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Inammissibilità ricorso: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di un ricorso contro una sentenza penale, poiché i motivi di appello sono stati ritenuti generici, non autosufficienti e palesemente eccentrici rispetto all’imputazione. L’ordinanza sottolinea l’importanza di formulare impugnazioni specifiche, confermando la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Il caso chiarisce i requisiti formali essenziali per evitare una declaratoria di inammissibilità ricorso.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso: Lezioni dalla Cassazione su Appelli Generici

L’inammissibilità ricorso è una delle insidie più comuni nel processo penale, un ostacolo procedurale che può vanificare le ragioni di merito di un’impugnazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come la genericità e la mancanza di autosufficienza dei motivi di appello possano portare a una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria. Analizziamo insieme questo caso per comprendere i requisiti essenziali di un ricorso efficace.

I Fatti del Caso

Due soggetti avevano presentato ricorso alla Corte di Cassazione avverso una sentenza emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale. La sentenza di primo grado aveva definito il loro procedimento, presumibilmente con un rito alternativo come l’applicazione della pena su richiesta delle parti (“patteggiamento”). I ricorrenti, attraverso la loro impugnazione, contestavano la correttezza della decisione del GIP, sperando di ottenere un risultato a loro più favorevole.

La Decisione della Corte e l’Inammissibilità Ricorso

La Suprema Corte, tuttavia, ha stroncato sul nascere le aspettative dei ricorrenti, dichiarando i ricorsi inammissibili. La decisione è stata presa “de plano”, ovvero senza la celebrazione di un’udienza pubblica, una procedura accelerata che l’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale riserva proprio ai casi di manifesta inammissibilità dei ricorsi contro le sentenze di applicazione della pena.

La Corte ha ritenuto che le impugnazioni mancassero dei requisiti minimi di specificità. In particolare, i motivi addotti sono stati giudicati:

* Aspecifici e non autosufficienti: i ricorsi non spiegavano in modo chiaro e completo le ragioni della presunta violazione di legge, rendendo impossibile per la Corte valutarne la fondatezza senza dover ricercare autonomamente gli elementi negli atti del procedimento.
* Palesemente eccentrici: le argomentazioni proposte apparivano slegate e non pertinenti rispetto al contenuto del capo di imputazione e alla motivazione della sentenza impugnata.

Le Motivazioni della Corte

La Cassazione ha fondato la sua decisione su principi consolidati. Ha ribadito che un’impugnazione è inammissibile quando denuncia una violazione di legge che non è immediatamente riscontrabile dal tenore della sentenza e delle accuse. Nel caso di specie, il Tribunale di primo grado aveva agito correttamente, evidenziando che dagli atti di indagine non emergeva alcuna causa di proscioglimento immediato (ex art. 129 c.p.p.), che i fatti erano stati correttamente qualificati ai sensi della legge sugli stupefacenti (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/90) e che la pena inflitta era congrua.

Di fronte a una motivazione così strutturata, un ricorso, per essere ammissibile, avrebbe dovuto contenere critiche puntuali e circostanziate, non mere affermazioni generiche. La mancanza di tali elementi ha reso inevitabile la declaratoria di inammissibilità ricorso.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La conseguenza diretta dell’inammissibilità è stata la condanna di ciascun ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di quattromila euro in favore della Cassa delle ammende. La Corte ha specificato che non sussistevano elementi per ravvisare un’assenza di colpa da parte dei ricorrenti, applicando un principio affermato dalla Corte Costituzionale.

Questa ordinanza serve da monito: la redazione di un atto di impugnazione è un’attività che richiede massima precisione e rigore. Non è sufficiente manifestare un generico dissenso verso la sentenza, ma è indispensabile articolare motivi specifici, autosufficienti e pertinenti. In assenza di questi requisiti, il rischio concreto non è solo quello di vedere confermata la sentenza di primo grado, ma anche di subire ulteriori conseguenze economiche negative.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano generici, non autosufficienti e non direttamente pertinenti al contenuto della sentenza impugnata e dei capi d’imputazione. In pratica, mancava una critica specifica e chiara alla decisione del giudice di primo grado.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
Comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in 4.000 euro per ciascun ricorrente. Inoltre, la sentenza impugnata diventa definitiva.

Cosa significa che la decisione è stata presa “de plano”?
Significa che la Corte di Cassazione ha deciso senza tenere un’udienza formale, basandosi esclusivamente sull’analisi degli atti scritti. Questa procedura semplificata è prevista dalla legge per i casi in cui l’inammissibilità del ricorso è manifesta, come in questa circostanza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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