Inammissibilità Ricorso Tardivo: Una Lezione sui Termini Processuali
Nel mondo della giustizia, il tempo è un fattore determinante. Il rispetto dei termini processuali non è una mera formalità, ma un requisito fondamentale per la validità degli atti. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio delle conseguenze derivanti dal mancato rispetto di tali scadenze, ribadendo il principio dell’inammissibilità del ricorso tardivo. Questo caso sottolinea come la precisione nel calcolo dei giorni a disposizione per impugnare una sentenza sia cruciale per l’esito di un procedimento.
I Fatti del Caso
La vicenda processuale ha origine da una sentenza della Corte d’Appello, emessa in data 11 luglio 2023. La Corte si era riservata 90 giorni per il deposito delle motivazioni. La motivazione è stata effettivamente depositata il 2 ottobre 2023, quindi entro la scadenza del 10 ottobre 2023.
Dal giorno successivo alla scadenza del termine per il deposito, ovvero dall’11 ottobre 2023, iniziava a decorrere il termine di 45 giorni per proporre ricorso per Cassazione. Di conseguenza, l’ultimo giorno utile per presentare l’impugnazione era il 25 novembre 2023. Tuttavia, la difesa dell’imputato ha depositato il ricorso solo il 4 dicembre 2023, superando così il limite massimo consentito dalla legge.
La Decisione sull’Inammissibilità del Ricorso Tardivo
La Corte di Cassazione, esaminati gli atti, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso tardivo. La decisione è stata presa de plano, ovvero senza la necessità di un’udienza di discussione, data l’evidente e incontestabile violazione dei termini procedurali. La Corte ha semplicemente verificato il calcolo dei giorni, constatando che il ricorso era stato presentato oltre la scadenza perentoria. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende.
Le Motivazioni della Decisione
La motivazione della Corte è puramente procedurale e si fonda su un calcolo matematico dei termini. Il ricorso era tardivo perché depositato il 4 dicembre 2023, ben oltre i 45 giorni decorrenti dalla scadenza del termine per il deposito della motivazione della sentenza d’appello (10 ottobre 2023). La scadenza ultima per l’impugnazione era fissata al 25 novembre 2023.
Inoltre, la Corte ha specificato che non era possibile applicare alcuna proroga, come quella prevista dall’articolo 585, comma 1 bis, del codice di procedura penale. Tale norma non si applica, infatti, ai giudizi che, come in questo caso, sono stati definiti in primo grado con il rito abbreviato. La natura del rito scelto in precedenza ha quindi precluso ogni possibilità di estensione dei termini.
Le Conclusioni
Questa ordinanza è un monito sull’importanza inderogabile del rispetto dei termini nel processo penale. L’inammissibilità del ricorso tardivo non è una sanzione discrezionale, ma una conseguenza automatica prevista dalla legge per garantire la certezza del diritto e la ragionevole durata dei processi. Per gli avvocati, ciò significa la necessità di un’attenzione meticolosa al calendario processuale. Per gli assistiti, la conseguenza è la definitiva chiusura della possibilità di far valere le proprie ragioni in un grado di giudizio superiore, con la sentenza impugnata che diventa irrevocabile. Il caso dimostra come un errore procedurale possa vanificare l’intera strategia difensiva, indipendentemente dalla fondatezza delle argomentazioni nel merito.
Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché è stato depositato il 4 dicembre 2023, ovvero oltre il termine perentorio di 45 giorni, che scadeva il 25 novembre 2023.
Come si calcola il termine per presentare ricorso in questo caso?
Il termine di 45 giorni per presentare ricorso inizia a decorrere dal giorno successivo alla scadenza del termine ultimo per il deposito della motivazione della sentenza appellata. In questo caso, la scadenza era il 10 ottobre 2023, quindi il conteggio è partito dall’11 ottobre 2023.
Quali sono state le conseguenze per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende. Inoltre, la sentenza della Corte d’Appello è diventata definitiva.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 4059 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 4059 Anno 2025
Presidente: NOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 28/10/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a ALTAMURA il 31/03/1987
avverso la sentenza del 11/07/2023 della CORTE APPELLO di BARI
date-avviso-;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME
/
letto il ricorso proposto nell’interesse di NOME COGNOME avverso la sentenza in epigra esaminati gli atti e il provvedimento impugnato;
ritenuto il ricorso è inammissibile perché tardivo in quanto depositato il 4 dicembre 2023 dunque oltre i 45 giorni decorrenti dal giurno successivo alla scadenza (10 ottobre 2023) d termine ultimo per il deposito della motivazione della sentenza appellata (decisa I’ll luglio con gg 90 per il deposito, avvenuto il 2 ottobre 2023), sì che nel caso lo stesso andava propost entro il 25 novembre 2023 (non potendosi neppure applicare la proroga prevista dall’ad 585, comma 1 bis, cpp trattandosi di giudizio definito in abbreviato in primo grado);
rilevato che all’inammissibilità del ricorso, dichiarata de plano ai sensi dell’art. 610, c 5bis cod.proc.pen. fanno seguito le pronunce di cui all’art. 616 dello stesso codice;
PQM
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processual e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle Ammende.
Così deciso il 28 ottobre 2024.