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Inammissibilità ricorso: quando l’appello è generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso ritenendolo generico. La decisione sottolinea che non basta proporre una lettura alternativa dei fatti; è necessario dimostrare una manifesta illogicità nelle motivazioni del giudice precedente. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria, evidenziando le conseguenze di un’impugnazione priva dei requisiti di legge.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del ricorso: la Cassazione chiarisce i limiti dell’impugnazione

L’inammissibilità del ricorso è una delle questioni procedurali più rilevanti nel nostro ordinamento. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce un’occasione preziosa per analizzare i criteri che distinguono un ricorso ammissibile da uno destinato a essere respinto senza un esame nel merito. Il caso in esame riguarda un’impugnazione giudicata generica, in quanto si limitava a proporre una diversa interpretazione delle prove senza attaccare la logicità della decisione del giudice precedente.

I Fatti del Caso

Un soggetto proponeva ricorso dinanzi alla Corte di Cassazione avverso un’ordinanza emessa dal Tribunale in data 02/12/2024. Il ricorrente contestava la valutazione del giudice dell’esecuzione, sostenendo una lettura alternativa degli elementi probatori emersi dalle sentenze in fase esecutiva. Secondo la sua difesa, le conclusioni del Tribunale erano errate e non tenevano conto di una visione d’insieme più favorevole alla sua posizione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Corte ha stabilito che le critiche (o ‘censure’) avanzate dal ricorrente erano generiche e non andavano oltre la semplice sollecitazione di una rilettura del materiale probatorio. Questo approccio, secondo gli Ermellini, non è consentito in sede di legittimità, dove il compito della Corte non è quello di riesaminare i fatti, ma di verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione della decisione impugnata.

Analisi sulla genericità e l’inammissibilità del ricorso

Il punto focale della decisione risiede nella distinzione tra una critica puntuale e una mera proposta di interpretazione alternativa. Un ricorso in Cassazione, per essere ammissibile, deve individuare con precisione i vizi del provvedimento impugnato, come ad esempio una ‘manifesta illogicità’ nella motivazione. Non è sufficiente affermare che le stesse prove avrebbero potuto portare a una conclusione differente. Il ricorrente deve dimostrare che il ragionamento del giudice è intrinsecamente contraddittorio o palesemente irrazionale.

Nel caso specifico, la Corte ha rilevato che il Tribunale aveva fondato la sua decisione su un’analisi non manifestamente illogica, basata su elementi che evidenziavano una ‘pervicace volontà criminale’ del soggetto, tale da non renderlo meritevole di beneficiare di istituti di favore.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione di inammissibilità evidenziando due aspetti principali. In primo luogo, la genericità delle censure, che non permettevano di individuare un vizio specifico nel provvedimento del Tribunale. In secondo luogo, il tentativo di sovrapporre una propria valutazione del compendio probatorio a quella, non illogica, del giudice dell’esecuzione. Di conseguenza, non essendoci elementi validi per contestare la decisione, e in assenza di prove che escludessero la colpa del ricorrente nel presentare un’impugnazione inammissibile, è scattata la condanna.

Conclusioni

La pronuncia conferma un principio consolidato: l’impugnazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito. La conseguenza diretta dell’inammissibilità è stata la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa decisione serve da monito sull’importanza di redigere ricorsi specifici, tecnicamente fondati e mirati a colpire i vizi di legittimità del provvedimento, piuttosto che a riproporre una sterile discussione sui fatti già vagliati nei gradi di merito.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure mosse dal ricorrente erano generiche e si limitavano a sollecitare una lettura alternativa delle prove, senza evidenziare una manifesta illogicità nel ragionamento del giudice dell’esecuzione.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Cosa significa che le censure del ricorrente erano espressione di una ‘pervicace volontà criminale’?
Significa che, secondo la valutazione del giudice, il comportamento complessivo del soggetto dimostrava un’intenzione ostinata e persistente di commettere reati, una condizione che lo rendeva non meritevole dell’applicazione di istituti giuridici di favore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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