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Inammissibilità ricorso: quando è troppo generico

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso in materia penale. La decisione si fonda sulla genericità del motivo di appello, ritenuto privo dei requisiti di specificità richiesti dal codice di procedura penale. Questo caso sottolinea l’importanza di formulare censure precise e dettagliate, pena la sanzione della inammissibilità ricorso e la condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso: La Cassazione e il Dovere di Specificità

L’inammissibilità del ricorso è una delle sanzioni più severe previste dal nostro ordinamento processuale, poiché impedisce al giudice di entrare nel merito della questione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come la genericità e la mancanza di specificità nei motivi di impugnazione portino inevitabilmente a questa conseguenza. Analizziamo insieme la decisione per comprendere quali sono i requisiti essenziali per un ricorso efficace.

Il Fatto in Breve

Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte di Appello di Roma. Il ricorrente, tramite il suo difensore, ha proposto un unico motivo di impugnazione, lamentando una presunta illogicità nella motivazione del provvedimento precedente. Tuttavia, la censura è stata formulata in termini molto ampi, senza fornire elementi concreti a supporto della tesi sostenuta.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione si basa su una valutazione puramente processuale, senza alcuna disamina del merito della vicenda originaria.

Le Motivazioni: il Principio di Specificità nell’Inammissibilità Ricorso

Il cuore della decisione risiede nella violazione dell’articolo 581, comma 1, lettera d), del codice di procedura penale. Questa norma impone a chi impugna un provvedimento di indicare in modo specifico le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che sorreggono ogni richiesta. La Corte ha osservato che il ricorso era affetto da ‘insuperabile indeterminatezza’.

In altre parole, limitarsi a denunciare una generica ‘illogicità’ della motivazione, senza specificare quali passaggi della sentenza impugnata sarebbero errati e perché, non è sufficiente. Un ricorso così formulato non permette al giudice dell’impugnazione di comprendere i rilievi mossi e, di conseguenza, di esercitare il proprio potere di controllo (sindacato). La motivazione del provvedimento precedente era stata ritenuta logicamente corretta e il ricorso non ha fornito argomenti validi per scalfirla.

Conclusioni: le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per tutti gli operatori del diritto: la precisione è essenziale. La redazione di un atto di impugnazione richiede un’analisi dettagliata del provvedimento che si intende contestare e l’individuazione puntuale dei vizi che lo affliggono. La genericità non paga e, anzi, espone il ricorrente a conseguenze economiche significative. Per i cittadini, ciò si traduce nella necessità di affidarsi a professionisti competenti che sappiano tradurre le doglianze in motivi di ricorso strutturati e conformi ai requisiti di legge, per evitare una pronuncia di inammissibilità ricorso che chiude le porte a un ulteriore esame della vicenda.

Per quale motivo principale il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per la sua genericità e ‘insuperabile indeterminatezza’, in quanto il motivo di impugnazione era privo dei requisiti di specificità prescritti dalla legge.

Quale requisito di legge non è stato rispettato dal ricorrente?
Non è stato rispettato il requisito previsto dall’art. 581, comma 1, lett. d), del codice di procedura penale, che impone di indicare chiaramente gli elementi alla base della censura formulata per consentire al giudice di valutarla.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della decisione?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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