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Inammissibilità ricorso: quando l’appello costa caro

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso presentato contro una sentenza della Corte d’Appello di Torino. Il motivo dell’appello, relativo alla determinazione della pena, è stato giudicato infondato e non sufficientemente motivato. Di conseguenza, a causa dell’inammissibilità ricorso, il proponente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e a versare una somma di tremila euro alla cassa delle ammende.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso: Quando un Appello Mal Fondato Costa Caro

L’ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Settima Penale, del 11 ottobre 2024, offre un chiaro esempio delle conseguenze derivanti dalla proposizione di un appello infondato. Il caso in esame dimostra come l’inammissibilità ricorso non sia solo una questione procedurale, ma comporti precise e onerose conseguenze economiche per chi lo presenta senza validi motivi. Analizziamo insieme la vicenda e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Torino datata 12 febbraio 2024. Il ricorrente contestava la decisione dei giudici di secondo grado, sollevando una questione relativa alla determinazione del trattamento punitivo, ovvero l’entità della pena inflitta.

La Decisione della Corte e l’Inammissibilità Ricorso

La Corte di Cassazione, dopo aver esaminato gli atti, ha rigettato il ricorso dichiarandolo inammissibile. Questa decisione non è entrata nel merito della questione sollevata, ma si è fermata a un gradino prima, valutando la stessa ammissibilità dell’impugnazione. La Corte ha stabilito che il motivo addotto dal ricorrente non era sufficiente a giustificare un riesame della sentenza.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su una valutazione precisa del motivo di ricorso. I giudici hanno ritenuto che la contestazione sulla determinazione della pena fosse infondata, poiché la sentenza impugnata era supportata da una motivazione “sufficiente e non illogica”. Inoltre, la Corte d’Appello aveva già adeguatamente esaminato le argomentazioni difensive presentate su quel punto specifico.

Un aspetto cruciale della motivazione riguarda le conseguenze automatiche legate alla dichiarazione di inammissibilità ricorso. La Corte ha ribadito che, in questi casi, la legge prevede la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. A ciò si aggiunge il versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, fissata nel caso di specie in tremila euro. Questo principio, consolidato dalla giurisprudenza costituzionale (sentenza n. 186 del 2000), si basa sulla presunzione che chi propone un ricorso inammissibile lo faccia per colpa. Non essendo emersi elementi che potessero escludere tale colpa, la condanna è diventata una conseguenza inevitabile.

Conclusioni

L’ordinanza in esame è un monito importante sull’uso dello strumento dell’impugnazione. Proporre un ricorso in Cassazione non è un atto privo di conseguenze. Se i motivi non sono solidi, specifici e giuridicamente fondati, il rischio non è solo quello di vedere confermata la sentenza precedente, ma anche di incorrere in una condanna accessoria al pagamento di spese e sanzioni pecuniarie. La decisione sottolinea la necessità di una valutazione attenta e professionale prima di adire la Suprema Corte, per evitare che un tentativo di difesa si trasformi in un ulteriore aggravio economico.

Cosa significa che un ricorso è dichiarato inammissibile?
Significa che il ricorso non possiede i requisiti di forma o di sostanza previsti dalla legge per essere esaminato nel merito. In questo caso, il motivo era relativo alla determinazione della pena, ma è stato ritenuto infondato e basato su una sentenza già sufficientemente motivata.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questa ordinanza è stata quantificata in tremila euro.

Perché il ricorrente è stato condannato a pagare una somma alla Cassa delle ammende?
Perché la legge presume che chi propone un ricorso inammissibile lo faccia per colpa, ovvero senza la dovuta diligenza nel valutare la fondatezza dei motivi. Salvo prova contraria, che qui non è stata fornita, a questa colpa consegue l’obbligo di versare una sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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