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Inammissibilità ricorso: quando è troppo generico?

La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 23469/2024, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso di un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello. La decisione si fonda sulla assoluta genericità e manifesta infondatezza dei motivi, poiché il ricorrente si è limitato a denunciare vizi di motivazione senza argomentare specifiche critiche. L’esito comporta la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso in Cassazione: Il Pericolo dei Motivi Generici

L’inammissibilità del ricorso per Cassazione rappresenta uno degli esiti più temuti nel processo penale, poiché impedisce un esame nel merito della questione. Con una recente ordinanza, la Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: per contestare una sentenza, non basta un generico dissenso, ma è necessaria una critica puntuale e argomentata. L’analisi di questo provvedimento offre spunti cruciali per comprendere i requisiti di un’impugnazione efficace.

Il Contesto Processuale

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza di condanna emessa dalla Corte di Appello di Palermo. L’imputato contestava sia l’affermazione della sua responsabilità penale sia il trattamento sanzionatorio ricevuto, chiedendo l’applicazione della pena nel minimo edittale. La difesa lamentava, in sostanza, una carenza di motivazione da parte dei giudici di secondo grado.

La Decisione della Corte: Focus sull’Inammissibilità del Ricorso

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle doglianze (cioè non valuta se l’imputato fosse o meno colpevole o se la pena fosse giusta), ma si ferma a un livello preliminare, formale. La Corte ha stabilito che l’atto di impugnazione non possedeva i requisiti minimi di specificità richiesti dalla legge per poter essere esaminato.

Le Motivazioni: la Genericità come Vizio Fatale

Il cuore della decisione risiede nella motivazione con cui i giudici hanno spiegato perché il ricorso fosse inaccoglibile. La Corte ha evidenziato due profili di criticità:

1. Genericità nella contestazione della responsabilità

Il ricorrente aveva denunciato una “mancanza e apparenza della motivazione” in relazione ai motivi di appello, senza però indicare quali fossero le specifiche incongruenze o i profili critici del ragionamento seguito dalla Corte d’Appello. Secondo la Cassazione, un vizio di questo tipo non può essere “meramente enunciato”, ma deve essere “argomentato”. In altre parole, non è sufficiente affermare che la motivazione è sbagliata; è indispensabile spiegare perché, punto per punto, confrontandosi con le argomentazioni della sentenza impugnata.

2. Genericità nella critica al trattamento sanzionatorio

Anche la richiesta di una pena più mite è stata giudicata generica. La Corte ha osservato che la sentenza d’appello aveva adeguatamente motivato la congruità della pena inflitta, basandosi su elementi concreti come le modalità della condotta e la “personalità negativa dell’imputato”, già gravato da numerosi precedenti penali. Di fronte a una motivazione così strutturata, il ricorso si era limitato a invocare l’applicazione del minimo, senza confutare le ragioni esposte dai giudici di merito.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche e Monito per la Difesa

La pronuncia in esame è un chiaro monito sull’importanza della tecnica redazionale dei ricorsi per Cassazione. Un’impugnazione non è una semplice riproposizione delle proprie tesi, ma deve configurarsi come una critica ragionata e specifica della decisione che si intende contestare. La mancanza di specificità trasforma il ricorso in un atto inefficace, destinato a essere dichiarato inammissibile.

Le conseguenze di tale esito non sono solo procedurali, ma anche economiche. La declaratoria di inammissibilità ha comportato la condanna del ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma significativa (in questo caso, 3.000 euro) in favore della Cassa delle ammende. Questo meccanismo sanzionatorio ha lo scopo di disincentivare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o redatti in modo negligente, garantendo che l’accesso al giudizio di legittimità sia riservato a questioni giuridiche serie e ben poste.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso?
La Corte ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso per “assoluta genericità e manifesta infondatezza”, poiché i motivi proposti si limitavano a enunciare un vizio di motivazione senza argomentare specifiche incongruenze o critiche puntuali alla sentenza impugnata.

Cosa significa che i motivi di un ricorso sono “generici”?
Significa che le critiche mosse alla sentenza sono vaghe e non si confrontano direttamente con le ragioni esposte dal giudice nel provvedimento. Un motivo è generico quando non individua con precisione il punto della decisione che si contesta e le ragioni giuridiche di tale contestazione.

Quali sono le conseguenze economiche dell’inammissibilità del ricorso in questo caso?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende, come sanzione per aver presentato un ricorso non ammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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