Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 24375 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 24375 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 19/06/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a UDINE il 14/08/1970
avverso l’ordinanza del 10/03/2025 del TRIBUNALE di ROMA
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Visti gli atti.
Esaminati il ricorso e la ordinanza impugnata.
che il ricorso di NOME COGNOME è manifestamente infondato;
Rilevato infatti, che il provvedimento impugnato, in puntuale applicazione
Considerato, dei principi in materia di continuazione come declinati dalla giurisprudenza di
legittimità, ha ineccepibilmente osservato che osta al riconoscimento della continuazione tra i reati indicati nell’istanza, con rilievo decisivo, l’assenza di
circostanze da cui desumere che la predetta, sin dalla consumazione del primo reato, avesse programmato, sia pure nelle linee generali richieste dall’art. 81,
secondo comma, cod. pen., anche quelli successivi tenuto conto della distanza temporale intercorsa tra di essi, dei diversi luoghi di commissione (sparsi lungo
tutto il territorio nazionale), delle diverse modalità esecutive e dei numerosi arresti e periodi di detenzione che hanno intervallato le varie violazioni di legge da lei
perpetrate. In tale contesto i reati commessi sono riconducibili ad autonome risoluzioni criminose ed espressione di una pervicace volontà criminale
(confermata anche dalla ripetuta utilizzazione di false generalità per ottenere illegittimamente, più volte, la sospensione condizionale della pena) non meritevole dell’applicazione di istituti di favore;
Considerato che le censure della ricorrente, oltre ad essere generiche, sollecitano una lettura alternativa del compendio probatorio tratto dalle sentenze in esecuzione da sovrapporre a quella, non manifestamente illogica, del giudice dell’esecuzione;
Ritenuto che deve essere dichiarata l’inammissibilità del ricorso, con conseguente condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e, in mancanza di elementi atti a escludere la colpa nella determinazione della causa di inammissibilità, al versamento della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila alla Cassa delle ammende. Così deciso in Roma, il 19 giugno 2025.