LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Inammissibilità ricorso: quando un appello è generico

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso di due soggetti condannati per violazioni al Codice della Strada. I motivi, relativi alla prescrizione e alla responsabilità penale, sono stati giudicati manifestamente infondati e generici. La decisione sottolinea l’importanza di presentare censure specifiche e pertinenti in sede di legittimità, confermando la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso: Le Conseguenze di un Appello Generico

L’esito di un processo non dipende solo dalla fondatezza delle proprie ragioni, ma anche dal modo in cui queste vengono presentate nelle sedi opportune. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale della procedura penale: l’inammissibilità ricorso quando i motivi di appello sono generici e non specifici. Questo caso offre uno spunto prezioso per comprendere perché la precisione e la pertinenza delle censure siano cruciali per accedere al giudizio di legittimità.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine da una sentenza del Tribunale di Termini Imerese, successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Palermo. Due soggetti venivano condannati alla pena di quattro mesi di arresto e 1.500,00 euro di ammenda per un reato previsto dal Codice della Strada (art. 7, comma 15-bis, D.Lgs. 285/1992), commesso in concorso tra loro (art. 110 c.p.).

Ritenendo ingiusta la condanna, gli imputati, tramite il loro difensore, decidevano di presentare ricorso per cassazione. Le loro doglianze si basavano su due motivi principali:
1. La violazione di legge per la mancata declaratoria di estinzione del reato a causa dell’intervenuta prescrizione.
2. Un vizio di motivazione riguardo al riconoscimento della loro responsabilità penale.

La Decisione e l’Inammissibilità Ricorso

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato i ricorsi inammissibili. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza dei ricorrenti, ma si ferma a un livello precedente, valutando la correttezza formale e sostanziale dell’atto di impugnazione. La conseguenza diretta di questa declaratoria è stata la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000,00 euro ciascuno in favore della Cassa delle ammende, rendendo definitiva la condanna inflitta in appello.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha analizzato separatamente i due motivi di ricorso, ritenendoli entrambi privi di fondamento e, soprattutto, non idonei a superare il vaglio di ammissibilità.

Sulla Prescrizione del Reato

Riguardo al primo motivo, la Corte ha evidenziato come la censura fosse manifestamente infondata. I giudici di legittimità hanno sottolineato che la Corte d’Appello aveva già fornito una motivazione giuridicamente corretta e priva di vizi sul punto. Era stato infatti calcolato che il termine di prescrizione per il reato contestato non era ancora maturato al momento della decisione, essendo la sua scadenza prevista per una data futura (26 maggio 2025). Pertanto, la richiesta di estinzione del reato era palesemente errata.

Sulla Genericità delle Censure e l’Inammissibilità Ricorso

Il secondo motivo, relativo al vizio di motivazione sulla responsabilità penale, è stato giudicato ancora più debole. La Corte lo ha definito “manifestamente infondato”, “generico e aspecifico”. In pratica, i ricorrenti non avevano formulato una critica puntuale e argomentata contro la sentenza impugnata. Il loro ricorso non era in grado di rappresentare le ragioni di doglianza in fatto e in diritto in modo adeguato, né di confrontarsi efficacemente con le argomentazioni espresse dai giudici d’appello. Un ricorso per cassazione non può limitarsi a una generica lamentela, ma deve individuare con precisione gli errori di diritto che avrebbero viziato la decisione precedente.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio cardine del nostro ordinamento processuale: l’accesso al giudizio di legittimità non è un diritto incondizionato, ma è subordinato al rispetto di precisi requisiti formali e sostanziali. Un ricorso per cassazione deve essere specifico, pertinente e giuridicamente argomentato. L’inammissibilità ricorso per genericità dei motivi non è una mera sanzione formale, ma una tutela per l’efficienza del sistema giudiziario, che evita di congestionare la Suprema Corte con impugnazioni pretestuose o mal formulate. Per i cittadini, la lezione è chiara: affidarsi a un difensore competente è essenziale non solo per difendere le proprie ragioni nel merito, ma anche per garantire che queste siano presentate nel modo corretto in ogni fase del giudizio.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano manifestamente infondati. La questione sulla prescrizione era basata su un calcolo errato, mentre la critica alla motivazione sulla responsabilità penale era troppo generica e non contestava specificamente le argomentazioni della sentenza d’appello.

Quali sono le conseguenze per i ricorrenti dopo la dichiarazione di inammissibilità?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, la sentenza di condanna della Corte d’Appello è diventata definitiva. Inoltre, i ricorrenti sono stati condannati a pagare le spese del procedimento e una somma di 3.000 euro ciascuno alla Cassa delle ammende.

Si può presentare un ricorso in Cassazione sostenendo che il reato è prescritto?
Sì, è possibile basare un ricorso sulla intervenuta prescrizione del reato. Tuttavia, come dimostra questo caso, tale motivo deve essere fondato su un corretto calcolo dei termini. Se la Corte rileva che il termine di prescrizione non è ancora maturato, il motivo viene rigettato come infondato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati