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Inammissibilità ricorso penale: i limiti dell’appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso penale presentato dalla persona offesa contro un decreto di archiviazione. La Corte ha stabilito che, secondo la normativa applicabile all’epoca dei fatti (ratione temporis), il ricorso è possibile solo per vizi procedurali gravi o manifesta illogicità della motivazione, non per riesaminare il merito della decisione del giudice di prime cure, che aveva ritenuto infondate le richieste di ulteriori indagini.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Penale: La Cassazione Chiarisce i Limiti dell’Opposizione

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 23351 del 2024 offre un’importante lezione sui confini procedurali del sistema giudiziario, in particolare riguardo all’inammissibilità del ricorso penale proposto dalla persona offesa. Quando la vittima di un reato si oppone alla richiesta di archiviazione del pubblico ministero, quali sono i suoi effettivi poteri di impugnazione? Questa decisione traccia una linea netta, basandosi su principi consolidati e sulla normativa applicabile.

I Fatti del Caso: Dall’Opposizione all’Archiviazione al Ricorso

Il caso ha origine da un procedimento penale per il reato di falsa testimonianza (art. 372 c.p.). A seguito della richiesta di archiviazione da parte della Procura, la persona offesa dal reato aveva presentato opposizione, chiedendo la prosecuzione delle indagini. Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Chieti, tuttavia, non solo ha disposto l’archiviazione del procedimento, ma ha anche dichiarato inammissibile l’opposizione stessa.

Contro questa decisione, la persona offesa ha deciso di rivolgersi direttamente alla Corte di Cassazione, contestando la valutazione del GIP e insistendo sulla necessità di svolgere ulteriori approfondimenti investigativi per accertare la fondatezza della notizia di reato.

La Disciplina Applicabile e l’Inammissibilità Ricorso Penale

Il cuore della decisione della Suprema Corte risiede nell’individuazione della corretta disciplina processuale applicabile. I giudici hanno chiarito che, ratione temporis, ovvero in base al momento in cui si sono svolti i fatti processuali, la normativa di riferimento era quella precedente all’introduzione dell’art. 410-bis del codice di procedura penale.

Secondo il regime previgente (art. 409, comma 6, c.p.p.), il ricorso per cassazione contro il decreto di archiviazione è consentito solo in casi estremamente limitati. Non si tratta di un terzo grado di giudizio sul merito, ma di un controllo di legittimità su vizi specifici. In particolare, il ricorso è ammesso solo per:

1. Mancato avviso alla persona offesa dell’udienza camerale.
2. Assenza totale o manifesta illogicità della motivazione del giudice in merito all’inammissibilità dell’opposizione all’archiviazione.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha ritenuto che nel caso di specie nessuna di queste condizioni fosse presente. Il GIP aveva fornito una motivazione chiara e coerente, anche se sintetica, per la sua decisione. Nello specifico, il giudice di merito aveva spiegato perché gli elementi raccolti non fossero sufficienti a configurare l’ipotesi di reato contestata e, di conseguenza, perché le ulteriori indagini richieste dalla persona offesa fossero inidonee a fornire elementi utili per l’esercizio dell’azione penale.

La motivazione del GIP, secondo la Cassazione, è da considerarsi “insindacabile” in sede di legittimità. Questo termine tecnico significa che la Suprema Corte non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice che ha esaminato i fatti, ma può solo verificare che una motivazione esista e che non sia palesemente contraddittoria o priva di senso logico. Poiché il decreto impugnato superava questo vaglio, il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: l’opposizione all’archiviazione e il successivo ricorso non possono trasformarsi in un’istanza per ottenere a tutti i costi un processo. Il sistema prevede dei filtri per evitare procedimenti inutili. La valutazione del giudice sull’utilità di nuove indagini è discrezionale e, se motivata in modo logico, non può essere messa in discussione in Cassazione. La dichiarazione di inammissibilità del ricorso penale comporta, inoltre, conseguenze economiche per il ricorrente, che è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro a favore della cassa delle ammende.

È sempre possibile fare ricorso in Cassazione contro un decreto di archiviazione?
No. Secondo la normativa applicabile al caso in esame (precedente all’introduzione dell’art. 410-bis c.p.p.), il ricorso è ammesso solo in ipotesi tassative, come la mancanza di avviso per l’udienza o l’assenza o manifesta illogicità della motivazione sull’inammissibilità dell’opposizione della persona offesa.

Cosa significa che la motivazione del giudice è ‘insindacabile’ in sede di legittimità?
Significa che la Corte di Cassazione non può riesaminare nel merito la valutazione del giudice che ha emesso il provvedimento, ma può solo controllare che una motivazione esista e che non sia palesemente illogica. Nel caso specifico, il GIP aveva spiegato perché non sussistevano i presupposti del reato.

Quali sono le conseguenze se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
La parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della cassa delle ammende. In questa vicenda, la somma è stata quantificata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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