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Inammissibilità ricorso: quando si paga la sanzione?

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza del Tribunale. La decisione si fonda sulla mancanza di prove a sostegno delle giustificazioni addotte. Di conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e a una sanzione pecuniaria di 3.000 euro, in applicazione dell’art. 616 del codice di procedura penale.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso in Cassazione: Analisi di un Caso Pratico

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio delle conseguenze derivanti dalla presentazione di un’impugnazione priva dei necessari requisiti di fondatezza. Quando un appello viene giudicato tale, si verifica l’inammissibilità del ricorso, un esito che non solo preclude l’esame nel merito della questione, ma può comportare anche significative sanzioni economiche per chi lo ha proposto. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione per comprendere meglio i meccanismi procedurali e le loro implicazioni.

I Fatti del Caso

Il procedimento nasce dal ricorso presentato da un soggetto avverso una sentenza emessa dal Tribunale di Roma. Il ricorrente contestava la decisione del giudice di merito, cercando di fornire giustificazioni riguardo la provenienza di una somma di denaro che, secondo la valutazione precedente, appariva sproporzionata rispetto ai suoi guadagni dichiarati. La difesa mirava a dimostrare la legittimità di tale accumulo patrimoniale, un punto cruciale per l’esito della sua posizione processuale.

La Decisione della Corte: l’Inammissibilità del Ricorso

La Corte di Cassazione, dopo aver esaminato gli atti, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso. La Suprema Corte ha ritenuto che le giustificazioni avanzate dal ricorrente fossero rimaste “indimostrate”. In altre parole, non sono stati forniti elementi probatori sufficienti a supportare le argomentazioni difensive. La Corte ha inoltre confermato la validità della valutazione del giudice di merito, definendola “immune da censure”, in quanto basata su dati oggettivi e caratterizzata da una lettura “assolutamente logica e congrua” dei fatti. Secondo i giudici, l’ammontare dei guadagni del ricorrente non era compatibile con l’accumulo della somma in questione.

Le Motivazioni

La motivazione della condanna alle spese e alla sanzione pecuniaria risiede nell’applicazione dell’articolo 616 del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che, in caso di rigetto o di inammissibilità del ricorso, la parte privata che lo ha proposto è condannata al pagamento delle spese del procedimento. Inoltre, la legge prevede che, se il ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente possa essere condannato anche al pagamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. Tale sanzione viene inflitta quando non si ravvisa un'”assenza di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità”, come specificato anche da una nota sentenza della Corte Costituzionale (n. 186/2000). Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che il ricorrente non fosse esente da colpa, avendo presentato un’impugnazione basata su argomentazioni non provate.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: l’accesso alla giustizia e il diritto all’impugnazione devono essere esercitati con serietà e sulla base di motivi solidi. Proporre un ricorso palesemente infondato o non supportato da adeguate prove non solo non porta al risultato sperato, ma espone a conseguenze economiche rilevanti. La condanna al pagamento di 3.000 euro alla Cassa delle ammende funge da deterrente contro la presentazione di ricorsi dilatori o pretestuosi, garantendo che le risorse del sistema giudiziario siano impiegate per esaminare questioni meritevoli di approfondimento.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le giustificazioni presentate dal ricorrente sono state ritenute indimostrate e la valutazione del giudice precedente, secondo cui i guadagni del ricorrente non giustificavano l’accumulo di una certa somma, è stata considerata logica e congrua.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso per il ricorrente?
La dichiarazione di inammissibilità ha comportato per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro da versare alla Cassa delle ammende.

In base a quale norma è stata applicata la sanzione pecuniaria?
La sanzione pecuniaria è stata applicata in base all’articolo 616 del codice di procedura penale, che prevede tale condanna quando non si ravvisa un’assenza di colpa da parte del ricorrente nella determinazione della causa di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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