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Incidente di esecuzione: nuova istanza è ammissibile

Un soggetto, durante il procedimento per la revoca di un indulto, ha richiesto il riconoscimento della continuazione tra i reati tramite una semplice memoria. La Corte d’appello ha dichiarato l’istanza inammissibile perché non proposta con un autonomo incidente di esecuzione. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, affermando che l’incidente di esecuzione è un procedimento di primo grado non soggetto al principio devolutivo, nel quale è sempre possibile introdurre nuove domande, a condizione che sia garantito il contraddittorio.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Incidente di esecuzione: la Cassazione apre alla presentazione di nuove istanze

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 9290 del 2024, ha chiarito un importante aspetto procedurale relativo all’incidente di esecuzione. La Suprema Corte ha stabilito che, durante un procedimento esecutivo già avviato, è possibile per la parte interessata presentare nuove istanze, anche se diverse da quella originaria, senza la necessità di avviare un procedimento autonomo. Questo principio rafforza la natura del procedimento esecutivo come giudizio di primo grado, finalizzato a definire il concreto contenuto della pena.

I fatti del caso

Il caso trae origine da un’ordinanza della Corte d’appello di Firenze che, in qualità di giudice dell’esecuzione, aveva revocato un indulto precedentemente concesso a un condannato. La revoca era scattata a seguito di una nuova condanna per un delitto commesso entro cinque anni dalla data di entrata in vigore della legge sull’indulto.

Nel corso di tale procedimento, l’interessato, tramite una memoria difensiva, aveva richiesto al giudice di applicare la disciplina della continuazione tra il reato coperto dall’indulto e quello successivo che ne aveva causato la revoca. La Corte d’appello, tuttavia, aveva dichiarato tale richiesta inammissibile, sostenendo che avrebbe dovuto essere proposta attraverso un autonomo e specifico incidente di esecuzione, e non con una semplice memoria all’interno di un procedimento già pendente per un’altra questione.

L’importanza del corretto svolgimento dell’incidente di esecuzione

Contro questa decisione, il condannato ha proposto ricorso in Cassazione. La difesa ha sostenuto che la giurisprudenza di legittimità ritiene che il giudice dell’esecuzione, nel decidere sulla revoca di un beneficio come l’indulto, debba tenere conto di tutte le questioni rilevanti, inclusa la possibile applicazione della continuazione tra i reati, che potrebbe avere un impatto diretto sulla decisione stessa.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. I giudici supremi hanno ribadito un principio consolidato: l’incidente di esecuzione non è un giudizio di impugnazione, ma un procedimento di prima istanza. Di conseguenza, non è soggetto al ‘principio devolutivo’, che limita la decisione del giudice solo ai punti specifici sollevati nell’atto di impugnazione.

La natura del procedimento esecutivo è quella di stabilire, nell’interesse della giustizia, il concreto contenuto dell’esecuzione della pena. Pertanto, una parte può legittimamente introdurre una nuova domanda (nel caso di specie, la richiesta di applicazione della continuazione) anche se il procedimento era stato avviato per un altro motivo (la revoca dell’indulto). L’unica, fondamentale, condizione è che venga garantito il principio del contraddittorio, dando alla parte pubblica (il Pubblico Ministero) un termine adeguato per presentare le proprie controdeduzioni. Dichiarare l’istanza inammissibile solo per una questione formale, ovvero perché introdotta con memoria anziché con un atto separato, è stato ritenuto un errore di diritto.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte ha annullato l’ordinanza impugnata nella parte relativa alla declaratoria di inammissibilità dell’istanza di continuazione. Il caso è stato rinviato alla Corte d’appello di Firenze per un nuovo giudizio sul merito della richiesta. Questa sentenza conferma l’elasticità e la flessibilità del procedimento esecutivo, orientato a una giustizia sostanziale piuttosto che a un rigido formalismo, a patto che siano sempre salvaguardati i diritti di difesa di tutte le parti coinvolte.

È possibile presentare una nuova istanza durante un incidente di esecuzione già avviato per un’altra questione?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, è possibile. Il procedimento di esecuzione è un giudizio di primo grado e non è limitato dal principio devolutivo, quindi le parti possono introdurre nuove domande, a condizione che sia garantito il contraddittorio.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’appello?
Perché la Corte d’appello ha erroneamente dichiarato inammissibile un’istanza di continuazione solo perché era stata presentata con una memoria scritta all’interno di un procedimento esistente, anziché con un autonomo incidente di esecuzione. Questo approccio è stato considerato eccessivamente formalistico.

Qual è la natura del procedimento di esecuzione secondo la sentenza?
La sentenza ribadisce che il procedimento di esecuzione ha la natura di un giudizio di primo grado, non di un’impugnazione. Il suo scopo è definire il contenuto concreto dell’esecuzione della pena nell’interesse della giustizia, consentendo quindi una certa flessibilità nella presentazione delle istanze.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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