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Incidente di esecuzione: no al de plano se non è copia

Una persona condannata presenta un incidente di esecuzione per ottenere la restituzione nel termine per impugnare la sentenza, sostenendo di non aver avuto conoscenza del processo. Il Giudice dell’esecuzione dichiara l’istanza inammissibile ‘de plano’, ritenendola una ripetizione di una precedente. La Corte di Cassazione annulla la decisione, stabilendo che le due istanze erano diverse e che il giudice avrebbe dovuto fissare un’udienza in contraddittorio, non potendo decidere senza sentire le parti.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Incidente di esecuzione: no alla decisione ‘de plano’ se l’istanza non è una mera copia

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2742/2025, riafferma un principio cardine del giusto processo: il diritto al contraddittorio. Una decisione che limita l’uso del procedimento ‘de plano’ (senza udienza) nell’incidente di esecuzione, stabilendo che non può essere applicato se l’istanza, pur simile a una precedente, solleva questioni giuridiche nuove e distinte. Un monito per garantire che ogni richiesta sia valutata nel merito, con la piena partecipazione delle parti.

I Fatti del Caso

Il caso origina dalla richiesta presentata da una persona condannata a una pena di due anni e due mesi di reclusione. Attraverso il suo difensore, la condannata aveva proposto un incidente di esecuzione al Tribunale, chiedendo la restituzione nel termine per impugnare la sentenza di condanna. Il motivo? Sosteneva di non aver mai avuto conoscenza del processo a suo carico a causa di vizi nella notifica dell’atto di citazione a giudizio.

Il Giudice dell’esecuzione, tuttavia, ha dichiarato la richiesta inammissibile ‘de plano’, ovvero senza fissare un’udienza. La sua motivazione si basava sul fatto che l’istanza fosse una semplice riproposizione di un precedente incidente di esecuzione, presentato circa un mese prima e già respinto. La difesa, però, ha impugnato questa decisione in Cassazione, sostenendo che le due istanze fossero sostanzialmente diverse: la prima contestava il decreto di irreperibilità emesso in fase esecutiva, mentre la seconda, oggetto del contendere, riguardava la nullità del processo di cognizione per mancata conoscenza.

L’impugnazione e la violazione del diritto al contraddittorio

La difesa ha lamentato due principali vizi della decisione impugnata:
1. Erronea applicazione della legge e illogicità della motivazione: Il Giudice avrebbe erroneamente qualificato la seconda istanza come una mera ripetizione della prima, senza analizzare le differenze sostanziali tra le due doglianze.
2. Violazione del diritto di difesa e del contraddittorio: Decidendo ‘de plano’, il Giudice avrebbe leso il diritto fondamentale della condannata a un’udienza in camera di consiglio, come previsto dall’art. 666, comma 3, cod. proc. pen., incorrendo in una nullità assoluta.

Anche il Sostituto Procuratore generale presso la Corte di Cassazione ha concluso per l’annullamento del provvedimento, condividendo la tesi della difesa.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza del Giudice dell’esecuzione. Il ragionamento dei giudici di legittimità si fonda su principi procedurali chiari e invalicabili.

I limiti del procedimento ‘de plano’ nell’incidente di esecuzione

Il Collegio ha ribadito che la procedura ‘de plano’ rappresenta un’eccezione alla regola generale, che prevede sempre un’udienza in camera di consiglio con la partecipazione delle parti. Questa procedura semplificata, ai sensi dell’art. 666, comma 2, cod. proc. pen., è consentita solo in due casi specifici:
* Quando l’istanza è manifestamente infondata per difetto delle condizioni di legge.
* Quando l’istanza costituisce una mera riproposizione di una richiesta già rigettata e basata sui medesimi elementi.

Nel caso in esame, la Corte ha accertato che le due istanze non erano affatto sovrapponibili. La prima contestava la validità del decreto di irreperibilità emesso dalla Procura per la notifica dell’ordine di carcerazione. La seconda, invece, sollevava una questione completamente diversa: la rimessione in termini per impugnare la sentenza di condanna, a causa di una presunta mancata conoscenza del processo originario. Non trattandosi di una mera riproposizione, il Giudice non aveva il potere di decidere senza fissare l’udienza.

La competenza del Giudice dell’Esecuzione sulla restituzione nel termine

La Corte ha inoltre chiarito un punto cruciale sulla competenza. Secondo l’art. 670, comma 3, cod. proc. pen., il Giudice dell’esecuzione è competente a decidere sulla richiesta di restituzione nel termine per proporre impugnazione quando questa è collegata a una contestazione sulla validità o sull’esecutività del titolo. Poiché l’istanza della condannata metteva in discussione proprio l’esistenza di un titolo esecutivo valido (a causa della mancata conoscenza del processo), la competenza del Giudice dell’esecuzione era pienamente radicata. Tale questione, implicando una valutazione discrezionale e non una semplice verifica formale, richiedeva necessariamente l’instaurazione del contraddittorio.

Le conclusioni

La sentenza rafforza la centralità del contraddittorio nella fase esecutiva del processo penale. La decisione ‘de plano’ è uno strumento eccezionale, da utilizzare con estrema cautela e solo nei casi tassativamente previsti dalla legge. Quando un’istanza solleva questioni che non sono una palese e identica ripetizione di altre già decise, o che richiedono una valutazione di merito, il Giudice ha l’obbligo di fissare un’udienza. Annullando l’ordinanza, la Cassazione ha rinviato gli atti al Tribunale di Pescara, che dovrà ora celebrare un nuovo giudizio sull’istanza di restituzione nel termine, questa volta nel pieno rispetto del diritto di difesa e del contraddittorio tra le parti.

Quando un Giudice dell’esecuzione può dichiarare inammissibile un’istanza ‘de plano’, cioè senza udienza?
Secondo l’art. 666, comma 2, cod. proc. pen., il giudice può procedere ‘de plano’ solo quando la richiesta è manifestamente infondata per difetto delle condizioni di legge oppure quando costituisce una mera riproposizione di una richiesta già rigettata e basata sui medesimi elementi.

Un’istanza può essere considerata una ‘mera riproposizione’ di una precedente sebbene tratti questioni diverse?
No. La sentenza chiarisce che la ‘mera riproposizione’ si verifica solo se il ‘petitum’ (ciò che si chiede) e la ‘causa petendi’ (i motivi della richiesta) sono identici. Se la nuova istanza introduce elementi di fatto o questioni giuridiche diverse, anche se apparentemente simili, non può essere considerata una semplice ripetizione e richiede un esame nel merito in contraddittorio.

Il Giudice dell’esecuzione è competente a decidere su una richiesta di restituzione nel termine per impugnare la sentenza di condanna?
Sì. L’art. 670, comma 3, cod. proc. pen. stabilisce che il Giudice dell’esecuzione decide sulla richiesta di restituzione nel termine se non deve dichiarare la non esecutività del provvedimento. La Cassazione conferma che questa competenza sussiste anche quando la richiesta è subordinata o alternativa all’accertamento della validità del titolo esecutivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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