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Inammissibilità ricorso per misura cautelare scaduta

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato da un indagato contro l’ordinanza che applicava la misura cautelare dell’obbligo di dimora. La decisione si fonda sulla constatazione che, al momento del giudizio, il termine massimo di durata della misura era già decorso, determinando una sopravvenuta assenza di interesse del ricorrente a ottenere una pronuncia nel merito. Di conseguenza, l’impugnazione è stata respinta senza analizzare i motivi sollevati, che includevano questioni di competenza territoriale e vizi di motivazione.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso: Quando la Scadenza di una Misura Cautelare Rende Inutile l’Appello

Nel complesso iter della giustizia penale, il principio dell’interesse ad agire riveste un ruolo fondamentale. Un ricorso, per essere esaminato, deve perseguire un risultato concreto e utile per chi lo propone. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito questo concetto, dichiarando l’inammissibilità del ricorso di un indagato contro una misura cautelare ormai scaduta. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le ragioni giuridiche alla base della decisione.

I Fatti del Caso: Il Ricorso Contro l’Obbligo di Dimora

La vicenda ha origine da un’ordinanza del GIP del Tribunale di Trento, che applicava a un indagato la misura cautelare personale dell’obbligo di dimora. L’interessato proponeva istanza di riesame, che veniva però rigettata dal Tribunale di Trento. A questo punto, l’indagato, tramite il suo difensore, presentava ricorso per cassazione, basandolo su tre distinti motivi:

1. Violazione di legge sulla competenza territoriale: Si contestava che il tribunale competente non fosse quello di Trento, ma quello di Foggia, in quanto il luogo di manifestazione della presunta condotta associativa in Italia era stato individuato in quella provincia.
2. Vizio di motivazione: Si lamentava l’assenza di un’autonoma motivazione da parte del GIP sui gravi indizi di colpevolezza e che il tribunale del riesame avesse illegittimamente sostituito la propria valutazione a quella del primo giudice, eludendo l’eccezione sollevata.
3. Carenza di esigenze cautelari: Si sosteneva l’inutilità della misura dell’obbligo di dimora, disposta proprio nel comune dove si sarebbe svolta l’attività illecita, rendendola di fatto priva di efficacia deterrente.

Nonostante le argomentazioni, la Corte di Cassazione non è entrata nel merito di nessuna di queste doglianze.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’Inammissibilità del Ricorso

La Suprema Corte ha adottato una decisione puramente processuale, dichiarando il ricorso inammissibile. Il fulcro della sentenza non risiede nell’analisi dei motivi di impugnazione, ma in una constatazione preliminare e assorbente: la misura cautelare dell’obbligo di dimora, disposta con ordinanza del 20 novembre 2022, aveva ormai esaurito la sua efficacia.

Le Motivazioni: La Sopravvenuta Carenza di Interesse ad Agire

La Corte ha osservato che il termine massimo di durata della misura era decorso, con conseguente revoca della stessa. Questo evento ha determinato la “sopravvenuta assenza di interesse in capo al ricorrente”. In parole semplici, anche se la Cassazione avesse accolto il ricorso e annullato l’ordinanza, questa decisione non avrebbe prodotto alcun effetto pratico per l’indagato, poiché egli non era più sottoposto ad alcun obbligo.

Il processo non può essere utilizzato per ottenere mere affermazioni di principio, ma deve rispondere a un’esigenza concreta e attuale di tutela. Venuta meno tale esigenza, l’impugnazione perde la sua ragion d’essere. Di conseguenza, in base all’art. 616 del codice di procedura penale, la Corte ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso e ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle Ammende, non ravvisando elementi per ritenere che il ricorso fosse stato presentato senza colpa.

Conclusioni: L’Importanza dell’Interesse Concreto e Attuale nel Processo

Questa sentenza evidenzia un principio cardine del nostro ordinamento processuale: l’interesse ad agire deve sussistere non solo al momento della proposizione del ricorso, ma per tutta la durata del giudizio. Se, per eventi sopravvenuti come la scadenza di una misura, l’eventuale accoglimento dell’impugnazione diventa privo di effetti pratici, il giudice non può che dichiararne l’inammissibilità. Ciò risponde a un’esigenza di economia processuale, evitando di impegnare le risorse della giustizia in questioni ormai superate dai fatti.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la misura cautelare dell’obbligo di dimora, oggetto dell’impugnazione, era già scaduta. Di conseguenza, il ricorrente non aveva più un interesse concreto e attuale a ottenere una decisione nel merito, poiché l’annullamento dell’ordinanza non avrebbe prodotto alcun effetto pratico.

Cosa significa ‘sopravvenuta assenza di interesse’ in un processo?
Significa che, durante lo svolgimento del processo, si è verificato un evento che ha reso inutile una potenziale decisione favorevole per chi ha avviato l’azione legale. Nel caso specifico, la scadenza naturale della misura cautelare ha reso privo di scopo il ricorso volto a ottenerne l’annullamento.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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