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Inammissibilità ricorso: quando i motivi sono generici

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2728/2024, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello di Roma. La decisione si fonda sulla constatazione che i motivi del ricorso erano generici e meramente riproduttivi di censure già esaminate e respinte nel grado precedente, confermando il principio per cui non è possibile un riesame del merito in sede di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso: La Cassazione e i Motivi Generici

L’inammissibilità del ricorso per Cassazione rappresenta uno degli esiti più comuni e, allo stesso tempo, più significativi nel processo penale. Quando un’impugnazione non supera il vaglio preliminare di ammissibilità, la Corte non entra nemmeno nel merito delle questioni sollevate. Con l’ordinanza in commento, la Suprema Corte ribadisce un principio cardine: i motivi di ricorso non possono essere generici o una mera riproposizione di argomenti già valutati. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Un Ricorso contro la Decisione d’Appello

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un individuo avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Roma. L’imputato, non soddisfatto della decisione di secondo grado che confermava la sua responsabilità penale e il relativo trattamento sanzionatorio, decideva di adire la Corte di Cassazione, ultimo grado di giudizio.

L’obiettivo del ricorrente era quello di ottenere un annullamento della sentenza d’appello, contestando la valutazione dei fatti e l’applicazione delle norme effettuata dai giudici di merito.

La Valutazione della Cassazione sull’Inammissibilità del Ricorso

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso proposto, giungendo a una conclusione netta: l’inammissibilità del ricorso. La Corte ha rilevato che le censure mosse dal ricorrente erano viziate da due difetti fondamentali:

1. Genericità: I motivi erano formulati in maniera vaga, senza individuare con precisione i vizi logici o giuridici della sentenza impugnata.
2. Ripetitività: Le argomentazioni non facevano altro che riproporre le stesse questioni già adeguatamente esaminate e respinte con motivazioni corrette dalla Corte d’Appello.

In sostanza, il ricorso non introduceva elementi di critica nuovi e specifici contro la struttura argomentativa della sentenza di secondo grado, ma si limitava a manifestare un generico dissenso, tentando di ottenere un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti, cosa non consentita in sede di legittimità.

Conseguenze Economiche della Decisione

A seguito della declaratoria di inammissibilità, la Corte ha condannato il ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria è prevista quando si ritiene che il ricorso sia stato proposto con colpa, ossia senza una seria valutazione delle sue probabilità di accoglimento, come specificato dalla Corte Costituzionale nella sentenza n. 186 del 2000.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte Suprema sono chiare e si allineano a un orientamento giurisprudenziale consolidato. Il ricorso per Cassazione non è un’ulteriore opportunità per riesaminare le prove e i fatti, compito che spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado. Il giudizio di legittimità ha lo scopo di verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata.

Quando un ricorso si limita a riproporre le stesse doglianze già respinte, senza attaccare in modo specifico e pertinente le ragioni che hanno portato a tale rigetto, si traduce in un atto processuale inutile, che non può essere ammesso all’esame di merito. La Corte ha quindi ritenuto che i motivi fossero “meramente riproduttivi di profili di censura… già adeguatamente vagliati e disattesi con corretti argomenti giuridici dalla sentenza impugnata”.

Le Conclusioni

La decisione in esame offre un importante monito per chi intende impugnare una sentenza penale davanti alla Corte di Cassazione. È fondamentale che il ricorso sia redatto con la massima specificità, individuando in modo puntuale i vizi della sentenza di appello e argomentando in diritto, senza limitarsi a riproporre le medesime difese dei gradi precedenti. La genericità e la ripetitività non solo conducono a una sicura declaratoria di inammissibilità del ricorso, ma espongono anche il ricorrente a conseguenze economiche significative, come la condanna al pagamento di una sanzione a favore della Cassa delle ammende.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano generici e si limitavano a riproporre questioni già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza contestare specificamente le argomentazioni giuridiche della sentenza impugnata.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Cosa significa che un motivo di ricorso è ‘generico’ o ‘meramente riproduttivo’?
Significa che l’argomentazione non è specifica e non critica puntualmente i passaggi logico-giuridici della sentenza che si intende impugnare, ma si limita a ripetere le stesse difese o contestazioni già presentate e valutate nei precedenti gradi di giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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