontare vizi procedurali gravi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: l’utilizzo di uno strumento errato, come l’incidente di esecuzione per far valere la mancata conoscenza del processo, porta inevitabilmente all’inammissibilità del ricorso. Analizziamo questa decisione per comprendere perché la scelta del corretto rimedio processuale è determinante.

I Fatti di Causa: Un Processo Svolto in Assenza

Il caso riguarda due persone condannate in primo grado nel 2016 con una sentenza divenuta irrevocabile poco dopo. Anni dopo, i condannati presentavano un’istanza al giudice dell’esecuzione, chiedendo di dichiarare la sentenza non esecutiva. La loro tesi era semplice: non avevano mai avuto effettiva conoscenza del processo a loro carico, poiché le notifiche degli atti erano state inviate a un indirizzo sbagliato. Sostenevano, quindi, che il processo si fosse svolto a loro insaputa, determinando una nullità insanabile.

Il Tribunale, in funzione di giudice dell’esecuzione, rigettava la richiesta. La questione è quindi approdata dinanzi alla Corte di Cassazione.

L’Uso Errato dell’Incidente di Esecuzione

I ricorrenti hanno cercato di utilizzare l’incidente di esecuzione, previsto dall’art. 670 del codice di procedura penale, per paralizzare gli effetti della condanna. Questo strumento è pensato per contestare il titolo esecutivo, ad esempio se la sentenza non è ancora irrevocabile o se la pena è già stata scontata.

Tuttavia, la doglianza dei ricorrenti non riguardava il titolo in sé, ma un vizio del procedimento di cognizione: la presunta nullità delle notifiche e la conseguente mancata conoscenza del processo. Questo tipo di vizio, secondo la giurisprudenza consolidata, deve essere fatto valere con altri mezzi e in momenti diversi.

La Decisione della Cassazione e il Principio di Diritto

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del giudice dell’esecuzione e chiarendo in modo definitivo i confini degli strumenti processuali a disposizione del condannato.

La Disciplina Applicabile: Contumacia vs. Assenza

Innanzitutto, la Corte ha specificato che al processo in questione si applicava la nuova disciplina dell’assenza, introdotta dalla legge n. 67 del 2014, e non più quella della contumacia. Questa distinzione è fondamentale perché la nuova normativa prevede rimedi specifici per l’imputato che sia stato giudicato in assenza senza aver avuto conoscenza del procedimento.

La Scelta del Rimedio Processuale Corretto

Il punto centrale della decisione è la distinzione tra i rimedi disponibili. La Corte ha spiegato che:
1. Durante il processo di cognizione: Le nullità relative alle notifiche devono essere eccepite dal difensore prima della conclusione del giudizio.
2. Dopo la sentenza definitiva: Se un imputato è stato condannato in assenza e sostiene di non aver avuto, senza sua colpa, effettiva conoscenza del processo, lo strumento corretto non è l’incidente di esecuzione, ma la rescissione del giudicato (art. 629-bis c.p.p.).

I ricorrenti, utilizzando uno strumento non previsto per quello specifico vizio, hanno reso la loro istanza proceduralmente inaccoglibile.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un principio di ordine e tassatività dei mezzi di impugnazione. La sentenza richiama le Sezioni Unite ‘Lovric’, un punto di riferimento in materia, secondo cui le nullità assolute, anche se insanabili, che si verificano nel giudizio di cognizione, non possono essere fatte valere in sede esecutiva. La fase esecutiva serve a dare attuazione a una sentenza ormai stabile, non a rimettere in discussione la validità del percorso che ha portato a quella decisione.

La Corte ha inoltre sottolineato come i ricorrenti avessero confuso due distinti procedimenti. In una fase precedente, il loro difensore aveva effettivamente ottenuto una dichiarazione di nullità delle notifiche, che aveva portato all’annullamento degli atti e alla loro restituzione al pubblico ministero. Tuttavia, nel secondo giudizio, quello che ha poi portato alla condanna, non risultava essere stata sollevata alcuna eccezione di nullità. L’inerzia processuale in quella sede ha precluso la possibilità di far valere lo stesso vizio in fase esecutiva. L’errore dei condannati è stato duplice: non aver agito nel momento opportuno (il processo di cognizione) e aver scelto lo strumento sbagliato (l’incidente di esecuzione) in un secondo momento.

Le Conclusioni

Questa pronuncia offre un’importante lezione pratica: nel diritto processuale penale, la forma è sostanza. Scegliere il rimedio giuridico errato può avere conseguenze fatali per le proprie ragioni, anche se queste fossero, in linea di principio, fondate. Per chi si ritiene vittima di un errore giudiziario dovuto a un processo svoltosi a propria insaputa, la strada da percorrere è quella, stretta e specifica, della rescissione del giudicato. L’incidente di esecuzione resta uno strumento potente ma con un campo di applicazione ben definito, che non può essere esteso per sanare vizi che appartengono a fasi processuali ormai concluse.

È possibile contestare la mancata conoscenza di un processo penale con un incidente di esecuzione?
No, la sentenza chiarisce che lo strumento corretto per un condannato in assenza che non ha avuto conoscenza del processo senza sua colpa è la richiesta di rescissione del giudicato (art. 629-bis c.p.p.), non l’incidente di esecuzione (art. 670 c.p.p.).

Cosa succede se una notifica viene effettuata a un indirizzo sbagliato durante il processo?
La notifica è nulla. Tuttavia, secondo la Corte, questa nullità deve essere eccepita nel corso del giudizio di cognizione. Se non viene dedotta in quella sede e la sentenza diventa definitiva, non può più essere fatta valere in fase esecutiva per impedire l’esecuzione della pena.

Qual è la differenza fondamentale tra l’istituto della ‘contumacia’ e quello dell”assenza’ ai fini di questa decisione?
La sentenza evidenzia che il processo si è svolto sotto la vigenza della disciplina dell’assenza (post-riforma 2014). Questo regime prevede rimedi specifici, come la rescissione del giudicato, per tutelare l’imputato giudicato in sua assenza che dimostri di non aver avuto conoscenza del processo, rimedi che sono diversi e più specifici rispetto a quelli previsti dalla precedente disciplina della contumacia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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