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Inammissibilità ricorso patteggiamento: la Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di un ricorso avverso una sentenza di patteggiamento, emessa dopo l’entrata in vigore della Legge n.103/2017. Il ricorso non rientrava nei motivi tassativamente previsti dall’art. 448, co. 2-bis c.p.p., portando alla condanna del ricorrente alle spese e a una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Post-Patteggiamento: La Cassazione Conferma la Linea Dura

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito i limiti stringenti per l’impugnazione delle sentenze di patteggiamento, sottolineando come l’inammissibilità del ricorso sia la conseguenza quasi certa per chi non rispetta le condizioni tassative imposte dalla legge. Questa decisione offre un’importante lezione sulle conseguenze della riforma legislativa del 2017 e sulla necessità di valutare attentamente i presupposti di un appello.

Il Contesto del Ricorso: L’Appello a un Patteggiamento

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato contro una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti (comunemente nota come patteggiamento), emessa dal Tribunale di Napoli Nord. L’imputato ha tentato di portare la decisione davanti alla Corte di Cassazione per ottenerne la revisione.

Tuttavia, sia la sentenza impugnata sia il successivo ricorso sono successivi al 3 agosto 2017, data cruciale che segna l’entrata in vigore della Legge n. 103/2017, la cosiddetta ‘Riforma Orlando’, che ha profondamente modificato le regole sull’impugnazione in materia di patteggiamento.

La Riforma del 2017 e l’Inammissibilità del Ricorso

Il punto centrale della decisione della Corte è l’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, introdotto proprio dalla riforma del 2017. Questa norma ha escluso le sentenze di patteggiamento dal novero dei provvedimenti generalmente impugnabili, limitando la possibilità di ricorso a casi eccezionali e specificamente indicati.

I Motivi Tassativi per l’Impugnazione

Un ricorso contro una sentenza di patteggiamento può essere considerato ammissibile solo se si basa su motivi ben precisi, tra cui:

* La mancata espressione del consenso da parte dell’imputato.
* La corruzione del giudice.
* L’erronea qualificazione giuridica del fatto.
* L’illegalità della pena applicata.

Nel caso specifico, la Cassazione ha rilevato che il ricorso presentato non rientrava in nessuna di queste categorie. In particolare, non è stata riscontrata né la violazione dell’obbligo di immediato proscioglimento (art. 129 c.p.p.), né un difetto di motivazione sugli elementi fondamentali della decisione.

Le Motivazioni della Cassazione: Procedura ‘de plano’

La Corte, constatando l’evidente mancanza dei presupposti di legge, ha proceduto con una declaratoria di inammissibilità attraverso la procedura semplificata de plano, come previsto dall’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale. Questo rito accelerato viene utilizzato quando l’inammissibilità del ricorso è palese e non richiede un’udienza dibattimentale.

La conseguenza diretta di tale dichiarazione, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., è stata duplice. In primo luogo, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali. In secondo luogo, è stato condannato al versamento di una sanzione pecuniaria di tremila euro a favore della Cassa delle ammende. La Corte ha specificato che non vi erano elementi per escludere la colpa del ricorrente nel proporre un’impugnazione palesemente infondata, richiamando a tal proposito la giurisprudenza della Corte Costituzionale.

Le Conclusioni: Conseguenze dell’Inammissibilità del Ricorso

Questa ordinanza serve da monito: l’accesso al giudizio di Cassazione dopo un patteggiamento non è un diritto incondizionato, ma una possibilità residuale, limitata a vizi specifici e gravi. La riforma del 2017 ha inteso dare maggiore stabilità alle sentenze di patteggiamento, deflazionando il carico della Suprema Corte. Chiunque intenda percorrere questa strada deve essere consapevole che un ricorso proposto al di fuori dei binari stretti tracciati dal legislatore non solo sarà respinto, ma comporterà anche significative conseguenze economiche. La decisione sottolinea la responsabilità della parte nel promuovere impugnazioni, sanzionando l’abuso dello strumento processuale.

Perché il ricorso contro la sentenza di patteggiamento è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, essendo stato proposto dopo l’entrata in vigore della Legge n. 103/2017, non rientrava in nessuno dei motivi specifici e limitati previsti dall’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale per impugnare una sentenza di patteggiamento.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

È sempre possibile impugnare una sentenza di patteggiamento?
No. Dopo la riforma del 2017, la sentenza di patteggiamento non è un provvedimento liberamente impugnabile. L’impugnazione è consentita solo per i motivi tassativamente indicati dalla legge, come ad esempio un vizio nel consenso o un’errata qualificazione giuridica del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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