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Incidente di esecuzione: limiti e doveri del giudice

La Cassazione annulla un’ordinanza del Tribunale di Napoli in un caso di incidente di esecuzione. Il giudice aveva respinto le istanze di due condannati, concentrandosi solo sulla mancata traduzione degli atti e ignorando le altre eccezioni procedurali. La Suprema Corte ha stabilito che il giudice dell’esecuzione deve motivare su tutti i punti sollevati, non solo su alcuni, rinviando per un nuovo esame completo.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Incidente di Esecuzione: Il Dovere di Motivazione Completa del Giudice

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3076 del 2024, torna a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale: l’incidente di esecuzione. Questa procedura rappresenta l’ultima frontiera per far valere determinate questioni dopo che una sentenza è diventata definitiva. Il caso in esame offre uno spaccato chiaro sui poteri e, soprattutto, sui doveri del giudice dell’esecuzione, sottolineando l’obbligo di fornire una motivazione completa su tutte le doglianze sollevate dalla difesa.

I Fatti del Caso: Un Ricorso Dimenticato

Due persone, condannate con sentenza definitiva, si erano viste notificare gli ordini di carcerazione. Tramite il loro difensore, hanno presentato un’istanza al giudice dell’esecuzione, sollevando una serie di presunte nullità e violazioni procedurali avvenute durante il processo di cognizione. Le richieste erano complesse e articolate: si spaziava dalla revoca degli ordini di carcerazione alla nullità della sentenza per mancata traduzione degli atti in lingua cinese, passando per vizi nella notifica degli atti e nell’elezione di domicilio.

L’Ordinanza del Giudice dell’Esecuzione e il Ricorso in Cassazione

Il Tribunale di Napoli, in funzione di giudice dell’esecuzione, ha respinto l’istanza. Tuttavia, nella sua ordinanza, si è concentrato esclusivamente su un punto: la questione della mancata traduzione degli atti. Il giudice ha ritenuto che non vi fosse prova della non conoscenza della lingua italiana da parte dei condannati e, pertanto, ha rigettato la richiesta. Di tutte le altre questioni sollevate (nullità delle notifiche, vizi procedurali vari), non vi era traccia nella motivazione.

La difesa ha quindi proposto ricorso per Cassazione, lamentando non solo l’erroneità della decisione sulla questione della lingua, ma soprattutto l’omessa motivazione su tutti gli altri punti, che erano stati di fatto ignorati dal giudice.

L’incidente di esecuzione e la questione della lingua

La Suprema Corte affronta il ricorso analizzando distintamente i due profili di censura.

La Traduzione degli Atti: Un Obbligo Condizionato

Sul primo punto, la Cassazione conferma l’orientamento consolidato: l’obbligo di tradurre gli atti per un imputato alloglotta (che parla una lingua diversa) non è automatico. Non basta la mera cittadinanza straniera a far scattare questo dovere. È necessario che dagli atti processuali emergano elementi concreti che facciano dubitare della conoscenza della lingua italiana da parte dell’imputato. Nel caso di specie, il giudice dell’esecuzione aveva correttamente rilevato l’assenza di tali elementi. Pertanto, su questo punto, il ricorso è stato ritenuto infondato.

La Decisione della Cassazione: l’obbligo di motivazione nell’incidente di esecuzione

Il cuore della decisione, e il motivo dell’annullamento, risiede nel secondo punto. La Corte ha accolto pienamente la doglianza relativa all’omessa motivazione.

Il Principio Affermato: Risposta a Tutte le Istanze

La Cassazione ha stabilito un principio fondamentale: il giudice dell’esecuzione ha il dovere di esaminare e fornire una risposta motivata a tutte le questioni sottoposte al suo vaglio nell’istanza. Non può sceglierne una, ritenerla assorbente o principale, e tralasciare le altre. L’omessa pronuncia su uno o più motivi di ricorso integra un vizio di motivazione che rende l’ordinanza nulla.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte è chiara: il provvedimento del giudice dell’esecuzione era incompleto. Limitandosi a decidere solo sulla questione della traduzione, il giudice ha di fatto omesso di valutare le altre potenziali nullità che, se accertate, avrebbero potuto incidere sull’esecutività della sentenza. Per questo motivo, la Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata, rinviando il caso al Tribunale di Napoli per un nuovo esame. Il nuovo giudice dovrà analizzare tutte le questioni originariamente proposte, verificando la loro ammissibilità e fondatezza alla luce della complessa giurisprudenza sulle nullità deducibili in sede esecutiva.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio di garanzia fondamentale nel processo penale, anche nella sua fase esecutiva. Ogni istanza del condannato merita una risposta giurisdizionale. Il giudice non può operare una selezione delle questioni da trattare, ma deve fornire una motivazione completa che dia conto dell’esame di tutti i profili dedotti. La decisione rafforza il diritto di difesa, assicurando che nessuna legittima richiesta venga ignorata e che ogni provvedimento restrittivo della libertà personale sia fondato su un esame giudiziale completo e scrupoloso.

Quando è obbligatoria la traduzione degli atti processuali per un imputato straniero?
La traduzione è obbligatoria non per la semplice cittadinanza straniera, ma solo quando dagli atti processuali emergono elementi concreti da cui si può desumere la mancata conoscenza della lingua italiana da parte dell’imputato.

Il giudice dell’esecuzione può decidere solo su alcune delle questioni sollevate in un incidente di esecuzione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il giudice dell’esecuzione ha l’obbligo di esaminare e motivare in merito a tutte le questioni sollevate nell’istanza, senza poterne tralasciare alcuna, anche se ne ritiene una assorbente.

Cosa succede se il giudice dell’esecuzione non motiva su tutte le istanze presentate?
L’ordinanza emessa è viziata per omessa motivazione e deve essere annullata. Il procedimento viene quindi rinviato allo stesso ufficio giudiziario affinché un nuovo giudice proceda a un nuovo esame che copra tutte le questioni originariamente sollevate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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