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Inammissibilità ricorso: quando è meramente riproduttivo

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 29/11/2024, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da due imputati avverso una sentenza della Corte d’Appello di Torino. La Corte ha stabilito che il ricorso era meramente riproduttivo di motivi già vagliati e respinti nei precedenti gradi di giudizio, senza sollevare nuove questioni di diritto. Di conseguenza, ha condannato i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, confermando che l’inammissibilità del ricorso non consente un nuovo esame del merito.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso: Il Divieto di Motivi Ripetitivi in Cassazione

L’accesso alla Corte di Cassazione, massimo organo della giurisdizione, è soggetto a regole procedurali molto stringenti. Una recente ordinanza della Suprema Corte chiarisce ancora una volta uno dei principi cardine: non è possibile ottenere un nuovo giudizio semplicemente riproponendo le stesse argomentazioni già respinte in appello. Questo principio è fondamentale per comprendere i limiti del giudizio di legittimità e le conseguenze di un’impugnazione non fondata su vizi specifici della sentenza, come nel caso che ha portato alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso.

I Fatti del Caso

Due soggetti avevano proposto ricorso per Cassazione avverso una sentenza della Corte d’Appello di Torino che li vedeva coinvolti. Il loro obiettivo era ottenere un riesame della loro posizione, contestando il giudizio di responsabilità formulato a loro carico e l’interpretazione data dai giudici di merito al contenuto di alcune conversazioni intercettate, elemento probatorio chiave nel processo.

La Decisione della Corte: l’Inammissibilità del Ricorso

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato i ricorsi e li ha dichiarati inammissibili. La Corte non è entrata nel merito delle questioni sollevate, ma si è fermata a una valutazione preliminare, concludendo che l’impugnazione non possedeva i requisiti minimi per essere esaminata. Questa decisione si fonda su un’attenta analisi della struttura dei motivi di ricorso presentati.

Le Motivazioni della Scelta Giudiziaria: Il Principio di Non Ripetitività

Il cuore della decisione risiede nella motivazione addotta dalla Corte. I giudici hanno ritenuto che i ricorsi fossero inammissibili perché deducevano ‘un motivo meramente riproduttivo di profili di censura’ già adeguatamente valutati e respinti dalla Corte territoriale. In parole semplici, i ricorrenti non hanno sollevato vizi di legittimità della sentenza impugnata (cioè violazioni di legge o difetti logici manifesti nella motivazione), ma si sono limitati a riproporre le stesse identiche argomentazioni di merito già discusse e giudicate in appello.

La Cassazione ha sottolineato che il giudizio di merito, sia di primo che di secondo grado, aveva già analizzato in modo approfondito e con argomentazioni ‘immuni da vizi logici o giuridici’ sia la valutazione della responsabilità sia l’interpretazione delle prove, come le intercettazioni. Di conseguenza, il tentativo di ottenere dalla Suprema Corte una terza valutazione sugli stessi punti è stato considerato un uso improprio dello strumento del ricorso per Cassazione, che non è un ‘terzo grado di giudizio’ sul fatto, ma un controllo sulla corretta applicazione del diritto.

Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche dell’Inammissibilità

La dichiarazione di inammissibilità del ricorso non è priva di conseguenze. La Corte, infatti, non si è limitata a respingere le istanze, ma ha condannato i ricorrenti a due pagamenti:

1. Le spese processuali: i ricorrenti devono sostenere i costi del procedimento da loro attivato.
2. Una somma di euro tremila: da versare in favore della Cassa delle ammende.

Quest’ultima sanzione pecuniaria è particolarmente significativa. Citando la sentenza della Corte Costituzionale n. 186 del 2000, la Cassazione ha ribadito che tale condanna è dovuta quando la parte ha proposto il ricorso ‘senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità’. Ciò significa che, secondo i giudici, i ricorrenti (o i loro difensori) avrebbero dovuto essere consapevoli che un ricorso basato sulla semplice riproposizione di argomenti di merito non aveva possibilità di essere accolto, configurando così un’azione giudiziaria colposamente futile. Questa ordinanza serve quindi da monito sull’importanza di redigere ricorsi per Cassazione che si concentrino esclusivamente sui vizi di legittimità, evitando di trasformare il giudizio supremo in un’ulteriore istanza di merito.

Per quale motivo principale la Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili?
I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili perché si limitavano a riproporre gli stessi motivi e le stesse censure già adeguatamente esaminati e respinti dalla Corte d’Appello, senza individuare specifici vizi di legittimità (logici o giuridici) nella sentenza impugnata.

Quali sono le conseguenze economiche per i ricorrenti a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
I ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

È sufficiente riproporre le stesse argomentazioni di merito per ottenere una revisione dalla Corte di Cassazione?
No, sulla base di questa ordinanza, non è sufficiente. Il ricorso per Cassazione non può essere un semplice riesame dei fatti; deve invece basarsi sull’individuazione di specifici errori di diritto o vizi logici commessi dal giudice del grado precedente. La mera riproposizione di argomenti già valutati conduce all’inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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