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Inammissibilità ricorso patteggiamento: guida

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso contro una sentenza di patteggiamento per il reato di evasione. La decisione si fonda su due motivi principali: la tardività della presentazione dell’appello, avvenuta dopo che la sentenza era diventata irrevocabile, e l’assoluta genericità dei motivi, che non rientravano nelle specifiche ipotesi previste dalla legge per l’impugnazione di tali sentenze. Di conseguenza, l’inammissibilità del ricorso patteggiamento ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità Ricorso Patteggiamento: La Cassazione Fa Chiarezza

L’istituto del patteggiamento, disciplinato dall’art. 444 del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso, ma le sue sentenze non sono sempre inappellabili. Tuttavia, i margini di impugnazione sono molto stretti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito con forza i limiti invalicabili per chi intende contestare una sentenza di patteggiamento, sottolineando come la tardività e la genericità dei motivi conducano inevitabilmente all’inammissibilità del ricorso patteggiamento.

Il Caso in Esame: Un Ricorso Tardivo e Generico

Il caso analizzato dalla Suprema Corte riguarda un ricorso presentato dal difensore di un imputato condannato con sentenza di patteggiamento dal Tribunale di Taranto per il reato di evasione (art. 385 c.p.). La sentenza di primo grado era stata depositata il 16 giugno 2023, con motivazione contestuale e in presenza dell’imputato, diventando quindi irrevocabile in tempi brevi. Nonostante ciò, il ricorso per Cassazione è stato proposto solo il 4 luglio 2023, ben oltre i termini di legge.

Oltre al vizio di tardività, il ricorso è stato giudicato affetto da un’assoluta genericità dei motivi, i quali non rientravano nelle specifiche censure ammesse dalla legge.

I Limiti al Ricorso contro la Sentenza di Patteggiamento

La normativa di riferimento è l’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, introdotto dalla Legge n. 103/2017 (la cosiddetta “Riforma Orlando”). Questa norma ha drasticamente ridotto le possibilità di impugnare una sentenza di patteggiamento, limitandole a motivi specifici che attengono, ad esempio, all’espressione della volontà dell’imputato, alla qualificazione giuridica del fatto o all’illegalità della pena.

Qualsiasi motivo di ricorso che non rientri in questo elenco tassativo è destinato a essere dichiarato inammissibile.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, con la sua ordinanza, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso basandosi su due pilastri argomentativi inattaccabili.

In primo luogo, la tardività. La legge processuale penale stabilisce termini perentori per le impugnazioni, la cui violazione comporta la decadenza dal diritto di appellare. Aver presentato il ricorso dopo l’irrevocabilità della sentenza costituisce un vizio procedurale insanabile.

In secondo luogo, la genericità e l’estraneità dei motivi. I giudici hanno evidenziato che le censure mosse dal ricorrente non rientravano in alcuna delle categorie consentite dall’art. 448, comma 2-bis, c.p.p. Questo ha confermato l’inammissibilità del ricorso patteggiamento, rendendo superfluo un esame del merito delle questioni sollevate.

La Corte ha inoltre applicato la procedura semplificata prevista dall’art. 610, comma 5-bis, c.p.p., che consente di dichiarare l’inammissibilità con ordinanza, senza udienza pubblica (trattazione camerale non partecipata), quando i vizi del ricorso sono evidenti.

Le Conclusioni e le Conseguenze Pratiche

La decisione ha avuto conseguenze dirette e onerose per il ricorrente. Conformemente a quanto previsto dall’art. 616 c.p.p., l’inammissibilità del ricorso ha comportato:

1. La condanna al pagamento delle spese processuali: una conseguenza automatica per chi soccombe nel giudizio di legittimità.
2. Il versamento di una somma alla cassa delle ammende: La Corte ha stabilito una sanzione di 3.000,00 euro, ritenuta equa in considerazione del fatto che il ricorso è stato presentato per motivi non più consentiti dalla legge. Questa misura ha una chiara finalità deterrente, volta a scoraggiare impugnazioni pretestuose o dilatorie.

In conclusione, questa ordinanza rafforza il principio della stabilità delle sentenze di patteggiamento e serve come monito sull’importanza di rispettare scrupolosamente i termini processuali e i limiti normativi per le impugnazioni.

Per quali motivi un ricorso contro una sentenza di patteggiamento può essere dichiarato inammissibile?
Sulla base dell’ordinanza, un ricorso è inammissibile se è tardivo (presentato dopo l’irrevocabilità della sentenza) e se i motivi addotti sono generici e non rientrano nei casi specifici previsti dall’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale.

Qual è la procedura seguita dalla Corte di Cassazione per un ricorso palesemente inammissibile?
La Corte dichiara l’inammissibilità senza formalità di rito, con un’ordinanza emessa a seguito di una trattazione camerale non partecipata, come previsto dall’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma a favore della cassa delle ammende. In questo specifico caso, tale somma è stata fissata in 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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