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Inammissibilità ricorso: quando decade l’interesse?

La Corte di Cassazione chiarisce i contorni della inammissibilità ricorso per carenza di interesse sopravvenuta. Nel caso di specie, un appello contro una misura cautelare è stato dichiarato inammissibile, ma senza condanna alle spese per il ricorrente, data la natura della questione (de libertate) e la specifica ragione procedurale.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità ricorso: la Cassazione chiarisce i presupposti

L’inammissibilità ricorso è un esito procedurale che impedisce alla Corte di Cassazione di esaminare il merito di una questione. Una recente sentenza ha offerto un’importante precisazione su una specifica causa di inammissibilità: la carenza di interesse sopravvenuta, soprattutto in materia di misure cautelari.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla richiesta di un imputato di sostituire una misura cautelare applicata nei suoi confronti. Questa richiesta era stata inizialmente respinta dal Tribunale di primo grado. L’imputato aveva quindi presentato appello al Tribunale del riesame, il quale, tuttavia, confermava la decisione precedente, rigettando l’appello. Contro quest’ultima ordinanza, la difesa ha proposto ricorso per Cassazione, portando la questione all’attenzione della Suprema Corte.

La Decisione sull’inammissibilità ricorso

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27342 del 2025, ha dichiarato l’inammissibilità ricorso. Tuttavia, la particolarità della decisione risiede nelle sue conseguenze economiche per il ricorrente. Pur dichiarando inammissibile l’impugnazione, la Corte ha stabilito che non vi fosse luogo a condanna al pagamento delle spese processuali né al versamento di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su due pilastri giuridici.

Il primo è l’articolo 591, comma 1, lettera d), del codice di procedura penale, che prevede l’inammissibilità dell’impugnazione quando vi è una carenza di interesse. Nel caso di specie, la Corte ha ravvisato una “carenza di interesse sopravvenuta alla proposizione del ricorso”. Ciò significa che, al momento della decisione, il ricorrente non aveva più un interesse concreto e attuale a ottenere una pronuncia dalla Corte, rendendo di fatto inutile la valutazione del merito.

Il secondo pilastro riguarda la mancata condanna alle spese. La Corte ha richiamato un principio consolidato, espresso da diverse sentenze delle Sezioni Unite, secondo cui nei procedimenti de libertate (cioè quelli che incidono sulla libertà personale), la declaratoria di inammissibilità per carenza di interesse sopravvenuta non comporta automaticamente l’addebito delle spese processuali. Questa eccezione si giustifica per la natura particolarmente delicata dei diritti in gioco, evitando di penalizzare ulteriormente chi ha visto la propria impugnazione perdere di significato per eventi procedurali successivi.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio di garanzia fondamentale nel diritto processuale penale. L’inammissibilità ricorso non è sempre seguita da conseguenze economiche per chi lo ha proposto. Quando la questione riguarda la libertà personale e l’inammissibilità deriva da una carenza di interesse sorta dopo la presentazione del ricorso, il sistema giuridico adotta un approccio più mite, evitando di imporre costi aggiuntivi. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale volto a bilanciare le esigenze di efficienza processuale con la tutela dei diritti fondamentali dell’individuo.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile a causa di una “carenza di interesse sopravvenuta”, ovvero il ricorrente non aveva più un interesse concreto e attuale a ottenere una decisione dalla Corte al momento del giudizio.

Cosa significa che la questione era ‘de libertate’?
Significa che il procedimento riguardava la libertà personale dell’imputato, in quanto verteva sulla richiesta di sostituzione di una misura cautelare restrittiva della libertà.

Perché il ricorrente non è stato condannato a pagare le spese processuali?
Non è stato condannato al pagamento delle spese perché, secondo un consolidato orientamento della giurisprudenza, nei procedimenti ‘de libertate’, l’inammissibilità dovuta a una carenza di interesse sopravvenuta non comporta l’automatica condanna alle spese processuali o al pagamento di sanzioni pecuniarie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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