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Inammissibilità ricorso: quando è infondato?

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso presentato contro una sentenza della Corte d’Appello. Il motivo risiede nella valutazione del trattamento sanzionatorio, ritenuto dalla Corte adeguatamente motivato e non contraddittorio, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria. La decisione sottolinea che le scelte discrezionali del giudice di merito, se logiche, non sono sindacabili in sede di legittimità.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità del Ricorso: la Cassazione fa Chiarezza sulla Discrezionalità del Giudice

L’inammissibilità del ricorso rappresenta uno degli esiti più comuni e, allo stesso tempo, più complessi nel processo penale. Con la recente ordinanza n. 26054/2025, la Corte di Cassazione ha ribadito principi fondamentali riguardo ai limiti del sindacato di legittimità sulla determinazione della pena, offrendo spunti cruciali per comprendere quando un’impugnazione rischia di essere respinta prima ancora di entrare nel merito. Questo articolo analizza la decisione, spiegandone i contorni e le conseguenze pratiche.

I fatti del caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Palermo. L’oggetto della contestazione non era la colpevolezza in sé, ma la quantificazione della pena. Il ricorrente lamentava, in sostanza, che il giudice d’appello avesse esercitato in modo errato il proprio potere discrezionale nella determinazione del trattamento sanzionatorio, senza tenere adeguatamente conto di specifici criteri.

La decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato: la valutazione e la quantificazione della pena rientrano nel potere discrezionale del giudice di merito. Tale potere, se esercitato con una motivazione logica, coerente e non contraddittoria, non può essere messo in discussione in sede di legittimità.

Le motivazioni dietro l’inammissibilità del ricorso

La Corte ha specificato che la sentenza impugnata, a pagina 5, indicava esplicitamente i criteri utilizzati per quantificare la pena. La motivazione fornita dalla Corte d’Appello è stata ritenuta logica e priva di vizi, rendendo la censura del ricorrente generica e infondata. Il ricorso, di fatto, non evidenziava una violazione di legge o un vizio motivazionale manifesto, ma si limitava a sollecitare una nuova e diversa valutazione della pena, attività preclusa alla Corte di Cassazione.

Di conseguenza, l’inammissibilità del ricorso ha comportato due sanzioni per il ricorrente:
1. La condanna al pagamento delle spese processuali.
2. La condanna al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’articolo 616, comma 1, del codice di procedura penale. Questa sanzione pecuniaria ha lo scopo di scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o dilatori.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della decisione

L’ordinanza in esame rafforza un concetto chiave della procedura penale: non è sufficiente essere in disaccordo con la pena inflitta per ottenere una sua riforma in Cassazione. È necessario, invece, dimostrare che il giudice di merito abbia commesso un errore di diritto o abbia fornito una motivazione palesemente illogica o contraddittoria. Qualsiasi ricorso che si limiti a criticare l’entità della sanzione senza individuare vizi specifici è destinato all’inammissibilità del ricorso.

Questa pronuncia serve da monito per chi intende impugnare una sentenza di condanna: l’appello alla Cassazione deve essere fondato su motivi di legittimità solidi e non su una mera speranza di ottenere uno ‘sconto’ di pena. In assenza di tali motivi, il rischio è non solo di veder confermata la condanna, ma anche di subire ulteriori conseguenze economiche.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché contestava la quantificazione della pena, una decisione che rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. La Corte di Cassazione ha ritenuto che la motivazione della sentenza impugnata fosse logica e non contraddittoria, e quindi non sindacabile in sede di legittimità.

Quali sono le conseguenze dell’inammissibilità del ricorso per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

È possibile contestare la quantificazione della pena decisa da un giudice?
Sì, ma solo se si dimostra che il giudice ha violato la legge o ha fornito una motivazione illogica, contraddittoria o manifestamente carente. Non è possibile chiedere alla Corte di Cassazione una nuova valutazione nel merito della congruità della pena, se la decisione del giudice precedente è sorretta da una motivazione coerente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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