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Inammissibilità ricorso patteggiamento: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5920/2024, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso contro una sentenza di patteggiamento. I motivi addotti, relativi a una generica omessa motivazione, sono stati ritenuti incompatibili con la natura consensuale del patteggiamento. La Corte ha applicato la procedura semplificata “de plano”, senza udienza, confermando che tale rito si estende a tutti i casi di inammissibilità ricorso patteggiamento, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Patteggiamento: La Cassazione Fa Chiarezza sulla Procedura

L’istituto del patteggiamento, o applicazione della pena su richiesta delle parti, rappresenta una delle vie principali per la definizione alternativa dei procedimenti penali. Tuttavia, la sua natura consensuale impone limiti stringenti alle possibilità di impugnazione. Con la recente ordinanza n. 5920 del 2024, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: l’inammissibilità ricorso patteggiamento quando i motivi sono incompatibili con l’accordo raggiunto tra accusa e difesa. La decisione chiarisce inoltre l’ambito di applicazione della procedura semplificata de plano.

I Fatti del Caso in Esame

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza di patteggiamento emessa dal Giudice per l’udienza preliminare. L’imputato lamentava, in termini generici, una presunta ‘omessa motivazione’ da parte del giudice di primo grado. La Corte di Cassazione è stata chiamata a valutare se tale motivo di ricorso fosse ammissibile, considerando che la sentenza impugnata era il risultato di un accordo volontario a cui lo stesso ricorrente aveva aderito.

L’Inammissibilità del Ricorso contro il Patteggiamento

La Suprema Corte ha subito rilevato la palese infondatezza del ricorso. I giudici hanno sottolineato che sollevare questioni incompatibili con la volontà espressa di patteggiare la pena costituisce un motivo non consentito dalla legge. Il patteggiamento si fonda, infatti, sul consenso dell’imputato al trattamento sanzionatorio concordato, il che preclude la possibilità di contestare successivamente aspetti che sono impliciti nell’accordo stesso, come la valutazione del merito delle accuse.

Di fronte a tale palese vizio, la Corte ha deciso di applicare la procedura de plano, prevista dall’art. 610, comma 5-bis del codice di procedura penale. Questa procedura, semplificata e non partecipata, consente alla Corte di dichiarare l’inammissibilità senza notificare la data dell’udienza al difensore, accelerando la definizione del giudizio.

Le Motivazioni della Cassazione

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione combinata degli articoli 448, comma 2-bis, e 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale. La Corte ha spiegato che il legislatore, con la riforma del 2017, ha inteso estendere la procedura de plano a tutte le sentenze di patteggiamento i cui ricorsi risultino inammissibili, a prescindere dalla specifica causa di inammissibilità.

La norma contenuta nella seconda parte dell’art. 610, comma 5-bis, si pone come lex specialis rispetto alla regola generale prevista nella prima parte dello stesso comma. Mentre per altre categorie di ricorsi inammissibili è prevista una trattazione in forma non partecipata, per quelli contro le sentenze ex art. 444 c.p.p. (patteggiamento), la logica conseguenza è l’applicazione diretta della procedura de plano. Questa interpretazione, supportata anche da precedenti giurisprudenziali (come l’ord. n. 3110/2018), garantisce efficienza e coerenza al sistema, evitando formalità superflue per ricorsi manifestamente privi di fondamento.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: impugnare una sentenza di patteggiamento è possibile solo per motivi specifici e limitati, che non contraddicano la natura consensuale dell’accordo. Proporre un ricorso basato su argomentazioni generiche o incompatibili con il patteggiamento stesso conduce a una dichiarazione di inammissibilità. Tale declaratoria viene gestita con la procedura accelerata de plano, con la conseguenza diretta della condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come in questo caso fissata in tremila euro. La decisione serve da monito sull’importanza di valutare attentamente i presupposti di un ricorso in Cassazione avverso un patteggiamento, per evitare esiti procedurali sfavorevoli e costi aggiuntivi.

Perché il ricorso contro la sentenza di patteggiamento è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché basato su motivi non consentiti dalla legge (‘non deducibili’). In particolare, il ricorrente lamentava una generica ‘omessa motivazione’, un argomento incompatibile con la natura consensuale del patteggiamento, che presuppone l’accettazione del trattamento sanzionatorio da parte dello stesso ricorrente.

Cosa significa che la Corte ha deciso ‘de plano’?
Significa che la Corte ha applicato una procedura semplificata e non partecipata, prevista dall’art. 610, comma 5-bis c.p.p. La decisione di inammissibilità è stata presa sulla base dei soli atti scritti, senza fissare un’udienza e senza notificare la data al difensore. Questa procedura è specificamente prevista per i ricorsi inammissibili contro le sentenze di patteggiamento.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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